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dicembre 1968, il giorno che contestammo Adorno
Detlev Claussen
Poco dopo il 2 giugno 1967, giorno
in cui il funzionario di polizia berlinese Kurras aveva ucciso Benno Ohnesorg
sparandogli alle spalle, Theodor W. Adorno aveva introdotto la sua lezione
sull’estetica in modo diverso dal solito: «Oggi non mi è possibile iniziare la
lezione senza prima aver detto una parola sui fatti di Berlino, per quanto
questi siano anche offuscati dagli eventi terribili che minacciano Israele,
patria di innumerevoli ebrei scampati a orrori terribili».
Adorno, una voce solitaria nel deserto
politico intellettuale della Germania post-fascista, era considerato da parte
degli studenti dell’Sds un’autorità indiscussa. Diversamente da quanto accadeva
con Horkheimer esisteva tra noi e lui un rapporto non privo di un certo fascino
erotico.
Adorno era spaventato dagli slogan
del movimento antiautoritario. Egli si opponeva rigidamente alla
volgarizzazione e alla popolarizzazione dei pensieri teorici. Diversamente
dagli studenti, aveva avvertito il prevalere del conformismo nel movimento di
protesta. Ma, allo stesso tempo, gli piaceva vedere che i suoi studenti
facevano parte dell’avanguardia degli intellettuali. Ancora nel luglio 1967 ci
incontrammo in un’abitazione privata; eravamo un pugno di studenti selezionati
della Sds, guidati da Hans Jurgen Krahl, una delle menti migliori
dell'organizzazione. Adorno si espresse in termini decisamente radicali circa
il carattere del tardo capitalismo e della borghesia tedesca che è «come i
lupi» disse.
Dopo il Maggio parigino, il
conflitto tra l’apparato dello Stato e il movimento antiautoritario, durante il
dibattito sulle leggi d’emergenza, raggiunse il suo culmine che terminò con una
nostra grave sconfìtta. Gli attivisti della Sds cominciarono allora a fare
spettacolari occupazioni di istituti e università per nascondere la sconfìtta.
Dapprima toccò all'Istituto di Jurgen Habermas nella Myliusstrasse. Il
vandalismo si mantenne, all’inizio, entro limiti modesti. Ma la direzione
dell’Università incalzava affinché si procedesse allo sgombero. Allora alcuni
di noi si trasferirono nell'Istituto di Sociologia di Adorno. Anche lì
intervenne la polizia; con un atto di miopia politica gli studenti avevano
costretto la direzione, compreso Adorno, ad agire contro di loro. Nell’Istituto
sgomberato, le cui pareti erano coperte di scritte con lo spray, si svolsero
scene spettrali. Adorno stesso, chiese un barattolo di vernice spray. «In
questo Krahl (da Hans-Jurgen Krahl) dimorano i lupi», fu il suo graffito.
Il 6 agosto 1969, improvvisamente,
Adorno morì. Le sue lezioni erano state spesso disturbate nel semestre estivo.
L’azione più nota fu il cosiddetto “attentato dei seni”, quando alcune
studentesse, durante la lezione, sbalordirono Adorno mettendo a nudo la parte
superiore del corpo. Ci furono anche atti di barbarie; però la leggenda secondo
cui gli studenti sarebbero stati la causa della morte di Adorno, è priva di
fondamento. In realtà Adorno fu vittima di un infarto provocato dal superlavoro
e da dolorosi eventi di natura privata. Ai suoi funerali presero parte molti dei
suoi studenti. Nelle parole di Krahl, pronunciate davanti alla tomba, si
sentiva sia la grande ammirazione sia una critica che, peraltro, oggi —
retrospettivamente - mi appare piuttosto astratta.
Rimase in noi comunque la sensazione
di aver agito nei suoi confronti in modo sbagliato.
Da '68. Una storia aperta,
Supplemento a “L'Espresso”, 25 gennaio 1988
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