Parlare e scrivere della Sicilia
non è facile, se non sei siciliano si rischia di cadere negli stereotipi e
nell’esotismo di maniera. Se sei siciliano è ancora più difficile perché il
terreno ovvero la pagina o il discorso è disseminato di trappole ideologiche e
sentimentali. Orgoglio o vittimismo, presunzione o autocommiserazione,
velleitarismo o pressapochismo, tutto concorre a produrre quella ambigua ed
esasperata coscienza di sè che si chiama sicilianità, sicilitudine,
sicilianismo.
Marilena Monti, che ci ha lasciato
ieri dopo una dolorosa e silenziosa malattia, ha saputo evitare sentimentalismi
romantici, retoriche regionalistiche, provincialismi e piagnistei. Ha saputo
guardare alla Sicilia con la passione dell’amore ma anche con la forza critica
della ragione, con l’emozione della scoperta della sua bellezza e con
l’indignazione per le storture e le brutture che la sfregiano.
Artista versatile e impegnata sul
piano civile e culturale, la ricorderemo per le sue trasmissioni nella sede Rai
di Palermo, per i suoi laboratori nelle scuole siciliane, per le regie delle
sue opere teatrali, per i suoi romanzi, per le sue ballate. La ricorderemo per
la sua profonda e generosa umanità.
Grazie Marilena
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