L'altra sera, in un caffè letterario del Centro Storico di Marsala, Ornella Fulco e Fabio D'Anna - accompagnati dalla chitarra classica di Gino De Vita - hanno letto (anche nella lingua originale in cui vennero scritti) alcuni dei celebri Sonetti del grande poeta inglese.
Fabio D' Anna ha presentato con queste parole la bella iniziativa:
I SONETTI DI W. SHAKESPEARE, UN MISTERO NEL MISTERO
William
Shakespeare è stato definito in tanti modi e lo stesso autore sentiva di
essere: impresario, regista, attore, innovatore, senza arie da letterato. Non
aveva nessun titolo accademico, e tutto ciò che lo riguarda è immerso nel
mistero, sia nella vita sia nelle opere.
Scompagina i
canoni aristotelici allora imperanti: unità di tempo, azione e luogo, e creò i
più grandi capolavori del teatro moderno, senza dare troppa importanza alla
distinzione tra tragedia e commedia, inserendo elementi tragici nel testo
comico e comici nel teatro tragico.
Nel mistero che avvolge la sua stessa esistenza e la
paternità di molte opere - molte delle sue più famose opere uscirono dopo la sua
morte, e per molti studiosi furono scritte dal filosofo e scrittore Francis
Bacon, i Sonetti costituiscono un mistero nel mistero.
Pur non costituendo un caso isolato nella produzione
poetica: Venere e Adone, i Ratti di Lucrezia, Il pellegrino appassionatoe la
Fenice e la Tortora, I Sonetti hanno destato l’interesse degli studiosi più di
tutte le altre opere poetiche. Un interesse ancora presente e vivo, pur nella
diversità del giudizio critico.
Pubblicati nel 1609 - momento di massima fortuna
dell’autore - già quarantenne, presso uno stampatore di bassa reputazione, hanno
fatto sorgere il sospetto della pubblicazione all’insaputa dell’autore o
quantomenocon la sua avversione alla divulgazione al di fuori della cerchia
ristretta degli amici del suo mecenate: il conte di Southampton.
Si tratta di 154 sonetti, dedicati ad un certo Mr.
W.H. ,a la cui identità non è mai stata accertata.
L’opera presenta due protagonisti: il fair youth, e la dark lady. Al primo
sono dedicati 126 sonetti, alla seconda i restanti. Il primo potrebbe essere
tradotto come giovane ragazzo o ragazzo biondo oppure, in senso figurato,
ragazzo onesto.
La dark potrebbe alludere a un oscuro senso morale,
perché la stessa viene accusata di concupire il fair youth, ovvero potrebbe
essere il presagio della morte per i peccati dell’autore.
Nella composizione si unisce il genio dell’autore alla
sua libertà: scompone e modifica la tradizionale struttura del sonetto
petrarchesco- composto da due quartine e due
terzine- sostituendovi un modello originale composto da tre quartine e un
distico finale.
Sono tante le tematiche: la prima è l’amore omosessuale, sia pure
ideale e spirituale, con una confusione dei sessi presente anche nella sua
opera teatrale e figlia dei tempi( le parti della donna erano rappresentate da
uomini travestiti).
I Sonetti,
però, non sono un testo teatrale , ma di poesia lirica, appartenente quindi in
qualche modo all’autore stesso, ed infatti è l’unica opera scritta in prima
persona. L’opera non ebbe nessuna riedizione e ne sono
sopravvissute soltanto 13 copie, forse per il timore di un volgare sospetto di
omosessualità che coinvolgesse anche Thomas Thorpe, l’uomo cui si rivolge nella
dedica. Il genio camaleonte, come
definito da Keats, maestro della negative
capability- capacità di annullare la propria identità dietro le molteplici
“ persone” della sua fantasia teatrale, qui scrive in prima persona. Vero è che
potrebbe trattarsi di costruzione letteraria , visto anche che il sonetto ha un oggetto
rituale cerimoniale, piuttosto che
autobiografico, tipico della poesia romantica. Tuttavia, gli analisti più scrupolosi propendono per
un coinvolgimento personale dell’autore.
In definitiva, si può affermare che i Sonetti
includono alcune delle più grandi poesie d’amore in lingua inglese. Si tratta
di una costruzione poetica sull’amore che ha tante stanze - popolate da fiducia,
disillusione, gioia e autodisprezzo - ma l’unica chiave per entrarvi è il
sentimento amoroso che in essi è celebrato. E il poema è di gran lunga più
eccelso della somma di singole parti. Il poema è abitato da parole magiche e musicali,
espresse con l’arte la cui stoffa è l’illusione. Così, d’altronde,
avviene anche nel sogno, appendice della vita stessa come ci appare nel suo
testamento morale costituito dalla Tempesta in cui Prospero pronuncia le sue parole definitive e che forse
furono preparate proprio dai Sonetti.
FABIO D'ANNA
FABIO D'ANNA
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