16 ottobre 2018

L' ASTROLOGIA NEL MEDIOEVO


La statua di Federico II al Palazzo Reale di Napoli  (Foto C. Vecchio)

Medioevo e astrologia. Re e imperatori appesi al cielo 

Tullio Gregory

  
Nella medievistica internazionale la Sismel (Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino) ha da decenni conquistato una posizione di primo piano – forse la più eminente – non solo per le grandi collezioni come l’Edizione Nazionale dei testi Mediolatini o gli strumenti e studi di Millennio Medievale, ma anche per avere imposto all’attenzione dei medievisti temi e problemi che erano rimasti tradizionalmente marginali nella ricerca storiografica sul Medioevo, prevalentemente interessata a una storia politica e istituzionale: temi come il corpo e i sensi, i rituali di magia e di demonologia, i concetti di materia e di natura, il silenzio e l’armonia, hanno trovato – soprattutto nella collezione Micrologus – uno spazio nuovo, offrendo della civiltà medievale un quadro assai più mosso di quello rispecchiato da una stanca manualistica o un’antica tradizione accademica.
Si colloca in questa prospettiva il recente volume dedicato alla presenza e importanza dell’astrologia, delle tecniche divinatorie, della magia nelle corti laiche ed ecclesiastiche, da Federico II a Rodolfo II, ossia dal XIII al XVII secolo. (De Frédéric II à Rodolphe II. Astrologie, divination et magie dans les cours - XIIIe-XVIIe siècle, Sismel, Edizioni del Galluzzo, Firenze) In questi ambienti è soprattutto l’astrologia ad assumere una posizione di particolare rilievo e la figura dell’astrologo diviene centrale.
Ovviamente per comprendere l’importanza assunta dall’astrologo nelle corti ci si dovrà liberare dal giudizio superficiale e liquidatorio espresso ancora oggi da molti storici, esser l’astrologia una ”credenza superstiziosa”: perché essa invece fu a pieno titolo scienza, anzi vertice di tutte le scienze naturali in quanto ne offriva il principio fondamentale, essere i cieli le cause di ogni movimento nel mondo sublunare dei quattro elementi. Quando si dice “moto” non si indica solo l’alternanza delle stagioni o delle differenze climatiche, ma tutte le realtà naturali nei loro mutamenti e movimenti, compreso il corpo dell’uomo, costituzione fisica, l’equilibrio dei quattro umori, quindi i temperamenti, i comportamenti; ovunque entri la fisicità dell’uomo – tanto come individuo quanto come collettività – i corpi celesti sono cause universali e essenziali. «Nessun uomo colto potrebbe mettere in dubbio – scrive Tommaso d'Aquino al generale dei domenicani – che tutti i moti naturali dei corpi inferiori siano causati dal moto dei corpi celesti», sicché, prosegue, il fabbro non potrebbe muovere il braccio e battere con il martello se i cieli si fermassero; infatti l’anima razionale, pure essendo libera, non potrebbe mettere in moto il proprio corpo senza il moto dei cieli che ne sono la causa.
Questa dottrina scientifica è comune a tutta la cultura medievale nell’Occidente latino dopo il trionfale ingresso della scienza greca e araba, dal secolo XII, quando lo statuto scientifico dell’astrologia è rigorosamente definito. La libertà del volere – essendo l’anima razionale spirituale e non corporea – non è sottoposta ai cieli, ma è di fatto condizionata dalla struttura fisica dell’organismo corporeo le cui passioni, tendenze, caratteri sono determinati dai cieli; sicché torna costante il detto – attribuito a Tolomeo – che «il sapiente dominerà le stelle», cioè solo i pochi capaci di dominare con la ragione le passioni sono liberi. Ancora una volta Tommaso d’Aquino scrive: «Benché i corpi celesti non possano agire direttamente sulla parte intellettiva dell’anima [...] i più tuttavia seguono l’impeto delle passioni e le inclinazioni corporee sulle quali è manifesto ch hanno efficacia i corpi celesti; è infatti solo dei sapienti, il cui numero è piccolo, resistere con la ragione a siffatte passioni; la moltitudine in genere segue le inclinazioni naturali perché la maggioranza degli uomini soggiace alle passioni».
Questi dunque i fondamenti dell’astrologia: naturale quindi l’importanza dell’oroscopo – la figura celeste in un determinato momento – non solo alla nascita, ma in occasione di ogni decisione di rilievo, come intraprendere un viaggio, fondare una città, condurre una guerra. A corte l’astrologo assume la funzione di consigliere, come il medico, e comunque a un astrologo autorevole si rivolge – se ne ha la possibilità – chi debba assumere decisioni importanti.
Dell’astrologia, cui si intrecciano altre discipline dallo statuto spesso ambiguo e sospetto, dall’alchimia alla magia, alle varie tecniche divinatorie, il volume mette bene in evidenza come la loro presenza sia attestata anche dalle biblioteche raccolte a corte per opera di alcuni regnanti: come Federico II promotore di traduzioni di testi scientifici greci e arabi, protettore di Michele Scoto, suo astrologo, autore di un importante testo, il Liber introductorius di cui si annuncia imminente l’edizione presso la SISMEL; o come Alfonso X il saggio, re di Castiglia, che promuove la traduzione in castigliano e di qui in latino, di Picatrix, forse il più grande manuale arabo di magia; papa Urbano IV – promotore di studi naturali – farà comporre da Campano di Novara una Theorica planetarum; ancora un re d’Aragona, Pietro IV, raccoglierà una biblioteca di scienze naturali ricca di testi astrologici. Così via in tutto il Rinascimento, dalla corte di Mattia Corvino re d'Ungheria – rex et astrologus – a quella di Rodolfo II a Praga, raccoglitore di mirabilia, protettore di grandi astronomi e astrologi come Tycho Brahe e Kepler, autore quest’ultimo di molti importanti oroscopi fortemente legati all’attualità politica con riferimento a personaggi ed eventi contemporanei. Giacché sempre forte è il legame dell’astrologia con la vita politica, per gli oroscopi dei principi, per i destini di popoli. Non a caso, indirizzandosi a papa Clemente IV, Ruggero Bacone indica la previsione astrologica come essenziale per il governo dei popoli, per la riforma della Chiesa, per la lotta contro l’Anticristo, e il cardinale Pietro d’Ailly proporrà l'astrologia come un’ermeneutica storica, una «teologia naturale» parallela e corrispondente alla storia sacra.
Volume dunque ricco e molto utile per comprendere il significato storico dell'astrologia come scienza e la sua influenza fino a quando altri paradigmi scientifici verranno prevalendo.


Il Sole 24 ore domenica, 25 febbraio 2018

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