22 settembre 2017

CAPPUCCETTO ROSSO SI FA I SELFIE OGGI


 Illustrazione di Alex Raso
       
Per millenni i giovani sono diventati adulti attraverso riti di passaggio più o meno articolati. Oggi il mito consumistico di un'eterna giovinezza (pensiamo all'uso diffuso del termine ragazzo per ultratrentenni) allunga indefinitivamente la fase dell'adolescenza e rimanda sine die il tempo delle scelte e della assunzione delle responsabilità con conseguenze pericolose per l'equilibrio stesso dei giovani.
Carlo Bordoni

Cappuccetto Rosso si fa i selfie

Cappuccetto Rosso attraversa il bosco e incontra il lupo cattivo: la favola di Charles Perrault e dei fratelli Grimm è la metafora di un viaggio iniziatico che porta fuori dall’infanzia (il bosco) e permette di crescere e di distinguere il bene dal male. Ma i riti iniziatici di una volta non valgono più, sostituiti ormai dall’introduzione di attività/comportamenti/pratiche che una volta erano consentiti solo ai grandi. Sono diventati atti solitari, anche violenti, spesso autolesionistici, a dimostrare la difficoltà a essere riconosciuti come individualità degne di considerazione.

L’iniziazione, con la sua metafora di morte (simbolica) del ragazzo e di rinascita come adulto, è un processo a senso unico, da cui non si torna indietro. Oggi si preferisce restare sul limite, cogliendo il meglio del prima e del dopo, spostandosi avanti e indietro, rifiutando di assumere un’identità definitiva. Un pericoloso punto di non ritorno, tanto che i genitori sono portati a «frenare» sui riti di passaggio dei figli o a rallentare il loro ingresso ufficiale nell’età adulta per non dover ammettere di invecchiare.

Il declino dei riti di passaggio indica dunque la difficoltà di affrontare quella «morte» o l’esigenza di evitarla. Forever young , a cavallo di più generazioni, o comunque disponibili ad assumere ruoli diversi a seconda dei casi. La dispersione dei riti di passaggio accreditati dalla comunità di appartenenza a scandire ogni fase della vita (infanzia/adolescenza/maturità/senescenza) spiega l’introduzione di nuovi riti intergenerazionali e trasversali che riguardano età diverse: il tatuaggio, spesso ripetuto nel corso della vita per ricordare momenti salienti; il piercing o altre manipolazioni del corpo, dallo sballo all’assunzione di sostanze, fino alle più cruente ferite autoinferte, tagli o scarnificazioni. Comportamenti che finiscono per sfuggire al piano simbolico, rischiando di provocare la morte reale di chi li pratica.

Tra le tante dimostrazioni di autoaffermazione si può includere il graffitismo sui muri, una pratica, quella dei writer , che ha invaso le città ed è finita per divenire una componente dell’arredo urbano. Anche le prove estreme di coraggio (e incoscienza) hanno lo scopo di affermare la propria identità di fronte all’indifferenza del mondo e imporsi al pubblico degli amici sui social. 
Questi riti, infatti, pur essendo strettamente individualistici e consumati nella solitudine, divengono per così dire «collettivizzati» attraverso la rete, postati e gratificati di una serie di like . Il rito più demenziale registrato dalle cronache consiste nel farsi un selfie sui binari mentre sta arrivando il treno, aspettando l’ultimo istante per scattare. Qualcosa che ha a che fare col vecchio gioco del pulcino bagnato, reso popolare da un cult movie come Gioventù bruciata con James Dean (1955): una sfida alla morte correndo contromano sulle strade o attraversando senza guardare.

Restano pochi riti istituzionali socialmente condivisi, per la maggior parte legati al mondo della scuola: gli esami conclusivi di ogni ciclo di studi ma ancor di più la vacanza dopo l’esame di maturità o l’Erasmus, attualizzazione del vecchio Grand Tour, e ciò che resta di qualche goliardata per le matricole universitarie. Tra i più giovani, alla prima sigaretta fumata di nascosto, subentra il primo telefonino concesso dai genitori, simbolo di raggiunta autonomia e libertà personale, gravido di occasioni relazionali.

A Cappuccetto Rosso non serve più superare le insidie di un bosco oscuro per affrancarsi dall’infanzia: le basta possedere uno smartphone di ultima generazione.

Il Corriere dela sera/La Lettura – 17 settembre 2017

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