18 marzo 2018

LEONARDO SCIASCIA e GIROLAMO LI CAUSI

Momò Li Causi a Portella della Ginestra

Li Causi e Palmiro Togliatti

  
Vito Catalano, nipote di Leonardo Sciascia, stamattina affettuosamente mi ha invitato a fare una ricerca storica sui rapporti che suo nonno ebbe nell'ultimo dopoguerra con Girolamo Li Causi, Emanuele Macaluso e Luigi Cortese. Per iniziare mi pare opportuno ricordare il modo sorprendente con cui il laico e scettico scrittore di Racalmuto ha scritto del dirigente comunista termitano (fv)



“Anche se negli ultimi anni si era ritirato dalla politica attiva senza retorica possiamo dire che la sua morte segna una perdita insostituibile, una pena che si aggiunge alla pena: quella per l'amico che non c'è più, quella per l'uomo che ci ha dato una delle più grandi e durevoli lezioni di vita morale”.

Leonardo Sciascia il giorno della morte di G. Li Causi su L'UNITA' del 15 aprile 1977. Due anni dopo, lo stesso Sciascia, pur avendo già rotto con il PCI, scriverà ancora:

“L’uomo di sinistra odierno non vive più come l’uomo di sinistra romantico di un tempo. Un esempio di questo vecchio uomo di sinistra in via d’estinzione? Girolamo Li Causi, una delle figure storiche del Pci, oltretutto fondatore del partito in Sicilia; Li Causi è stato l’unico parlamentare credo che si sia rifiutato di diventare proprietario di una casa. Oggi, i nuovi uomini di sinistra conducono la stessa vita degli uomini di centro e di destra: stesse case, stessi svaghi, stessi ambienti. Ha avuto luogo quella che Pier Paolo Pasolini chiamava omologazione. Tutto questo non impedisce, ovviamente, che il partito comunista abbia rappresentato e continui a rappresentare la parte migliore del paese, vale a dire le persone che lavorano, le persone serie e oneste. […] Il mito dell’Urss e di Stalin serviva ad assicurare al Pci il suo monolitismo e la sua fermezza religiosa. La gente all’epoca non s’aspettava, da quel partito, che offrisse posti di lavoro o favori in seno all’amministrazione o facilitazioni nelle gare d’appalto. Se ne aspettava la rivoluzione, il cambiamento totale, l’accesso a un nuovo modo di vivere e di pensare.
(da Sicilia come metafora. Intervista a L. Sciascia a cura di M. Padovani, Mondadori 1979)



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