Che i cani da guardia
a volte mordano anche il padrone è una banalità. Dunque non afferma
nulla di nuovo uno studio sulle deviazioni dei corpi “speciali”
edito da il Mulino. La cosa non banale è che l'autore non è un
anarchico, ma un generale dell'Esercito italiano. Un libro
interessante, in particolare il capitolo sulla “fame” di potere
dei carabinieri.
Siegmund Ginzberg
Templari e SS Fatti e
misfatti dei corpi scelti
Cos'è che accomuna gli
eunuchi imperiali dell'antica Cina, i giannizzeri, i gesuiti, le SS,
i quant, i maghi matematici del trading quantitativo, i pasdaran e i
carabinieri? Che sono corpi a sé, di élite, con fortissimo senso di
appartenenza e con regole proprie che li distinguono dagli altri, al
servizio e a difesa dei poteri reali: il Figlio del Cielo, il
Sultano, il Papa (anzi, Dio), il Führer, la grande finanza, lo
Stato. Che quasi sempre a fianco di un prestigio speciale, di doveri
speciali, hanno anche privilegi speciali, insomma tendono a farsi
"casta".
Che coltivano la propria
indipendenza dagli stessi poteri che li hanno creati, interagiscono
con e si infiltrano negli altri poteri istituzionali, sviluppano una
sorta di hegeliana dialettica servo-padrone nei loro confronti,
covano – o vengono sospettati, il che è lo stesso, di covare –
ribellioni. E, quando questo accade, spesso vengono brutalmente
ridimensionati o eliminati dai poteri di cui sono al servizio, quando
non siano prima loro a far cadere i loro protetti.
È il filo conduttore
dell'ultimo libro del generale Fabio Mini: I guardiani del potere.
Eunuchi, templari, carabinieri e altri corpi scelti ( Il Mulino). La
sua è una carrellata che attraversa secoli e continenti, ricca quasi
ad ogni pagina di suggestioni, curiosità storiche e spunti che
rimandano al presente, fatti e interrogativi che, se non sempre hanno
una risposta, hanno il merito di suscitare altri interrogativi. Non
manca e non guasta neanche la fantasia.
Il tema di chi può fare
la guardia ai guardiani è antico quanto il pensiero occidentale. E
Mini sa di cosa parla. Dopo l'Accademia militare di Modena e la
laurea in Scienze strategiche si è specializzato in scienze
umanistiche. È stato addetto militare a Pechino. Scrive degli
eunuchi di corte Ming e Qing che governavano al posto degli
imperatori (e finivano ammazzati quando questi decidevano di
riprendersi le proprie prerogative), con la stessa competenza con cui
tratta della guardia pretoriana dell'antica Roma, dei Templari che si
erano distinti nelle Crociate e, per aver acquisito troppo potere,
furono tutti giustiziati dal re di Francia, e dei giannizzeri, che
dopo essere stati a lungo il pilastro del potere dei sultani
ottomani, furono da loro sterminati. È generale di corpo d'armata, è
stato capo di Stato maggiore del Comando Nato per il Sud Europa. È
insomma uno ben addentro ai segreti e ai meccanismi della
professione. Quel che si dice un insider.
Ogni tipo di potere, in
ogni epoca, ha bisogno di guardiani di tipo diverso. Ma certe
dinamiche appaiono costanti. Secondo Mini «il sistema che crea i
guardiani li esalta, li alletta e lentamente li corrompe piegandoli
alle logiche curiali, alla forza del denaro, alle attrattive della
carriera e alle promesse dei potenti». Ma poi succede che, «quando
cominciano ad essere troppo simili a loro, scoprono di poter
costituire un proprio potere autonomo, di casta o di banda: perdono
dimestichezza con le strategie e diventano esperti di manovre di
corridoio, sostituiscono le finalità istituzionali con quelle di
corpo». Succede nelle migliori famiglie. Anche ai corpi "molto
speciali" che Mini definisce "Guardiani di Dio" o
"Guardiani del partito". Capita che estendano il proprio
controllo su tutte le altre istituzioni, e poi si dissanguino in
conflitti di potere. In periodi di grande crisi vengono accolti come
salvatori. Ma poi si concentra su di loro l'odio verso i loro
tutelati. Crollano ignominiosamente con loro o vengono da loro
eliminati.
C'è un ricco capitolo
sulle vicende delle Sa, la milizia che aveva portato Hitler al
potere, e sulle Ss che dopo aver sanguinosamente fatto fuori le Sa,
si erano affermate come i guardiani di tutti gli altri guardiani del
Reich nazista. Stalin aveva espresso ammirazione e ordinato uno
studio su quei meccanismi. Mi sarei aspettato un analogo capitolo
sulle ricorrenti e altrettanto brutali decapitazioni staliniane
nell'Armata rossa e ai vertici dei Servizi, non che del Partito
(formalmente il guardiano dei guardiani). Poteva essere un modo per
sollevare il problema di quanto la Russia di Putin e la sua
nomenklatura di siloviki (uomini provenienti come lui dai servizi e
ora al vertice di tutti i gangli dello Stato e dell'economia) abbia
nel Dna la possibilità di fungere da pilastro e allo stesso tempo da
potenziale minaccia per lo zar di turno.
Per non parlare della
Cina, il gigante che sta dando al mondo un esempio terrificante di
come economia, ordine e persino il consenso possano fiorire senza
democrazia. La Cina di Mao si era fondata sulla "canna del
fucile" e sul mito del grande corpo "diverso da tutti gli
altri", l'Esercito popolare di Liberazione. La rivoluzione
culturale aveva contrapposto una cordata militare all'altra. L'ultima
epurazione ha travolto il potente capo della Sicurezza Zhou Yongkang,
che pure aveva al suo comando un bilancio astronomico e un numero di
effettivi superiore a quelli delle forze armate.
E le democrazie? La parte
più ampia, documentata, e inquietante del libro tratta dei
carabinieri e di alcuni episodi misteriosi della nostra storia
repubblicana, dal tintinnio della sciabole del generale De Lorenzo,
agli intrecci da mezzo secolo ancora inspiegati tra "guardiani",
eversione, mafia e politica. Si dirà: sempre le stesse cose che
ritornano, come per la Tangentopoli dell'Expo. Ma cose di cui ne va
ben più che di croniche ruberie.
Fa impressione leggere
che l'intenzione dichiarata dei golpisti e tramatori, degli
schedatori a fini di ricatto dei "peccati" dei politici,
delle collusioni inconfessabili con terrorismo, eversione e mafia,
della P2, era sì tutelare l'ordine, arginare il "pericolo
comunista", ma anche "far fuori i politici", mettere
freno alla "rissa dei partiti sulle riforme", Be', a
scardinare e screditare i partiti, ci sono riusciti anche senza
golpe, viene da pensare.
Così come fa impressione
leggere, con riferimento esplicito alla Benemerita, che «come se non
bastassero i problemi e i traumi connessi ai rischi della
professione, i carabinieri cercano di crearsene degli altri con la
competizione con le altre forze dell'ordine, con la ricerca di nuovi
incarichi e settori in cui esercitare la propria autorità e nella
frenetica lotta interna, fratricida, per posti migliori, incarichi di
prestigio e per la carriera». Consiglio di Stato, Corte dei conti,
Quirinale, Nato e altri organismi internazionali per i più
ambiziosi, amministrazioni locali o impieghi e consulenze nel privato
per gli altri. La cosa curiosa è che mentre «in ogni Paese del
mondo una tale diffusione da parte di una "categoria"
qualsiasi, ma soprattutto militare, costituirebbe un rischio per la
stabilità e l'equilibrio dei poteri», in Italia sia «considerata
una garanzia ». Che, giustamente preoccupati delle molte pagliuzze,
si sia persa di vista la trave?
La repubblica – 16
maggio 2014
Fabio Mini
I guardiani del
potere. Eunuchi, templari, carabinieri e altri corpi scelti
Il Mulino
euro 16
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