Tira una brutta aria in
Europa. Al Fronte Nazionale in forte ascesa in Francia, ad Alba
Dorata in Grecia, al partito neonazista al governo in Ungheria e ai
Forconi in Italia ora si aggiunge la politica reazionaria del governo
spagnolo. La destra ha ovunque lo stesso obiettivo:
limitare i diritti di chi ha più bisogno.
Alessandro Oppes
“Aborto criminale” Rajoy cancella Zapatero
Con la destra al governo,
la Spagna torna a criminalizzare l’aborto. Come trent’anni fa, ma
anche peggio. Perché almeno, nella prima legge del post-franchismo
che regolava l’interruzione della gravidanza – quella varata da
Felipe González nel 1985 – si ammettevano tre eccezioni al
divieto: nei casi di violenza sessuale, di grave pericolo per la
salute fisica o psichica della madre, o quando fosse accertata una
malformazione del feto. Ora cade quest’ultimo presupposto, che può
essere tenuto in considerazione solo se i medici valutano che, una
volta diagnosticata una malattia invalidante del nascituro, anche la
madre può subire nefaste conseguenze dal punto di vista psicologico.
Dopo tante promesse non
mantenute – soprattutto nel campo della politica economica –
Mariano Rajoy rispetta così uno dei suoi impegni elettorali. E si
tratta probabilmente di quello che aveva assunto con maggiore
solennità. Cede alle pressioni dell’ultradestra e spazza via la
riforma voluta appena tre anni fa da José Luis Rodríguez Zapatero,
con la quale la Spagna si allineava alla maggior parte dei paesi
dell’Unione Europea, riconoscendo alle donne il diritto di abortire
senza limitazioni nelle prime 14 settimane di gestazione. Una libertà
di scelta che veniva estesa anche alle minorenni, a partire dai 16
anni, senza l'obbligo di richiedere l’autorizzazione dei genitori.
Quella legge provocò una levata di scudi dei settori più
conservatori del mondo cattolico, in testa i vertici della Conferenza
episcopale guidata dall’arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco
Varela (oggi probabile pensionando, all'età di 77 anni, dopo aver
goduto della grande amicizia di Joseph Ratzinger, che non sembra
essergli stata rinnovata da Papa Bergoglio).
I movimenti “pro life” scendevano in piazza contro Zapatero, animati proprio dalla Curia. Ora si rovesciano i ruoli. E sono i socialisti e le associazioni femministe a scendere sul piede di guerra. Pronti a protestare con grande intensità dal momento in cui il disegno di legge, annunciato ieri dal ministro della Giustizia Alberto Ruiz Gallardón, arriverà all’esame del Parlamento, dove il Partito Popolare, forte della maggioranza assoluta, ha i numeri per approvarlo anche in perfetta solitudine. E' per questo che il Psoe ha già fatto sapere che chiederà il voto segreto su una normativa che ritiene “non necessaria, cinica e ingiusta”. E la vice-segretaria generale socialista, Elena Valenciano, lancia un appello alle dirigenti e alle deputate popolari perché “pensino come donne” al momento di decidere. Le norme restrittive, fa notare la sinistra, non portano a una riduzione del numero di aborti. Al contrario, favoriscono la clandestinità e creano condizioni sanitarie di rischio estremo.
(Da: il Fatto del 21
dicembre 2013)
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