Ogni parola, diceva
Charles Bally, ha dei contorni che si fondono e si confondono entro
l’ambiente in cui vivono. La parola «bue», scriveva, fa pensare a
«vacca, toro, vitello, coma, ruminare» ecc., a «lavoro, carro,
giogo» ecc., emette in moto idee di forza, resistenza, lavoro
paziente, e anche di lentezza, pesantezza, passività. Di qui le
relative comparazioni, i modi di dire, i proverbi, le metafore:
«ruminare un pensiero», «forte come un bue».
Dalle associazioni
nascono le metafore, che non sono soltanto un fattore del cambio del
significato, ma un meccanismo universale che arricchisce i linguaggi
di questa terra. L’uomo nel corso dei secoli ha creato per analogia
un numero infinito di metafore semplicissime, concretissime:
«bacillo», che prende le mosse dal bastoncino, o «abbacchiato»,
che ha ancora a che vedere col bastone, nel senso di «battuto col
baculum», e c’è «virgola», che deriva per metafora dal
ramoscello flessibile.
Come sosteneva Aristotele
nella Poetica, con la metafora trasferisco a un oggetto il
nome che è proprio di un altro. Sostituisco una parola con un 'altra
il cui senso letterale ha qualche somiglianza col senso letterale
della parola sostituita. Non c’è manuale scolastico che non citi
il caso di «testa», originariamente nome del vaso di terracotta,
passato poi nel linguaggio familiare e scherzoso a significare
«capo». Partenza concretissima ha un aggettivo come «folle», dal
latino follis «sacco di cuoio, mantice, contenitore di aria»,
che per metafora è passato a indicare la «testa vuota», colui che
agisce senza senno. Altra metafora che parte dal concreto è
«pupilla», dal lat. pupilla, «bambolina, bambina», la
piccola immagine che nella pupilla si riflette rovesciata.
Molte metafore sono una
sorta di scorciatoia verbale: invece di dire che un «muscolo»
assomiglia a un topolino che si muove sottopelle lo si chiama
direttamente «topolino», lat. musculus. Come osservava un
grande maestro latino nell’arte della retorica, Quintiliano, la
metafora (ma non sempre!) è una similitudo brevior, una
similitudine abbreviata: «è un fulmine» significa che una persona
è veloce come..., ed «è una piuma», che è leggera come...
In poesia la metafora
regna sovrana, Prendo due parole e le ricongiungo per similitudine.
Dato «rondini» e «forbici» un poeta può proporre «Le rondini
sono/ forbici /leggere/che tagliano/il cielo coi loro voli neri».
“Tuttolibri
– La Stampa”, 21 luglio 2007
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