Riprendo da https://rebstein.wordpress.com/2017/05/21/il-futuro-della-poesia/ il dossier in esclusiva per RebStein
a cura di Pellegrino Ramingo
a cura di Pellegrino Ramingo
IL FUTURO DELLA POESIA IN ITALIA
Ogni giorno, sulle autostrade superaffollate della rete, si affrontano in un duello senza esclusione di colpe BOOKINARI & TWITTAIOLI, alfieri delle due omonime scuole vermicolari che, a partire dai primi an(n)i
zero, si contendono le umide & rigogliose praterie della poesia
italiana. Come ognun sa, non c’è tenzone senza testimoni, giudici &
verdetto, di conseguenza il destino delle patrie lettere si decide sotto
gli occhi vigili & indaga-tori di una commissione super partes,
formata da studiosi di preclara fame, tutti redat-tori & firme eccellenti della N.O.I.A. (New Osteoporetical International Aesthetics), la prestigiosa Rivista,
unica al mondo, capace di offrire dalle sue pagine telematiche non solo
un vastissimo assortimento di protesi, dentiere, cateteri &
pannoloni, ma soprattutto, ed è quello che più ci sta a cuore, di
proporre a scadenze quasi quotidiane (o più volte nell’arco della stessa
giornata: quando sono in stato di grazie succede anche
questo!), variopinte & innovative pœtiche officinali in grado di
guarire ogni possibile disturbo creativo & di cambiare per sempre,
sempre in meglio, il corso e-vacuatorio delle rime. Ci corre
l’obbligo, comunque, & lo riportiamo per dovere di cronaca, riferire
a tale proposito la posizione di alcuni critichi minoritari,
palesemente invidiosi & in malafede (tra loro, in prima fila,
linotipisti, automobilisti & gli immancabili gommmisti) che
dicono trattarsi della solita risciacquatura di piatti & della
ennesima rimasticatura di cibi avariati: nient’altro che fuffa lassativa, in ultima analisi.
Lo scontro impazza & a deciderlo, molto probabilmente, sarà il posizionamento definitivo dei pœti onesti & civili,
insieme alla pletora di cloni iscritti alle loro liste di collocamento.
Partiti quatti quatti, quasi in sordina & a fari spenti, come tanti
mogòl in sedicesimo, in libera uscita dal tinello, i civili & onesti hanno via via finito per ingrossare a dismisura le fila dei BOOKINARI & dei TWITTAIOLI, distribuendosi a caso nell’uno e nell’altro schieramento, anche a rischio di fare la figura dei buffoni di corte, dei lecca-lecca dell’h-demia che manco se li fila di striscio (“l’importante è esserci & parlare comunque & ovunque alla gggente”, afferma uno dei loro più autorevoli porta-voce, nonché re-censore
principe dei suoi sodali: è ha ben ragione a dirlo & a crederci,
viste le masse fluviali che ogni giorno affollano le librerie della pen-insula alla ricerca di o-pere di pœsia, anche in formato supposta, i suoi parti plurimi & pluripremiati & quelli dei suoi amichi in parti-culare).
Ma è il rimescolamento continuo di carte,
ad ogni modo, che sta mettendo in seria difficoltà la giura
nell’espletamento del suo lavoro: ad ogni accensione del mezzo in
proiezione valutatoria, ad ogni aggiornamento di pagina, sempre più
frequentemente gli esimi “n.o.i.a.-bili” si ritrovano davanti agli occhi anime in perpetua transumanza, gruppi di BOOKINARI defluiti tra i TWITTAIOLI & nugoli di TWITTAIOLI tra i BOOKINARI & BOOKINARI che sono anche TWITTAIOLI & TWITTAIOLI che sono anche BOOKINARI: tutto uno svolazzo di tuìts e di fèis, di slinguacciate e di esteriorizzazioni seminali che non ci si capisce più un cazzo: non si sa più se chi ci mette la fèis è anche chi esteriorizza, se chi esteriorizza è anche chi ci mette la fèis, se chi ci mette la fèis usa contemporaneamente anche tongue & lips, se chi ci mette tongue & lips si limita solo a quello, costretto in un ruolo ben definito, o è anche, a tempo debito, un possibile esteriorizzatore, se chi esteriorizza ci mette solo la fèis o è anche un lippatore & un tonguista. Un vero bordello!
La lotta è incerta & la faccenda
sempre più confusa & ingarbugliata; di sicuro, ormai, c’è solo
l’esito finale dello scontro, di cui siamo in grado di darvi conto,
quale che sia la fazione che ne uscirà vittoriosa. Non si tratta
evidentemente del frutto di un nostro particolare elucubrare, materia
nella quale siamo completamente privi anche dei più elementari rudimenti
(non solo in quella, per la verità), ma del responso inappellabile del
nostro ora-culo domestico nei fatti attinenti il letterativo & dintorni, A. G. Policorte, la nostra anatissima critichessina (nonché raccontessina & pœtessina)
di fiducia. Da noi interpellata & dopo averci gentilmente
ringraziati per esserci rivolti a lei & non al primo santuario
disponibile (“ma chi cazzo siete? & che titoli potete mai
vantare voi, zotici & ciabatt(on)i analfabeti delle lettere,
maiuscole e minuscole, per rivolgermi la parola & chiedere il mio
consulto?”), ci ha rimandati a un suo saggio, di imminente uscita,
nel quale, con la modestia che la contraddistingue & che è la sola
virtù che ci permette di riconoscere al tatto i veri glandi, traccia un primo sommario bilancio dell’opera creativa da lei fin qui prodotta per la posteriorità.
Non ha voluto rivelarci il titolo né l’editore, ma ci ha congedati con
una frase che, parafrasando Jon Landau, ha voluto porre in esergo all’opus venturum, seguita da un test(icol)o esemplare, ampiamente esplicativo a suo dire, che, doverosamente, alleghiamo agli atti: “Ho visto il futuro della poesia italiana: il suo nome è BAMBINISMO”.
Cara, cara & dolce la nostra ineguagliabile critichessina (nonché raccontessina & pœtessina), floreale & gioachimita com’altri mai, “di spirito pre-fetico dopata”!
Se solo ci avesse lasciato il tempo di replicare, senza sguinzagliare
immediatamente i cani per cacciarci, le avremmo fatto notare che,
purtroppo per lei e per le sue indubbie capacità divinatorie, deve aver
premuto il tasto sbagliato (eh sì, succede talvolta anche ai glandi) nel collegarsi col suo personal pusher visionum: la sua, infatti, non è una pro-fezia ma una pre-fezia: qualcuno, a sua insaputa, sta scrivendo il futuro da decenni, come l’onesto
triestino natalizio mai avrebbe osato sperare. E gli riesce davvero
bene, visto che ha lasciato, & continua a lasciare, solchi così
profondi che si può solo seguirli in silenzio, con devozione, spirito di
emulazione & speranza. Leggere per credere, plìs.
so ascoltare gli uccellini sui rami
gli uccellini stanno facendo i loro nidi
quando li videro, gli alberi piansero
non dovete piangere, dissi loro
gli uccellini stanno facendo i loro nidi
e io vorrei tanto accarezzarli
Pellegrino Ramingo
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