Enrico Berlinguer con Pio La Torre a Palermo nel 1974u |
Enrico Berlinguer ai giovani siciliani (1971)
[...] È sbagliata,
illusoria, demagogica la posizione dei dirigenti Dc, del
centro-sinistra, che riducono tutto a "pacchetti" di
provvedimenti e a piani di investimento.
Il vero problema è di
vedere nel Mezzogiorno non un costo ma una possibile risorsa.
I vecchi ceti dominanti,
le vecchie strutture del potere assegnavano ai giovani, e in special
modo alla gioventù studiosa del Mezzogiorno e della Sicilia, il
ruolo umiliante e miserando di quelli che una volta venivano chiamati
sprezzantemente i "paglietta" cioè degli
pseudointellettuali, degli intellettuali mancati o falliti. Essi
erano destinati a costituire quel tessuto flessibile ma
resistentissimo (di cui parla Gramsci nel suo scritto sulla questione
meridionale), che stava e in parte sta a protezione del blocco
parassitario. La prospettiva data ai giovani dal blocco conservatore
è dunque quella di andarsene, emigrare, o quella di mettersi a
caccia di favori personali, di protezioni. Una prospettiva, insomma,
o di corruzione o di resa, in ogni caso servile e perciò squallida.
A questo ruolo subalterno oggi i giovani si ribellano, non vogliono
più sottostare.
Le giovani generazioni
vogliono sfuggire al destino dell'emigrante, le nuove generazioni del
lavoro e della scuola rifiutano di essere gli intermediari fra un
notabile democristiano o socialdemocratico e le masse popolari. Oggi
i giovani meridionali di ogni ceto e di ogni classe sociale non
accettano più il destino, il futuro che viene loro offerto dai
gruppi dominanti: vogliono aprirsi con le loro forze una strada
nuova, costruirsi con le loro forze un avvenire di lavoro, di
libertà, di dignità. Ma questo obiettivo può essere raggiunto solo
se i giovani sapranno lottare in modo nuovo, organizzato e
consapevole, darsi programmi e obiettivi precisi e concreti, portare
la loro spinta e azione rinnovatrice in ogni campo, nei luoghi di
lavoro, nella scuola, nella cultura, nel movimento sindacale, nelle
altre organizzazioni popolari, nella vita politica e dei partiti.
Da un discorso
tenuto al teatro Politeama di Palermo il 21 febbraio 1971.
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