“Volete conoscere la
Francia vera con i suoi contrasti sociali? Allora non leggete i
romanzetti socialisti, ma Balzac”. Il vecchio Marx non si stancava
di raccomandarlo. Oggi sarebbe un lettore accanito di Georges
Simenon.
Maigret prima di
Maigret
C'è un Maigret prima
di Maigret. Anzi più d'uno. «Non meno di diciotto», assicura
Francis Lacassin, studioso di letteratura popolare, amico di
Georges Simenon e ricercatore implacabile. In un libro, La vera
nascita di Maigret (Medusa, pagg. 133, euro 14,50) Lacassin
ricostruisce la genesi del più celebre commissario della
letteratura, rovistando minuziosamente nella sterminata produzione
del "Simenon prima di Simenon", centinaia di romanzi e
racconti popolari firmati dallo scrittore con decine di pseudonimi
diversi. E, come in un'inchiesta poliziesca, scopre che la
leggenda divulgata dallo stesso Simenon non corrisponde affatto
alla realtà.
Jules Maigret nasce
ufficialmente a Delfzjil, in Olanda, nell'estate del 1929. Simenon
lo ha raccontato più volte. In quel piccolo porto olandese la sua
barca, l'Ostrogoth, era in riparazione. Obbligato a scrivere per
rispettare i contratti con gli editori, cerca rifugio in una
chiatta abbandonata col fondo pieno d'acqua rossastra. «Dopo
un'ora cominciavo a veder disegnarsi la massa possente e
impassibile di un signore che, mi pareva sarebbe stato un
commissario accettabile. Durante la giornata aggiunsi al
personaggio qualche accessorio: una pipa, una bombetta, un
soprabito pesante col colletto di velluto. E, visto che nella mia
chiatta c'era un freddo umido, gli concessi nel suo ufficio una
vecchia stufa di ghisa». Qui nasce il romanzo Pietr il lettone,
primo della serie "ufficiale" di Maigret.
Ecco la leggenda,
celebrata anche da una statua al commissario che dal 1966 continua
a portare turisti a Delfzjil. Lacassin invece racconta una storia
tutta diversa. Quella di uno scrittore ventiseienne che ha deciso
di emanciparsi dalla letteratura popolare con cui peraltro
guadagna abbastanza bene, visto il ritmo incredibile della sua
produzione, decine e decine di pagine al giorno. Ma ora basta con
romanzetti sentimentali, avventure esotiche, cappa e spada. Vuole
fare il salto verso la "letteratura", ma con un
passaggio intermedio. E ha intuito che il poliziesco, con le sue
atmosfere, può permettergli di coniugare arte e mercato.
Ecco che tra il 1928 e
il 1929 ha inizio una produzione, frenetica anche questa, di
storie giallee di investigatori. Saranno questi i progenitori di
Maigret. Spesso scartati alla prima prova, hanno le
caratteristiche più diverse. Tra loro c'è un russo, Serge
Polozvef, e un americano, l'ispettore Jackson della polizia di New
York. C'è un Anselme Torres "antipatico e perdente", un
Georges Aubier, «che voleva risolvere il caso come un'equazione
algebrica», un Gèrard Monquet agente della Sureté, un Joseph
Leborgne "privato", un giudice Froget e un ispettore,
Tabaret, "mela marcia" fra i poliziotti.
Troviamo anche una
donna Anne-Marie Givonne «detective, bandito o angelo custode?».
Alcuni di loro verranno "riciclati" nelle avventure del
futuro Commissario, come il giudice Coméliau (che avrà con
Maigret rapporti piuttosto complicati) o l'ispettore Torrence e
l'agente Lucas, che qui agiscono in coppia. Poi compare qualcuno
che comincia ad anticipare qualche tratto del più celebre
discendente. Jean Tavernier, che i colleghi sfottono perché
sembra risolvere i casi "annusando l'aria", o Joseph
Boucheron, che si affida esclusivamente all'intuizione, e un
ispettore "numero 49", «alto, enorme, ostinato, fuma la
pipa». Come in una serie di tentativi per "prova ed errore"
il loro autore, che si firma con gli pseudonimi Christian Brullso
Georges Sim, finisce per abbandonarli tutti. Fa eccezione Yves
Jarry, protagonista di cinque romanzi. È giovane, raffinato,
elegante, parla molte lingue, gira il mondo con un valletto, ama
le belle donne: è insomma l'esatto contrario di Maigret e
somiglia piuttosto ad Arsène Lupin.
Ma, sorpresa, in
quattro dei romanzi firmati Georges Sim compare addirittura un
poliziotto che si chiama proprio Maigret. Guadagna
progressivamente spazio e, infine, nella quarta avventura, La casa
dell'inquietudine, è il vero protagonista. Ha l'ufficio in Quai
des Orfèvres, con la sua brava stufa di ghisa, per gli
interrogatori fa salire birre e sandwich, ha il cappotto con il
collo di velluto, fuma la pipa, e a casa, sul Boulevard
Richard-Lenoir l'aspetta la moglie. Insomma è già Maigret, ma
Simenon non lo vorrà mai accettare nella serie ufficiale: «è
incompiuto, non è lo stesso, anche se non è del tutto un altro».
Come un figlio non
riconosciuto, il Maigret di Georges Sim è condannato
all'esclusione dalla "famiglia" ufficiale. Quella nasce
con Pietr il lettone che esce a puntate sul settimanale Ric et Rac
nell'estate del 1930 e poi in volume. Ora Simenon pensa di aver
trovato finalmente la sua creatura. E per il lancio del libro
escogita un "evento singolare" a cui tiene così tanto
da offrire all'editore Fayard di sostenere personalmente metà
delle spese. Il 20 febbraio del 1931 in un locale di Montparnasse
ha luogo "il ballo antropometrico". Gli invitati vengono
schedati, perquisiti, vengono loro prese le impronte digitali.
Arrivano deputati, scrittori, giornalisti, pittori, cantanti,
ballerine, felici di farsi trattare come delinquenti. «
È - scrive Lacassin -
l'evento parigino più mediatico dell'anteguerra. Nessuno
conosceva il nome, fino a quel momento, del festeggiato, anche se
aveva al suo attivo circa duecento romanzi e un migliaio di
racconti». Anche se Simenon darà ancora vita a un altro paio di
detective, Sancette e "47", il successo di Maigret è
enorme e immediato, un plebiscito dei lettori. La serie
"ufficiale" durerà 75 romanzi e 28 racconti. Ma Simenon
è un uomo inquieto. I suoi romanzi senza Maigret lo hanno
consacrato scrittore "autentico". André Gide ha
persuaso il prestigioso editore Gallimard ad accoglierlo nella sua
scuderia. Si sente prigioniero del personaggio che gli ha dato la
fama mondiale e vuole sbarazzarsene (capita spesso agli scrittori,
anche Conan Doyle tentò di far morire Sherlock Holmes). E nel
1934, nel romanzo Maigret, manda il commissario in pensione. Solo
nel 1939, cedendo alle pressioni di Gallimard, lo farà tornare in
attività, ma controvoglia. Simenon si riconcilierà pienamente
con il suo personaggio solo dopo il 1945.
Ha cambiato editore:
abbandonati Fayard e Gallimard, pubblicherà tutti i suoi libri
successivi per La presse de la Cité di Sven Nielsen. Fino al 1972
(quando smetterà di scrivere romanzi per dedicarsi solo a memorie
e autobiografie) saranno 117 libri: dei quali cinquantatré
Maigret, e tutti con il nome del Commissario nel titolo. Ormai
certo del proprio "valore" letterario, lo scrittore
riprende volentieri la sua "vena" poliziesca.
Prende forma così il
Maigret "maturo", quello che i "puristi
simenoniani" amano di più. Come il suo autore, anche il
personaggio è più sicuro di sé. Il metodo Maigret,
"l'immersione" negli ambienti dove si svolge l'indagine,
si dispiega pienamente. E il più celebre Commissario della
polizia giudiziaria diventa sempre più spesso indulgente verso i
criminali che pure arresta e fa processare, fedele al motto del
suo autore, «comprendere e non giudicare». Perché al mondo «non
esistono colpevoli, ma solo vittime».
(Da: La Repubblica del
20 novembre 2013)
Francis Lacassin
La vera nascita di Maigret
Medusa, 2013
euro 14,50
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