Le «Metamorfosi» o
«Asino d’oro» di Apuleio sono l’unico romanzo latino giunto a
noi integro. Letto spesso come un racconto erotico, L'Asino d'oro
è in realtà un'opera profondamente religiosa incentrata sui misteri
di Iside. Franco Pezzini, da Odoya, ne ripercorre le molte
«reincarnazioni», dal Medioevo a Milo Manara.
Paolo Lago
Apuleio, quanti
agganci nel romanzo iniziatico
Il fascino esercitato dalle Metamorfosi (o Asino d’oro, utilizzando l’indicazione offerta da Sant’Agostino) di Apuleio (II secolo d. C.) è assai vasto: non solo perché si tratta dell’unico ‘romanzo’ latino giunto per intero fino a noi – il Satyricon di Petronio, purtroppo, ci è pervenuto in forma frammentaria – ma anche perché è un’opera letterariamente complessa e raffinata. Si tratta infatti di un romanzo ‘iniziatico’, denso di riferimenti ai misteri religiosi del culto orientale di Iside – stando soprattutto all’interpretazione di Reinhold Merkelbach – ma la sua narrazione deve molto anche a un background più ‘basso’, come le fabulae Milesiae di Aristide di Mileto (salaci novelle di carattere erotico) a cui lo stesso autore riconduce la propria opera, e a tutta una tradizione novellistica nata soprattutto per delectare, per divertire.
Si tratta, inoltre, anche
e soprattutto di un romanzo di viaggio: la storia è incentrata
infatti sulle peripezie del protagonista Lucio, in viaggio in
Tessaglia, regione greca nota per streghe e magia (quasi una
Transilvania del mondo antico), il quale, avvicinatosi incautamente
agli incantesimi di una strega, si ritrova tramutato in asino. Sotto
la veste asinina, poi, il personaggio viene condotto, dai più
svariati padroni, da un capo all’altro della Grecia, fino a
ritrovarsi a Corinto dove, durante una processione sacra a Iside,
riuscirà a cibarsi delle rose necessarie per ritrasformarsi in uomo.
Sul romanzo di
Apuleio è uscito recentemente un interessante volume di Franco
Pezzini nella collana «I classici pop» di Odoya: L’importanza di
essere Lucio Eros, magia e mistero ne L’asino d’oro di Apuleio
(pp. 332, € 20,00). La collana in questione, curata dallo stesso
Pezzini, si pone come «una rilettura divertente e accattivante dei
classici» perché «se li chiamiamo “classici” un motivo ci
sarà: letti a distanza di tanto tempo non solo mantengono
freschezza, ma ci interpellano concretamente, offrono macchine per
pensare e fantasia per costruire».
L’autore (che per Odoya
ha pubblicato anche un denso volume su misteri e curiosità della
Londra vittoriana, costituito principalmente dai suoi interventi su
«Carmillaonline», riscritti per l’occasione) ci «invita a
riprendere in mano l’opera originale senza sostituirsi ad essa,
come un amico che racconta una storia suscitando in noi il desiderio
di rileggerla». Pezzini ci guida con intelligenza e rigore
attraverso le pagine di Apuleio attuando, dietro ogni angolo,
cortocircuiti sorprendenti e inaspettati con l’universo moderno e
contemporaneo.
Il libro di Pezzini,
infatti – come lo stesso romanzo di Apuleio, caratterizzato da
numerose novelle inserite che aprono diverse digressioni narrative –
offre una svariata gamma di digressioni verso altri ‘orizzonti’,
realizzate per mezzo di microparagrafi a tema inseriti nel testo.
Questi ultimi costituiscono tante vie di ‘uscita’ dall’universo
apuleiano per correre rapidamente verso suggestioni di carattere
antropologico, storico, sociale relative al mondo antico in generale,
nonché verso diversi ‘agganci’ con la contemporaneità, siano
essi la riscrittura del romanzo sotto forma di graphic novel
realizzata da Milo Manara o la rappresentazione teatrale messa in
scena da Paolo Poli, oppure le peripezie sotto veste asinina di
Pinocchio, le cui vicende di metamorfosi trovano nell’opera di
Apuleio una sicura fonte di ispirazione.
Milo Manara
Degni di nota, inoltre, sono i disegni ispirati al romanzo realizzati dallo stesso Pezzini che, insieme a molte altre illustrazioni, accompagnano il testo in una tensione continua verso l’immagine, grazie anche ai numerosi rimandi alle arti figurative presenti nel saggio. Sempre con un occhio di riguardo per le scintillanti invenzioni linguistiche del testo (oggetto di un recente articolo di Monica Longobardi, già autrice di una innovativa traduzione del Satyricon), l’autore pone l’accento sul carattere di metamorfosi continua che – oltre a essere presente come tema principale – investe le vicende e le figure.
Infatti, oltre a
riproporre diversi personaggi che, per la loro caratterizzazione,
appaiono simili ad altri già incontrati in precedenza, il testo di
Apuleio, secondo Pezzini, offre un continuo ribaltamento metamorfico
delle avventure, in modo da stravolgere le ‘banali’ aspettative
del lettore. Lo stesso romanzo, poi, nel corso del tempo si è per
così dire metamorfizzato nelle vesti di novella medievale e
rinascimentale, di fiaba romantica, di traduzione, di opera teatrale,
di film. E adesso infine, nelle vesti di questo intelligente
‘racconto’ critico.
il manifesto - 17 agosto 2017
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