30 settembre 2017

Il Salut di S. Mallarmé commentato da Marco Ninci.



Salut
Rien, cette écume, vierge vers
À ne désigner que la coupe;
Telle loin se noie une troupe
De sirènes mainte à l’envers.


Nous naviguons, ô mes divers
Amis, moi déjà sur la poupe
Vous l’avant fastueux qui coupe
Le flot de foudres et d’hivers;


Une ivresse belle m’engage
Sans craindre même son tangage
De porter debout ce salut


Solitude, récif, étoile
À n’importe ce qui valut
Le blanc souci de notre toile.


Stéphane Mallarmé

Ripropongo di seguito il commento al sonetto che il Prof. Marco Ninci ha pubblicato sul suo diario fb:

Il grande poeta simbolista Stéphane Mallarmé compose nel 1893 un sonetto intitolato "Salut" ("Saluto"), una composizione che poi fu posta all'inizio dell'edizione completa delle poesie, pubblicata postuma nel 1899. La metafora del sonetto è quella dell'avventura poetica come un viaggio per nave, sulla quale il poeta intona per i suoi amici un brindisi iniziatico. La poesia nasce dal nulla come una schiuma leggera, come un verso vergine, intatto, che non è stato ancora sfiorato da nessuno: "Rien, cette écume, vierge vers", "Nulla, questa schiuma, vergine verso". La nave che solca il mare è al tempo stesso la poesia che nasce, come Venere dalle acque. Così suona il primo verso del sonetto, nel quale la definizione della poesia non è se non la constatazione della sua nascita. Meraviglioso è poi il primo verso della seconda terzina: "Solitude, récif, étoile", "Solitudine, scogliera, stella". Questa è l'essenza della poesia, la traiettoria di un luminoso splendore stellare che, solitario, contempla dall'alto l'agognato approdo terrestre. Non conosco una riflessione sulla poesia che sia al contempo una poesia di così alto livello.

Marco Ninci

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