ph. maria ribaudo
Stamattina, mentre cercavo di riordinare i miei pensieri - in vista della presentazione del libro di Nino Cangemi e delle foto di Maria Ribaudo che si terrà oggi, alle ore 18, nella bella terrazza de Il Pipino Rosso del centro storico di Palermo - mi sono tornate alla mente le parole di un autore che ho amato fin dalla giovinezza, Albert Camus, e ho capito che si trovano solo in queste la ragione per cui ho deciso di prendere questa iniziativa dopo anni in cui non ho fatto altro che parlare e scrivere d'altro. (fv)
La vita è difficile da vivere. Non si riesce sempre ad
adeguare le proprie azioni alla propria visione del mondo. (E quando credo di
intravedere il colore del mio destino, ecco che
sfugge al mio sguardo.) Si fatica e si lotta per riconquistare la solitudine.
Ma un giorno la terra ci rivolge il suo sorriso primitivo e ingenuo; e allora è
come se in noi venissero d’un tratto cancellate e le lotte e la vita. Milioni
di uomini hanno contemplato questo paesaggio, che per me è come il primo
sorriso del mondo.
Mi fa andare fuori di me, nella accezione più
profonda del termine. Mi assicura che, all’infuori del mio amore, tutto è
inutile, e che persino il mio amore, se non è innocente e senza oggetto, per me
non ha alcun valore. Mi rifiuta una personalità e priva di echi
le mie sofferenze. Il mondo è bello e basta. La grande verità che esso
pazientemente ci insegna è che lo spirito non è nulla e non è nulla il cuore. E
che la pietra riscaldata dal sole o il cipresso ingigantito dal cielo
scoperto sono i limiti dell’unico mondo dove «aver ragione» abbia un
significato: la natura senza gli uomini. Questo mondo mi annichilisce. Mi porta
sino al limite. Mi nega senza rabbia. E io, consenziente e sconfitto, mi
avvierei verso una saggezza in cui tutto è già conquistato - se non mi
salissero le lacrime agli occhi e se questo grosso singhiozzo di poesia che mi
gonfia il cuore non mi facesse dimenticare la verità del mondo.
*****
Il mondo senza amore è un mondo morto e giunge sempre un'ora in cui ci si stanca delle prigioni, del lavoro, del coraggio, [...], per reclamare il volto di un essere umano e il cuore meraviglioso della tenerezza.
Da "Albert Camus, Taccuini 1935 - 1942"
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