Sono stato autorizzato dall' autore a riprendere questa originale e non retorica ricostruzione del progetto Godranopoli a cui Francesco Carbone ha dedicato la sua vita.
La fine che ha fatto il sogno di Ciccino è noto a tutti. Ma speravamo, almeno, che il Comune di Godrano non abbandonasse all'opera roditrice dei topi la biblioteca creata dallo stesso Carbone. (fv)
IL SOGNO DI FRANCESCO CARBONE
Francesco Carbone (Ciccino, come lo
chiamano affettuosamente al suo paese anche i bambini) ha immaginato e creato a
sue spese “Godranopoli”, un Museo aperto il 10 settembre 1983 nelle campagne in
periferia di Godrano. Un Museo inteso nella sua accezione classica: non un
luogo di deposito della memoria, morto e mortificante, ma un luogo vivo di
aggregazione culturale, "come mezzo didattico e di impegni sociale, di
comprensione profonda delle cose"(Carbone F., Godranopoli tra presenza
e latenza, p.13).
Il nome “Godranopoli”, credo, non
ha nulla a che vedere con Paperopoli, come sostiene un po' banalmente Nicolò D'Alessandro
(in Francesco Carbone, Antologia e saggi critici, 1960/1999, p.21), ma
rimanda per associazione di idee al Museo dei Musei, quello di Alessandria
d'Egitto, annesso alla omonima Biblioteca fondata nel III sec. a.C.
In primo luogo, quindi, Godranopoli
è un punto sospeso tra una reminiscenza che è un sogno classico e una utopia
sperimentale e perciò appesa al futuro: un polo museale che comprende una
biblioteca, una pinacoteca, una pubblicazione periodica (Busambra) interzonale,
una associazione (Movimento comunità di base Busambra) che opera su vari settori:
"arti plastiche e figurative, teatro, letteratura, cinema, audiovisivi,
architettura, urbanistica, tradizioni popolari, fotografia"( F. Carbone, Godranopoli
tra presenza e latenza p.10).
Un progetto che fonde con supporto
oculato e studiato (si vedano gli studi sugli spazi prossemici di Edward T.
Hall e le teorie della comunicazione fredda di Marshall Mcluhan, riportati in
Godranopoli, 1994 pp.14 e 22 e sgg.) la cultura "alta" e la cultura
subalterna contadina e pastorale, ripresa non "con riferimenti assoluti e
quindi anche nostalgici", ma con la comprensione che a questa
idealizzazione di un passato agro-pastorale mitico e miticizzato, "si sono
aggiunti lunghi e grandi momenti di <sottomissione> e di
<sfruttamento>"(Godranopoli tra presenza e latenza p. 183).
Un sogno classicheggiante, quindi,
ma proiettato in un futuro che è già presente dove "noi assistiamo quasi
con scontata abitudine alla continua cancellazione della nostra identità umana
e alle cose che la esprimono"(Godranopoli, 1994, p. 156).
Carbone aveva già intuito, così
come Pasolini, che la società dei consumi si avviava verso la globalizzazione.
Un progetto, Godranopoli, nato
senza supporto delle Istituzioni e in un contesto mafioso. La prima iniziativa
della Biblioteca di Godrano nel 1979 riguarda proprio la mafia: Il giorno
della civetta di L. Sciascia. "La Mafia, dunque, angolata
interdisciplinarmente e rilevata da diversi campi di indagine...una Mafiologia
operante...In tal modo la biblioteca diviene valida memoria del gruppo sociale
all'interno del quale essa agisce come vera cultura vivente e di base e non
come statico muro di libri” (Carbone , Godranopoli tra presenza e latenza,
p.94).
Siamo in un contesto mafioso, non
c'è Tolomeo Filadelfo a supportare un intellettuale come Carbone e pensare di
realizzare una cosa del genere è da pazzi, specie in Sicilia, e pazzo è stato
Francesco Carbone a pensare Godranopoli in questi termini, quando "è poi
subentrato il potere formalizzato della D.C., la quale aveva peraltro ricevuto
sempre appoggi più o meno eclatanti da parte della stessa mafia godranese"
( ib. p.16).
Il Museo Godranopoli è oggi
scomparso, rimane solo la struttura, che si differenzia da un capannone per gli
animali o per il fieno solo per i murales realizzati al tempo dall'artista
misilmerese Giusto Sucato.
La pinacoteca possedeva "opere
di Guttuso, Carlo Levi, Picasso, Braque"(Godranopoli 1994, p.64) e non so
oggi cosa è rimasto (mi riprometto di andare a vedere in settimana).
So però le condizioni della
Biblioteca che è stata intitolata a Francesco Carbone: possiede, come si legge
su OPAC Sbn, un patrimonio librario di 15.660 volumi, che non sono pochi,
considerando che il paese non ha mai contato più di 1.100 abitanti, moltissimi
frigoriferi, moltissime lavatrici e cucine a gas" dove "appena una o
due copie di quotidiani vengono letti a Godrano. Una contraddizione stridente
se messa in rapporto alla diffusione degli altri mezzi di
informazione"(Carbone, Godranopoli tra presenza e latenza).
Le condizioni in cui versa la
biblioteca sono però orribili: romita, sembra quasi abbandonata, se non fosse
per il personale gentilissimo e incredulo dello stato di degrado in cui versano
questi locali; detriti di calcestruzzo in mezzo ai libri, stanze piene di
polvere, i libri di Giardina (orgoglio si questo paese) tenuti malamente al
secondo piano, bibliografia di Carbone stesso (del quale la biblioteca si
fregia d'essere intitolata) incompleta. Il personale, gentile e sensibile,
quasi in attesa di un messia in grado di pulire e spolverare tutto e sistemare,
si giustifica dicendo che da anni ci sono dei lavori in corso.
Carbone è stato un illuso; e la sua illusione di un Museo dedicato alle Muse, come ad Alessandria d'Egitto, è svanito insieme a lui.
Ciminna, 24 settembre 2023 DOMENICO PASSANTINO
PS: Dei libri fotografati solo
quello di N. D'Alessandro proviene dalla Biblioteca di Godrano.
Godranopoli tra presenza e latenza l'ho reperito nella biblioteca F. Brancato a Ciminna
e ringrazio la direttrice Leonarda Brancato
Godranopoli 1994 mi è stato gentilmente regalato dall'amico
bibliofilo Vito Mauro .
Mi scuso per le citazioni
bibliografiche e i rimandi fatti in fretta e furia e perciò non sistematici.
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