17 marzo 2018

RAINER MARIA RILKE SECONDO MARCO NINCI


Lou Salomè e Rainer Maria Rilke

L'AMORE CANTATO E VISSUTO DA RILKE
  Rainer Maria Rilke ebbe da sempre un'idea dell'amore come di un sentimento lontano dalla possessività; intenso, squassante, ma puro e concentrato in se stesso. E in effetti per lui la purezza dell'amore era quella di un sentimento non ricambiato, perché solo in questa situazione l'amore rivelava autenticamente l'essenza di chi amava. In qualche modo ama più profondamente chi si sente abbandonato. Le prime due "Elegie Duinesi", che in seguito avrebbero raggiunto il numero di dieci, furono composte nel Castello di Duino, presso Trieste, dove il poeta era ospite della Principessa "von Turn und Taxis", fra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio del 1912. Nella prima il poeta è travolto da un'ondata proveniente dal passato, mentre passa sotto una finestra da cui giunge il suono di un violino (verso 30: "Gab eine Geige sich ein", "Si donava un violino"). Lo domina l'attesa, come se tutto gli annunciasse un'amata:

Warst du nicht immer
Noch von Erwartung zerstreut, als kündigte alles
Eine Geliebte dir an?

Non fosti tu sempre
Distratto dall'attesa, come se tutto ti annunciasse
Un'amata? (versi 31-33)

A questo punto sorge il ricordo delle donne innamorate, di quelle che amarono con tanta più intensità, quanto più l'oggetto del loro amore era lontano e irraggiungibile:

Sehnt es dich aber, so singe die Liebenden; lange
Noch nicht unsterblich genug ist ihr berühmtes Gefühl.
Jene, due neidest sie fast, Verlassenen, die du
So viel liebender fandst als die Gestillten.

Ma se ti struggi, allora canta le innamorate; per lungo tempo
non è ancora abbastanza immortale il loro celebre sentimento.
Loro, quasi le invidi, le abbandonate, che tu
Trovasti tanto più innamorate che non le placate (versi 36-39).

Le abbandonate, che continuano ad amare, la natura le riprende in se stesse, perché non ha la forza di creare per una seconda volta creature così meravigliose. Infine Rilke fa l'esempio della grande poetessa padovana cinquecentesca Gaspara Stampa, che, pure abbandonata dal conte Collaltino di Collalto, continuò ad amarlo, concentrando la meravigliosa purezza del proprio sentire in uno stupendo canzoniere, un vero diario intimo:

Hast du der Gaspara Stampa
Denn genügend gedacht, dass irgendein Mädchen,
Der der Geliebte entging, am gesteigerten Beispiel
Dieser Liebenden fühlt:; dass ich würde wie sie?

Hai tu abbastanza pensato
A Gaspara Stampa, in maniera che una qualche fanciulla,
A cui sia svanito l'amato, davanti all'esempio esaltato
di questa innamorata abbia questo sentimento: che io divenga come lei? (versi 45-48)

E' una poesia lontana nel tempo, niente affatto attuale. Nessuno oggi scriverebbe versi come questi. Eppure c'è qualcosa di eterno, di metafisico, in questa intuizione dell'anima femminile.

MARCO NINCI

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