Franco Scaldati e Gigi Burruano
Gigi Burruano
E' morto Gigi Burruano
Addio Rancutanu
Addio Rancutanu
di Daniele Billitteri
Fu un successo. C'è da dire che la stagione era particolarmente felice e già dai primi anni Cinquenta i nomi di Roberto Ciuni e Vittorio Fagone si imponevano all'attenzione tra gli autori teatrali, qualche anno dopo sarebbe nato il Piccolo Teatro, poi Il Teatro dei 172, poi la Compagnia dei Draghi di Nino Drago, sarebbero arrivati Michele Perriera, Gabriello Montemagno, Beno Mazzone e, ovviamente, Salvo Licata, inventore del cabaret palermitano e mentore di Li Bassi e Burruano ma anche di Giacomo Civiletti e, nel campo musicale, di Mario Modestini e del "notaio Marsala", brillante pianista e compositore. E "il sarto" Scaldati riscaldava i motori del drammaturgo autodidatta, maestro di generazioni di attori.
Era una Palermo che parlava. Parlava ai borghesi colti e ai parvenu ignoranti e arricchiti col brivido masochista dello sberleffo antagonista che veniva da quel tavolaccio umido da teatro off tutto da ridere. Beffardo, pure. Ai Travaglini ti davano aggratis un piatto di pasta. Ma ci mettevano tanto di quel peperoncino che non potevi non bere e certo non acqua. E il vino lo pagavi a sangue di papa. Sempre a Palermo siamo.
Burruano navigava quei mari spumeggianti come una barchetta di carta inaffondabile e cominciò a risalire la corrente come un salmone che va a deporre le uova là dove è nato. Inarrestabile, richiestissimo dal Grande Schermo, mi piace ricordarlo nella maiuscola interpretazione di Luigi Impastato, il padre di Peppino, nel film i Cento Passi. Lì ci sarebbe voluto un premio che non venne. Ma "il mio" Burruano è quello di "Palermo oh cara"!, una sorta di singolare opera collettiva alla quale misero mano un po' tutti quelli che ci recitarono. Lui aveva una parte-cerniera, presente in tutti i momenti dello spettacolo. Era l'inquietante personaggio di Rancutanu, un po' capocomico, un po' boss, un po' ubriacone, un po' demiurgo, un po' guru. Un po' stupendo. Burruano-Rancutanù. Fa pure rima. Ma non era quello l'unico punto di contatto.
Personaggio sopra le righe attraversò tutti i pianeti del sistema solare palermitano. Pure quello della galera quando accoltello l'ex genero perché, a suo dire, maltrattava la figlia. Una vicenda che riempì i giornali italiani perché Gigi era proprio all'apice della sua carriera cinematografica ed era già famoso ben oltre la cinta daziaria palermitana.
C'è chi ricorda ancora l'entusiasmo dell'arrivo di Gigi all'Ucciardone e non appaia irriverente che lo ricordi qui, adesso, in occasione della sua morte. Prevengo l'ipocrisia di chi lo ometterà nelle prossime ore. Gigi era anche quello ed era grande per questo. C'è una scienza che studia il genoma palermitano e questa scienza passa attraverso il teatro, da Beppe Schiera agli attuali interpreti della palermitanità da sberleffo. Non è forse vero che la finzione è il modo più certo per raccontare la verità? Stasera è di scena Immortali Si Nasce. Sipario, signori: lo spettacolo comincia.
Daniele Billitteri
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