14 dicembre 2013

PERCHE' RESISTONO I MITI?

    Esiste una letteratura sterminata sui miti e sulle mitologie. Ma, aldilà di quanto ne hanno scritto antropologi e linguisti, mi ha sempre colpito la persistenza di varie forme di pensiero mitologico  nel senso comune di persone appartenenti a classi sociali diverse. 
    Oggi mi piace ricordare un antico mito greco, ripreso da Platone in un suo dialogo, con l'aiuto di un sito http://pensieroerealta.blogspot.it/2013/12/il-mito-di-theuth.html  che non loderò mai abbastanza. 

Il mito di Theuth

può la scrittura condurre al vero?
 Ecco quanto Platone sostiene nel dialogo Fedro, presentando il mito di Theuth


“ Dunque trovato hai medicina, non per accrescere la memoria, sibbene per rivocare le cose alla memoria. 
E quanto a sapienza, tu procuri ai discepoli l'apparenza sua, non la verità; ”



SOCRATE: "Ho udito , dunque, che nei pressi di Naucrati d' Egitto c' era uno degli antichi dèi locali, di nome Theuth, al quale apparteneva anche l' uccello sacro chiamato Ibis. Fu appunto questo dio a inventare il numero e il calcolo, la geometria e l' astronomia e, ancora, il gioco del tavoliere e quello dei dadi, e soprattutto la scrittura. Regnava a quel tempo su tutto l' Egitto Thamus, che risiedeva nella grande città dell' Alto Egitto che i Greci chiamano Tebe e il cui dio chiamano Ammone. Recatosi al cospetto del faraone, Theuth gli mostrò le sue arti e disse che occorreva diffonderle tra gli altri Egizi. Quello allora lo interrogò su quali fossero le utilità di ciascuna arte mentre Theuth gliela spiegava, il faraone criticava una cosa, ne lodava un' altra, a seconda che gli paresse detta bene o male. Si dice che Thamus abbia espresso a Theuth molte osservazioni sia pro sia contro ciascuna arte, ma riferirle sarebbe troppo lungo. Quando Theuth venne alla scrittura disse: "Questa conoscenza, o faraone, renderà gli Egizi più sapienti e più capaci di ricordare: é stata infatti inventata come medicina per la memoria e per la sapienza". Ma quello rispose: "Ingegnosissimo Theuth, c' é chi é capace di dar vita alle art , e chi invece di giudicare quale danno e quale vantaggio comportano per chi se ne avvarrà. E ora tu, padre della scrittura, per benevolenza hai detto il contrario di ciò che essa é in grado di fare. Questa infatti produrrà dimenticanza nelle anime di chi l' avrà appresa, perché non fa esercitare la memoria. Infatti, facendo affidamento sulla scrittura, essi trarranno i ricordi dall' esterno, da segni estranei, e non dall' interno, da sé stessi. Dunque non hai inventato una medicina per la memoria, ma per richiamare alla memoria. Ai discepoli tu procuri una parvenza di sapienza, non la vera sapienza: divenuti, infatti, grazie a te, ascoltatori di molte cose senza bisogno di insegnamento, crederanno di essere molto dotti, mentre saranno per lo più ignoranti e difficili da trattare, in quanto divenuti saccenti invece che sapienti" .

FEDRO: Socrate, con che facilità tu fai discorsi egizi e di tutti i Paesi che vuoi !

SOCRATE: Gli antichi, mio caro, dissero che nel santuario di Zeus a Dodona, da una quercia , provennero i primi discorsi divinatori. Agli uomini di quel tempo dunque, dato che non erano sapienti come voi giovani, bastava nella loro semplicità ascoltare una quercia o un sasso, purchè dicessero il vero. A te invece importa forse sapere chi é colui che parla e da dove viene; non ti accontenti infatti di esaminare se le cose che dice stanno o meno così.

FEDRO: Hai fatto bene a rimproverarmi : anche a me pare che circa la scrittura le cose stiano come sostiene il Tebano.

SOCRATE Dunque, chi credesse di affidare alla scrittura la trasmissione di un' arte e chi a sua volta la ricevesse, convinto che dalla scrittura gli deriverà qualche insegnamento chiaro e solido, sarebbe molto ingenuo e ignorerebbe in realtà l' oracolo di Ammone, credendo che i discorsi scritti siano qualcosa di più del richiamare alla memoria di chi già conosce gli argomenti trattati nello scritto."




Il giudizio di Platone nei confronti della scrittura intesa come strumento di diffusione ed organizzazione del sapere, è fondamentalmente negativo (è tuttavia presente una distinzione tra "buona" e "cattiva" scrittura) e può essere riassunto in sette punti fondamentali:

· mentre il logos è associabile alla vita ed alla sua dynamis, la scrittura è copia inanimata dell'oralità, soggetta inevitabilmente a corruzione e connessa alla morte

· lo scritto non accresce né la sapienza, né la memoria, risultando utile solo a chi voglia rinfrescare il ricordo di ciò che già conosce

· la scrittura è muta, incapace di autodifendersi

· la scrittura, in quanto accessibile a tutti, è "anonima", fuori tempo rispetto al momento di nascita e quindi soggetta a possibilità di equivoco

· lo scritto è un "gioco", mentre l'oralità è "cosa seria", scientificamente fondata

· solo l'oralità è chiara e compiuta: la phoné è un significante quasi inconsistente, molto vicino alla natura fluida e pura del logos, mentre la grammé (significante del significante) presenta un forte distacco dal significato

· le "cose maggiori non sono affidate agli scritti"(qui esiste probabilmente un riferimento ad una situazione di coercizione sociale e culturale per cui il filosofo non poteva diffondere in modo aperto le proprie riflessioni).

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