Pino
Battaglia non è stato solo uno dei tanti "poeti contadini"della
nostra isola, ma uno dei più grandi poeti del 900. Purtroppo è ancora poco
conosciuto anche perchè il volume che raccoglie tutti i suoi versi in lingua
italiana (più di 520 pagg.) è stato pubblicato da una piccola casa editrice
soltanto nel 2015.(fv)
Riprendo
di seguito la quarta di copertina, ancora fresca di stampa, e la parte finale
del mio saggio pubblicato nel libro che presentiamo domani all’Università Popolare di Bolognetta (PA) :
Giuseppe
Giovanni Battaglia (Aliminusa 1951-1995). Vive ad Aliminusa l’infanzia,
e
tutti gli affetti familiari più profondi. A Palermo frequenta la facoltà di
Lettere
e
Filosofia e pubblica i suoi primi libri: La terra vascia e la La
piccola valle di Alì.
Nel
1975 entra alla Camera del Lavoro, fa attività sindacale nel territorio agricolo
di
Vittoria e collabora, con suoi articoli, alla rivista «Sindacato» diretta da
Aurelio
Colletta.
Nel 1976 si trasferisce a Roma, dove incontra Gaetano Giganti e Pio La
Torre,
protagonisti dell’occupazione delle terre incolte in Sicilia. Pubblica Campa
padrone che l’erba cresce con la presentazione di Tullio De Mauro.
Alla
fine degli anni Settanta inizia il suo “avvicinamento” alla lingua. All’inizio
degli
anni
Ottanta, al Teatro dell’Orologio di Roma, sono rappresentate Alchimia, GIII e
Tutti ubriachi prima della fine, trilogia sul potere. A Palermo si incontra con
Michele
Perriera
e per Teatés scrive Girello e Astorio Imperatore. Nella seconda
metà degli anni Ottanta lavora presso l’Istituto Luce di Roma. La sua ultima
produzione è caratterizzata dal ritorno “alla lingua della madre” con Fantàsima
e Discesa ai morti e il romanzo breve Voglia di notte. Pubblica
con amici pittori: L’ordine di viaggio con Bruno Caruso, 1982; Strumenti
del padre e della madre con Nicolò D’Alessandro, 1986; La notte con
Luigi Granetto, 1991; Fantàsima con Vincenzo Ognibene, 1993; Frainteso
e scatto con Gianfranco Barucchello, 1994. Nel 1994 a Milano vengono alla
luce i Dodici mesi di Canegrate, il testo teatrale Lo stomaco è arte e
la copia corretta della Conta delle ore. Dopo la sua scomparsa vengono
pubblicati nel 2005 Sei testi teatrali;L’ordine di viaggio, 1968-1992,
poesie in siciliano (terza edizione); nel 2015 Poesie,1979-1994, in
italiano. Restano ancora inediti Voglia di notte e alcuni racconti.
Il
Poeta ci ha lasciato un’opera letteraria straordinaria e la precarietà dei vari
lavori
svolti
per sopravvivere come metafora della sacralità del suo percorso, sembra
anticiparci le difficoltà dei giovani d’oggi, senza certezze e senza futuro.
(Dalla IV di copertina del libro di
AA.VV., Religiosità e laicità nella poesia
di Giuseppe Giovanni Battaglia, Salvatore Sciascia Editore, Pasqua 2018 )
*****
[…] Battaglia sa che il suo viaggio
sta per volgere al termine, egli ha ormai preso
distanza da tutte le cose amate nel corso della sua breve ma intensa vita.
Non gli costa nulla, ora, riconoscere d’essere stanco e si rivolge così al suo
unico Signore:
Mia roccia, mio Signore, donami il sigillo
della dimora
perché, ormai, è sera e io sono il viandante,
[…]. Ora io sono stanco. Le vene dolci della
viva pietra
voglio per dimora e nella legna che brucia
consumare
l’arte. Vengano ai tuoi piedi tutte le strade
che ho percorso. Ti chiedo grazia.
Oltre che dalla sua solida fede e dalla sua poesia, Pino è stato
sostenuto negli ultimi anni dai suoi amici più cari, dalle sorelle e dalla
madre. Alla madre aveva dedicato questi versi quando aveva solo 18 anni:
Casa dove tutto ha sapore di
lei
un libro ordinato nella scrivania,
il pavimento pulito,
l' amore
disegnato su tutti i muri.
Madre stammi vicino ora che i fiori sono
lame sguainate pronte a ferire chiunque
in un mondo di nemici e di sangue
sparse al vento (...). Stammi vicino e non mi lasciare.
un libro ordinato nella scrivania,
il pavimento pulito,
l' amore
disegnato su tutti i muri.
Madre stammi vicino ora che i fiori sono
lame sguainate pronte a ferire chiunque
in un mondo di nemici e di sangue
sparse al vento (...). Stammi vicino e non mi lasciare.
Sarebbe facile qui ricordare cosa ha rappresentato la madre per
Pasolini. Ed evito quindi di farlo. Voglio solo citare tre suoi versi che
riassumono bene le ragioni del cuore che hanno animato nel corso delle loro
brevi vite questi due grandi poeti:
Alle volte è dentro di noi
qualcosa
- che tu sai bene, perché è la poesia -
qualcosa di buio in cui si fa luminosa la vita: un pianto interno, una nostalgia gonfia di asciutte, pure lacrime. (P. P. Pasolini, Tutte le poesie, Mondadori, Meridiani 2 voll., 2003).
- che tu sai bene, perché è la poesia -
qualcosa di buio in cui si fa luminosa la vita: un pianto interno, una nostalgia gonfia di asciutte, pure lacrime. (P. P. Pasolini, Tutte le poesie, Mondadori, Meridiani 2 voll., 2003).
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