16 settembre 2017

QUANDO I POLITICI RIUSCIVANO A PARLARE AL CUORE E ALLA MENTE DEI GIOVANI



Enrico Berlinguer con Pio La Torre a Palermo nel 1974u

Enrico Berlinguer ai giovani siciliani (1971)


[...] È sbagliata, illusoria, demagogica la posizione dei dirigenti Dc, del centro-sinistra, che riducono tutto a "pacchetti" di provvedimenti e a piani di investimento.
Il vero problema è di vedere nel Mezzogiorno non un costo ma una possibile risorsa.
I vecchi ceti dominanti, le vecchie strutture del potere assegnavano ai giovani, e in special modo alla gioventù studiosa del Mezzogiorno e della Sicilia, il ruolo umiliante e miserando di quelli che una volta venivano chiamati sprezzantemente i "paglietta" cioè degli pseudointellettuali, degli intellettuali mancati o falliti. Essi erano destinati a costituire quel tessuto flessibile ma resistentissimo (di cui parla Gramsci nel suo scritto sulla questione meridionale), che stava e in parte sta a protezione del blocco parassitario. La prospettiva data ai giovani dal blocco conservatore è dunque quella di andarsene, emigrare, o quella di mettersi a caccia di favori personali, di protezioni. Una prospettiva, insomma, o di corruzione o di resa, in ogni caso servile e perciò squallida. A questo ruolo subalterno oggi i giovani si ribellano, non vogliono più sottostare.
Le giovani generazioni vogliono sfuggire al destino dell'emigrante, le nuove generazioni del lavoro e della scuola rifiutano di essere gli intermediari fra un notabile democristiano o socialdemocratico e le masse popolari. Oggi i giovani meridionali di ogni ceto e di ogni classe sociale non accettano più il destino, il futuro che viene loro offerto dai gruppi dominanti: vogliono aprirsi con le loro forze una strada nuova, costruirsi con le loro forze un avvenire di lavoro, di libertà, di dignità. Ma questo obiettivo può essere raggiunto solo se i giovani sapranno lottare in modo nuovo, organizzato e consapevole, darsi programmi e obiettivi precisi e concreti, portare la loro spinta e azione rinnovatrice in ogni campo, nei luoghi di lavoro, nella scuola, nella cultura, nel movimento sindacale, nelle altre organizzazioni popolari, nella vita politica e dei partiti.
Da un discorso tenuto al teatro Politeama di Palermo il 21 febbraio 1971.

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