In questo blog trovate diversi pezzi dedicati al film che Pasolini, nel 1964, dedicò al Vangelo.
Oggi mi piace ricordare la lettera che lo stesso poeta e regista, un anno prima, inviò al Produttore del suo film. In essa Pasolini riesce a spiegare chiaramente e sinteticamente le ragioni che lo hanno spinto a realizzare uno dei suoi capolavori.(fv)
Caro Alfredo,
mi chiedi di riassumerti per
scritto, e per tua comodità, i criteri che presiederanno alla mia realizzazione
del Vangelo Secondo San Matteo.
Dal punto di vista religioso, per
me, che ho sempre tentato di recuperare al mio laicismo i caratteri della
religiosità, valgono due dati ingenuamente ontologici: l'umanità di Cristo è
spinta da una tale forza interiore, da una tale irriducibile sete di sapere e
di verificare il sapere, senza timore per nessuno scandalo e nessuna
contraddizione, che per essa la metafora «divina» è al limite della
metaforicità, fino a essere idealmente una realtà. Inoltre: per me la bellezza
è sempre una «bellezza morale»: ma questa bellezza giunge sempre a noi mediata:
attraverso la poesia, o la filosofia, o la pratica: il solo caso di «bellezza
morale» non mediata, ma immediata, allo stato puro, io l'ho sperimentato nel
Vangelo.
Quanto al mio rapporto «artistico»
col Vangelo, esso è abbastanza curioso: tu forse sai che, come scrittore nato
idealmente dalla Resistenza, come marxista ecc. per tutti gli anni cinquanta il
mio lavoro ideologico è stato verso la razionalità, in polemica
coll'irrazionalismo della letteratura decadente (su cui mi ero formato e che
tanto amavo). L'idea di fare un film sul Vangelo, e la sua intuizione tecnica,
è invece, devo confessarlo, frutto di una furiosa ondata irrazionalistica.
Voglio fare pura opera di poesia, rischiando magari i pericoli dell'esteticità
(Bach e in parte Mozart, come commento musicale; Piero della Francesca e in
parte Duccio per l'ispirazione figurativa; la realtà, in fondo preistorica ed
esotica del mondo arabo, come fondo e ambiente). Tutto questo rimette
pericolosamente in ballo tutta la mia carriera di scrittore, lo so. Ma sarebbe
bella che, amando così svisceratamente il Cristo di Matteo, temessi poi di rimettere
in ballo qualcosa.
Tuo
Pier
Paolo Pasolini
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