08 settembre 2017

QUANDO AD EMIGRARE IN AMERICA ERAVAMO NOI






             A quanti si ostinano a chiudere gli occhi:

«Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane. Si costruiscono baracche nelle periferie. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano in 2 e cercano una stanza con uso cucina. Dopo pochi giorni diventano 4, 6, 10. Parlano lingue incomprensibili, forse dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina; spesso davanti alle chiese donne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano sia perché poco attraenti e selvatici, sia perché è voce diffusa di stupri consumati quando le donne tornano dal lavoro. I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, di attività criminali»

Ottobre 1919. Dalla relazione dell’Ispettorato per l’immigrazione del Congresso degli Stati Uniti sugli immigrati italiani.

1 commento:

  1. È Allora? Vuoi dire che i nostri si comportavano come gli attuali migranti? Intanto in America li mettevano in quarantena per evitare contagi di eventuali malattie, COSA che dovremmo fare anche noi. Inoltre il governo statunitense pur accogliendoli, non era affatto di larga mano con loro, come il nostro "sinistro" governo che addirittura, detto da Alfano, arriverà a pretendere di assegnare le case sfitte ai migranti. Quindi non rompiamo i cocomeri con la litania che prima i migranti eravamo noi.

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