Nel tentativo
miserabile (ma riuscito) di rendere Nelson Mandela un santino
inoffensivo i mass media hanno messo una grande cura nel tacere la
militanza comunista del padre del nuovo Sudafrica. Mandela, a differenza di tanti nostri conoscenti, è stato un comunista che non si è mai pentito d'esserlo stato!
Rita Piantera - Mandela fu un comunista
Nelson Mandela
fu un comunista? Pare proprio di sì. Una delle più
grandi sciarade, se non la più affascinante che ha
accompagnato questi primi vent’anni di vita della
giovane democrazia sudafricana – fu o no
Mandela un comunista? — conclude anche i primi
quattro lustri di post-apartheid con questa sua non poi
così sorprendente e inattesa soluzione.
A rivelarlo apertamente per la prima volta
è stato sia il partito di Joe Slovo e Chris Hani,
vale a dire il South African Communist Party
(Sacp), sia l’Afican National Congress (Anc) — il
partito di Madiba — di cui questi divenne esponente
nel 1942 ricoprendo nel tempo diverse cariche di
leadership.
La rivelazione ufficiale è trapelata sommessamente, affidata a poche righe dei comunicati di entrambi i partiti all’indomani della sua morte. Con un’enfasi mancata che ricalca ancora di più la notizia. «Al suo arresto nell’agosto del 1962, Nelson Mandela non era solo un membro dell’allora clandestino South African Communist Party, ma era anche un membro del Comitato Centrale del nostro partito. Per noi comunisti sudafricani, il compagno Mandela simboleggerà sempre il contributo monumentale del Sacp nella nostra lotta di liberazione. Il contributo dei comunisti nella lotta per ottenere la libertà sudafricana ha ben pochi paralleli nella storia del nostro Paese. Dopo il suo rilascio dal carcere nel 1990, il compagno Madiba è diventato un grande e stretto amico dei comunisti fino ai suoi ultimi giorni».
Dichiarazioni del South African Communist Party confermate parallelamente da quelle dell’Anc nel suo annuncio ufficiale della morte del primo Presidente nero e democraticamente eletto: «Madiba è stato anche un membro del South African Communist Party, in cui ha prestato servizio nel Comitato Centrale».
«La scomparsa del compagno Mandela segna la fine della vita di uno dei più grandi rivoluzionari del XX secolo che hanno combattuto per la libertà e contro ogni forma di oppressione nei loro paesi e nel mondo. Come parte delle masse che fanno la storia, il contributo del compagno Mandela nella lotta per la libertà si è collocato e preparato all’interno dell’adesione collettiva e della leadership del nostro movimento rivoluzionario di liberazione nazionale guidato dall’Anc. Nel compagno Mandela avevamo un soldato valoroso e coraggioso, patriota e internazionalista che, per dirla con Che Guevara, era un vero rivoluzionario guidato da grandi sentimenti d’amore per la sua gente», continua il Sacp nella sua orgogliosa seppur tarda rivendicazione di Nelson Mandela quale suo esponente di primo piano.
Le dichiarazioni
del Sacp sono state ribadite dal vice segretario
generale del South African Communist Party, Solly
Mapaila, il quale ha aggiunto come non solo Mandela ma tutti gli
imputati insieme a lui nel processo di Rivonia
erano membri del South African Communist Party,
affiliazione sempre negata «per ragioni politiche».
«All’epoca c’era stata un’enorme offensiva da parte
dell’oppressivo régime dell’apartheid contro i comunisti.
L’Anc era raffigurata come un’organizzazione
comunista, cosa che non era». Quando nel 1990 Nelson
Mandela fu rilasciato dalla prigione, l’Unione
Sovietica si stava sgretolando e «c’era molta
negatività attorno al sistema sovietico», ragion per
cui valse la negazione di ogni appartenenza al
Partito comunista del futuro primo Presidente
nero sudafricano eletto nel 1994. Questione liquidata
con l’invito a lasciar stare per ora il dibattito
e concentrarsi invece sulla perdita del «vecchio
uomo».
Sebbene nel
tempo diversi storici e studiosi abbiano suggerito
gli stretti legami tra Mandela e il Sacp, questo non
era mai prima d’ora stato né rivelato ufficialmente
né provato. Nel 2012 era stato lo storico britannico
Sthephen Ellis nel suo libro External Mission: The Anc
in Exile a portare alla luce nuova documentazione
che rivelerebbe l’affiliazione di Mandela ai
vertici del Sacp per ottenere il sostegno delle
potenze comuniste nella lotta di resistenza armata
dell’Anc contro il régime della minoranza bianca. La
prova riportata dal prof. Ellis sarebbe uno stralcio di un
verbale – ritrovato in una collezione di carte
private presso l’Università di Cape Town — di una riunione
segreta del Sacp tenutasi il 13 maggio del 1982 in cui un
ex membro del partito, John Pule Motshabi, rivela come
Mandela fosse dagli inizi degli anni ’60 — all’epoca in
cui era anche comandante della organizzazione per
la guerriglia Umkhonto we Sizwe (Lancia della Nazione)
— un membro del partito comunista.
Affiliazione che Mandela ha sempre negato sia
durante il processo di Rivonia che dopo la sua
liberazione nel 1990.
Non dimentichiamo che, bandita dal governo dell’apartheid nel 1960, gran parte della leadership dell’Anc fuggì in esilio a Mosca e nei campi di addestramento militare nei Paesi africani pro-sovietici come l’Angola. E che varie amministrazioni americane, in particolare quella di Ronald Reagan nel 1980, sostenevano il governo dell’apartheid come baluardo regionale contro il comunismo.
(…)
(Da: Il Manifesto del 10
dicembre 2013)
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