Nella storia dell’intelletto, fatta eccezione per
Marx, l’avventura di Nietzsche non ha equivalenti; non avremo mai finito di
riparare l’ingiustizia che gli è stata fatta. Si conoscono senza dubbio
filosofie che sono state tradotte, e tradite, nella storia. Ma fino a Nietzsche
e al nazionalsocialismo, non v’è esempio che un pensiero tutto illuminato dalla
nobiltà dilaniata di un animo eccezionale sia stato illustrato agli occhi del
mondo da una parata di menzogne, e dallo spaventoso ammucchiarsi di cadaveri
nei campi di concentramento. […]
Aveva creduto al
coraggio congiunto all’intelligenza, ed è questo appunto ciò che chiamava
forza. In suo nome, si è volto il coraggio contro l’intelligenza; e questa
virtù che fu veramente sua si è così mutata nel suo contrario: la violenza
dagli occhi accecati. Aveva confuso libertà e solitudine, secondo la legge di
uno spirito fiero. Eppure la sua “solitudine profonda del meriggio e di mezzanotte”
s’è perduta nella folla meccanizzata che ha finito per straripare sull’Europa.
Difensore del gusto classico, dell’ironia, della frugale impertinenza,
aristocratico che ha saputo dire che l’aristocrazia consiste nel praticare la
virtù senza chiedersi perché, e che si deve dubitare di un uomo che abbia
bisogno di ragioni per serbarsi onesto, smanioso di dirittura (“quella
dirittura fattasi istinto, passione”), servitore pertinace di quella “equità
somma della suprema intelligenza cui è nemico mortale il fanatismo”, trent’anni
dopo la sua morte il suo stesso paese lo ha eretto a precettore di menzogna e
di violenza, e ha reso odiosi concetti e virtù che il suo sacrificio aveva
fatti ammirevoli.
Albert Camus, da L'uomo in rivolta
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