23 settembre 2017

EROS, MAGIA E MISTERO IN UN CLASSICO LATINO


Le «Metamorfosi» o «Asino d’oro» di Apuleio sono l’unico romanzo latino giunto a noi integro. Letto spesso come un racconto erotico, L'Asino d'oro è in realtà un'opera profondamente religiosa incentrata sui misteri di Iside. Franco Pezzini, da Odoya, ne ripercorre le molte «reincarnazioni», dal Medioevo a Milo Manara.
Paolo Lago
Apuleio, quanti agganci nel romanzo iniziatico


Il fascino esercitato dalle Metamorfosi (o Asino d’oro, utilizzando l’indicazione offerta da Sant’Agostino) di Apuleio (II secolo d. C.) è assai vasto: non solo perché si tratta dell’unico ‘romanzo’ latino giunto per intero fino a noi – il Satyricon di Petronio, purtroppo, ci è pervenuto in forma frammentaria – ma anche perché è un’opera letterariamente complessa e raffinata. Si tratta infatti di un romanzo ‘iniziatico’, denso di riferimenti ai misteri religiosi del culto orientale di Iside – stando soprattutto all’interpretazione di Reinhold Merkelbach – ma la sua narrazione deve molto anche a un background più ‘basso’, come le fabulae Milesiae di Aristide di Mileto (salaci novelle di carattere erotico) a cui lo stesso autore riconduce la propria opera, e a tutta una tradizione novellistica nata soprattutto per delectare, per divertire.
Si tratta, inoltre, anche e soprattutto di un romanzo di viaggio: la storia è incentrata infatti sulle peripezie del protagonista Lucio, in viaggio in Tessaglia, regione greca nota per streghe e magia (quasi una Transilvania del mondo antico), il quale, avvicinatosi incautamente agli incantesimi di una strega, si ritrova tramutato in asino. Sotto la veste asinina, poi, il personaggio viene condotto, dai più svariati padroni, da un capo all’altro della Grecia, fino a ritrovarsi a Corinto dove, durante una processione sacra a Iside, riuscirà a cibarsi delle rose necessarie per ritrasformarsi in uomo.
Sul romanzo di Apuleio è uscito recentemente un interessante volume di Franco Pezzini nella collana «I classici pop» di Odoya: L’importanza di essere Lucio Eros, magia e mistero ne L’asino d’oro di Apuleio (pp. 332, € 20,00). La collana in questione, curata dallo stesso Pezzini, si pone come «una rilettura divertente e accattivante dei classici» perché «se li chiamiamo “classici” un motivo ci sarà: letti a distanza di tanto tempo non solo mantengono freschezza, ma ci interpellano concretamente, offrono macchine per pensare e fantasia per costruire».
L’autore (che per Odoya ha pubblicato anche un denso volume su misteri e curiosità della Londra vittoriana, costituito principalmente dai suoi interventi su «Carmillaonline», riscritti per l’occasione) ci «invita a riprendere in mano l’opera originale senza sostituirsi ad essa, come un amico che racconta una storia suscitando in noi il desiderio di rileggerla». Pezzini ci guida con intelligenza e rigore attraverso le pagine di Apuleio attuando, dietro ogni angolo, cortocircuiti sorprendenti e inaspettati con l’universo moderno e contemporaneo.
Il libro di Pezzini, infatti – come lo stesso romanzo di Apuleio, caratterizzato da numerose novelle inserite che aprono diverse digressioni narrative – offre una svariata gamma di digressioni verso altri ‘orizzonti’, realizzate per mezzo di microparagrafi a tema inseriti nel testo. Questi ultimi costituiscono tante vie di ‘uscita’ dall’universo apuleiano per correre rapidamente verso suggestioni di carattere antropologico, storico, sociale relative al mondo antico in generale, nonché verso diversi ‘agganci’ con la contemporaneità, siano essi la riscrittura del romanzo sotto forma di graphic novel realizzata da Milo Manara o la rappresentazione teatrale messa in scena da Paolo Poli, oppure le peripezie sotto veste asinina di Pinocchio, le cui vicende di metamorfosi trovano nell’opera di Apuleio una sicura fonte di ispirazione.
    Milo Manara

Degni di nota, inoltre, sono i disegni ispirati al romanzo realizzati dallo stesso Pezzini che, insieme a molte altre illustrazioni, accompagnano il testo in una tensione continua verso l’immagine, grazie anche ai numerosi rimandi alle arti figurative presenti nel saggio. Sempre con un occhio di riguardo per le scintillanti invenzioni linguistiche del testo (oggetto di un recente articolo di Monica Longobardi, già autrice di una innovativa traduzione del Satyricon), l’autore pone l’accento sul carattere di metamorfosi continua che – oltre a essere presente come tema principale – investe le vicende e le figure.
Infatti, oltre a riproporre diversi personaggi che, per la loro caratterizzazione, appaiono simili ad altri già incontrati in precedenza, il testo di Apuleio, secondo Pezzini, offre un continuo ribaltamento metamorfico delle avventure, in modo da stravolgere le ‘banali’ aspettative del lettore. Lo stesso romanzo, poi, nel corso del tempo si è per così dire metamorfizzato nelle vesti di novella medievale e rinascimentale, di fiaba romantica, di traduzione, di opera teatrale, di film. E adesso infine, nelle vesti di questo intelligente ‘racconto’ critico.
il manifesto - 17 agosto 2017

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