Nel lontano 1960 Danilo Dolci, utilizzando gran parte della documentazione prodotta in occasione del celebre Convegno tenuto nella primavera di quell'anno a Palma di Montechiaro, pubblicò uno dei suoi libri più belli intitolato SPRECO.
Anche alla luce dell'ultima inchiesta giornalistica pubblicata qualche giorno fa dal 24ORE sembra che, malgrado la crisi recessiva, in Sicilia si continua a sprecare:
“Sprecopoli siciliana,
spese folli, non cambia niente…”
Il Sole 24 Ore,
giornale della Confindustria, fa i conti in tasca all’Assemblea regionale
siciliana e denuncia sprechi e privilegi, addebitandoli al presidente della
Regione, Rosario Crocetta, che della spending review aveva fatto il suo
cavallo di battaglia. Non è un momento felice nei rapporti fra Confindustria e
politica, nonostante la presenza confindustriale nel governo con un assessore
(alle attività produttive) che esce dalle stanze del presidente di
Confindustria Sicilia, Montante. Fra l’assessore all’Energia, pm in pausa politica,
Nicolò Marino, e il vice presidente di Confindustria Sicilia, Catanzaro, sono
volate parole grosse e querele (annunciate da Catanzaro).
Origine della
querelle, la mega-discarica di Siculiana, di proprietà
di Catanzaro, sulla quale Marino ha assunto una posizione assai critica.
Questo, naturalmente, non c’entra niente con l’articolo del Sole 24 Ore, che
semmai “rispetta” il clima di contrapposizione, insieme, “integrazione” che si
respira a Palermo fra istituzioni politiche e rappresentanti dell’industria
siciliana.
Il Sole 24 Ore non
offre novità significative nell’illustrare sprechi e privilegi: riscrive
numeri e comportamenti tante altre volte oggetto di inchieste, servizi,
articoli assai critici. Dati oggettivi ed inoppugnabili, ma anche omissioni. Terapia
d’urto, insomma, all’indomani di un episodio parlamentare, l’adeguamento al
decreto Monti, vissuto come una svolta epocale relativamente ai costi di
Palazzo dei Normanni. Il giornale della Confindustria definisce puro
maquillage, il contenimento delle spese, che rispetto allo scorso anno
ammontano a un risparmio di dieci milioni di euro (“Ma visto il nuovo bilancio
si tratta di un mero abbellettamento che nulla cambia sulla sprecopoli
siciliana”).
I costi di Palazzo dei
Normanni, accusa il Sole, sono rimasti alti, 160 milioni di euro – un sesto
dell’intera spesa della Camera dei deputati della Repubblica, 630 parlamentari
contro i 90 deputati dell’assemblea isolana – spesa ingiustificata rispetto a
quella sostenuta in altre regioni italiane, come la Lombardia, più popolosa
della Sicilia (“spende 68 milioni e ha 80 consiglieri, il parlamento siciliano
costa oltre 5 volte quello lombardo”).
Costi spropositati,
secondo il giornale, in considerazione del fatto che “il
Piemonte spende 62 milioni; il Consiglio veneto costa ai cittadini 52 milioni;
l’Emilia addirittura solo 34 milioni”.
Nessuna indulgenza per
la Regione a Statuto speciale, né per i cliché del Sud (“la Campania che certo
non ha meno problemi della Sicilia riesce a gestire il proprio Consiglio con 66
milioni contro i 160 di Palermo? E anche la Puglia non va oltre i 52 milioni…”).
A conti fatti, rileva
il Sole, i costi dell’Ars “superano mediamente di quasi tre volte quello che
ogni Regione italiana spende per i propri organi legislativi”. E il verdetto è
di condanna: “Non c’è giustificazione che conti quindi. Quel costo non solo è
insostenibile, ma non ha ragion d’essere se non quella di arricchire la casta
dorata della politica siciliana”.
Il giornale non
concede attenuanti, nemmeno quelle generiche: “Nel 2013 la dotazione che la
Regione fornisce scende a 152 milioni dai 162 milioni del 2012. Dieci milioni
risparmiati. E la spesa totale dovrebbe fermarsi a 162 milioni contro i 173
milioni archiviati nel 2012. Di più non è stato fatto. Resta anche quest’anno
quel divario folle tra Palermo e il resto d’Italia”.
Non è tutto: “Il solo
personale in servizio e in pensione si mangia oltre al metà del bilancio. Sono 87
milioni di euro in stipendi e pensioni dei dipendenti. Una cifra che supera del
30% l’intero bilancio della Lombardia. I dipendenti in servizio sono 239 e
costano in soli stipendi 37 milioni con una media di 155mila euro pro-capite. E
sono esclusi gli oneri previdenziali e fiscali”.
Radiografia impietosa:
“I deputati e gli ex deputati costano 40 milioni che diventano
47 con i contributi ai gruppi parlamentari, il Consiglio spende altri 3 milioni
per il personale per collaborazioni esterne.
Anche nel 2013 la
Presidenza del consiglio spenderà 870mila euro per attività culturali e
cerimonie. E altri 925mila euro finiranno in spesa per rappresentanza. Non si
bada a spese neanche sulla comunicazione. Ecco a bilancio 1,35 milioni. E la
caffetteria per parlamentari e dipendenti si mangerà altri 800mila euro. Tra
auto blu, pulizie e call center ecco stanziati altri 3,2 milioni. Sommate tutto
a avrete uscite previste per il 2013 per 164 milioni. Un sesto dell’intera
spesa di Montecitorio, tre volte di quanto spende la Puglia; 5 volte di più di
quanto serve a far funzionare il parlamento dell’Emilia Romagna”.
Il Sole 24 Ore sorvola
su alcuni elementi: il Pirellone, sede del Consiglio regionale della Lombardia, è costato
una montagna di soldi, e non è il Palazzo dei Normanni, uno dei monumenti
architettonici più
importanti al mondo, la cui
conservazione richiede elevati investimenti periodici. Non tiene conto inoltre,
che l’Assemblea regionale, è nata come “la terza Camera” del parlamento
italiano, ha un’origine pattizia (almeno moralmente), e i deputati regionali
sono equiparati ai senatori della Repubblica.
L’applicazione della
spending review a Palazzo dei Normanni, di questo occorre
tenere conto, è una specie di discesa agli inferi. Niente a che vedere con i
sacrifici (solo promessi…), di Camera e Senato, e delle Regioni a statuto
ordinario, dove – com’è noto – gli sprechi si sono compiuti in misura davvero
ragguardevole, al di là di stipendi, indennità e costi fissi.
E allora?
Niente, c’è un tempo
per ogni cosa. Non avrebbe potuto scegliere momento meno indicato il Sole 24
Ore per bacchettare l’Assemblea regionale siciliana – che ha molti peccati
sulla coscienza, ma ha appena cominciato a fare ammenda.
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