25 settembre 2017

LA NASCITA DEL PARTITO SOCIALISTA IN ITALIA.


      Poche idee ma chiare!  (fv)


Il Congresso di fondazione del partito socialista in Italia si svolse a Genova tra il 14 e il 15 agosto del 1892, che in realtà in quel primo congresso si chiamava Partito dei Lavoratori Italiani. Anzi di partiti dei lavoratori italiani, con lo stesso nome, se ne fondarono due. Il congresso infatti, secondo l'uso della “sinistra” fin dalla rivoluzione francese, quando ancora non era chiamata così, si aprì con una scissione. Tema della scissione fu la partecipazione del costituendo partito alle elezioni. Gli anarchici erano contrari, rifiutando lo Stato in quanto strumento di oppressione delle classi lavoratrici, i socialisti favorevoli alla ipotesi di conquistare per via elettorale il potere convinti do poter trasformare lo Stato. La contesa oratoria più vivace sul tema ebbe come protagonisti l'avvocato Pietro Gori, un messinese trapiantato in Toscana, anarchico, l'autore dell'inno Addio Lugano bella e Filippo Turati anch'egli avvocato, impegnato da anni nel movimento operaio milanese, tra l'antro autore dell'Inno dei Lavoratori (Su fratelli su compagna).
I congressisti, delegati di circoli, associazioni, partiti regionali, cooperative, associazioni sindacali, camere del lavoro (c'è qualche incertezza nel sistema di conteggio, ma il numero più probabile delle realtà associative che avevano inviato delegati è 324), si divisero in due gruppi.
I socialisti “elettoralisti”, che erano in netta maggioranza, dopo la riunione serale il 14 in una trattoria, l'indomani, 15 agosto 1892 convennero nel padiglione sito nel giardino della Società dei Carabinieri, lasciando agli anarchici la sala Sivori, ove il congresso era iniziato. Si discusse ed approvò in mattinata il Programma del Partito dei Lavoratori Italiani e nel pomeriggio lo Statuto che vennero collegati l'uno all'altro nel documento finale del congresso. 
Il congresso della sala Sivori fondò anch'esso un Partito dei Lavoratori, con un programma di radicale intransigenza, ma nel giro di pochi mesi questo cessò le proprie attività, essendo la forma partito estranea alla tradizione e al modo di pensare degli anarchici.
Ho tratto le notizie da un opuscolo sui primi congressi del Partito Socialista (1892-1902), pubblicato nel 1959 dalle Edizioni Avanti!, da cui riprendo integralmente le ultime righe del verbale congressuale e il testo del programma. (S.L.L.)

Genova 1892, nasce il Partito Socialista

 Il programma


[…]
La seduta antimeridiana si chiuse con la votazione per acclamazione del programma del Partito.
Nella seduta pomeridiana, nel corso della quale i congressisti si adunarono per il gran caldo sotto il pergolato del giardino della Società dei Carabinieri, abbandonando il padiglione, si discusse intorno allo statuto con la partecipazione di Tanzi, Turati, Dell’Avalle, Ludovico, Fossati, Cavagna, Masini, Lazzari, Bosco, Lulli, Prampolini, Frattini, Cattaneo, Sartori, lori, Ancona, Martucci (di Bari), Sacco, De Franceschi, Brando, Garibotti ed altri. Anche lo statuto fu infine approvato.
La stesura definitiva del programma e dello statuto del Partito dei Lavoratori Italiani risultò essere la seguente:
CONSIDERANDO

che nel presente ordinamento della società umana gli uomini sono costretti a vivere in due classi; da un lato i lavoratori sfruttati, dall’altro ì capitalisti detentori e monopolizzatori delle ricchezze sociali;

che i salariati d’ambo i sessi, d’ogni parte e condizione, formano per la loro dipendenza economica il proletariato, costretto ad uno stato di miseria, d’inferiorità e di oppressione;

che tutti gli uomini, purché concorrano secondo la loro forza a creare e a mantenere i benefici della vita sociale, hanno lo stesso diritto a fruire di cotesti benefici, primo dei quali la sicurezza sociale dell'esistenza;

RICONOSCENDO

che gli attuali organismi economico-sociali, difesi dall’odierno sistema politico, rappresentano il predominio dei monopolizzatori delle ricchezze sociali e naturali sulla classe lavoratrice;

che i lavoratori non potranno conseguire la loro emancipazione se non mercé la socializzazione dei mezzi di lavoro (terra, miniere, fabbriche, mezzi di trasporto, ecc.) e la gestione della produzione;

RITENUTO

che lo scopo finale non può raggiungersi che mediante l’azione del proletariato organizzato in Partito di Classe, indipendentemente da tutti gli altri partiti, esplicantesi sotto il doppio aspetto:

1) Della lotta di mestieri per i miglioramenti immediati della vita operaia (orari, salari, regolamenti di fabbrica, ecc.) lotta devoluta alle Camere di Lavoro ed alle altre Associazioni di arti e mestieri.

2) Di una lotta più ampia intesa a conquistare i poteri pubblici (Stato, Comuni, Amministrazioni pubbliche, ecc.) per trasformarli, da strumenti che oggi sono di oppressione e di sfruttamento, in uno strumento per l’espropriazione economica e politica della classe dominante;

i lavoratori italiani, che si propongono la emancipazione della propria classe, deliberano:
di costituirsi in Partito, informato ai principi suesposti e retti dal seguente Statuto.

[...]

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