Il http://ilguglielmo.blogspot.it/ ieri ha provato a manipolare (“sollecitare”
avrebbe detto uno dei miei autori preferiti) il brano di un antico articolo di Leonardo Sciascia, riprodotto in questo blog ,
nel tentativo maldestro di far dire all'autore del testo e allo scrivente che
lo citava cose che non stanno nè in cielo nè in terra. Avverto, per l'ultima
volta, il responsabile del suddetto blog che il reato di diffamazione, a seguito
della sentenza n.8328 del 1 marzo 2016 della Cassazione, oggi può essere
commesso anche tramite internet e che in tal caso il reato perseguibile è
aggravato ai sensi dell’art. 595, comma terzo, del nuovo Codice Penale.
9 gennaio 2017 francesco virga
Riporto di seguito il brano dell'articolo di Leonardo Sciascia sia nella forma in cui è stato pubblicato in questo blog, che nella forma integrale in cui è reperibile nell'archivio de L'ORA:
A sera alta per Barcellona. Campane e prostitute
Leonardo Sciascia
Non so se il proverbio ( Dove che xe campane xe anca putane ) che lega
l’esistenza della prostituzione a quella delle campane sia da
intendere nel senso che dove c’è un campanile, e dunque un paese,
il fenomeno si verifica; o non piuttosto nel senso che il fenomeno si
appartiene ai paesi cattolici. Ma qualche che sia il senso del
proverbio, certo è che la prostituzione è particolarmente
rigogliosa nei paesi cattolici, e quasi inavvertibile nei paesi
protestanti. Non si può non tener conto, naturalmente, delle
condizioni economiche; ma dove la temporalità cattolica ha avuto ed
ha stabile dominio, coesistono le condizioni dell’arretratezza
economica e del rilasso morale. Certi paesi, in Sicilia, erano
indicati – campanilisticamente, dagli abitanti di altri paesi –
come di larghe vedute in fatto di morale sessuale: ed erano quelli
dove il clero secolare e comunità monastiche più si addensavano. E
non occorre ricordare la morale vigente nel quartiere di San Nicola a
Catania, quando l’omonimo convento vi fioriva: De Roberto ne ha
dato rappresentazione viva e precisa. E queste considerazioni, questi
ricordi, mi vengono camminando a sera alta per Barcellona: tra la
calle de Fernando e la Puerta de la Paz. Ma bisogna aggiungere che
c’è in giro una quantità di marinai americani snelli, lindi,
rosei che sembrano usciti dai films dei tempi di Fred Astaire, e che
qui si accompagnano alle prostitute più lerce.
In Spagna
c’è un boom…all’italiana
In quanto a
dittature di classe quella franchista è di una coerenza perfetta. Il fascismo
di casa nostra aveva dei cedimenti demagogici: faceva qualche scuola,
migliorava le condizioni degli insegnanti, tentava qualche riforma, formulava
propositi contro il latifondo. In Spagna niente di tutto questo. Le ultime
scuole, a Madrid, le ha fatte costruire la Repubblica; quelle venute su in
questi anni sono scuole confessionali, cattoliche, che non tutti possono
pagarsi e che non basterebbero in ogni caso a contenere tutta la popolazione
scolastica che resta fuori dalle scuole statali. Lo stipendio di un maestro
delle elementari è di circa tremila pesetas, vale a dire trentamila
lire: e non è poi vero che la vita in Spagna sia meno cara che in Italia. In
pieno boom ci sono paesi con due cinematografi e nessuna scuola: chi
può, va a imparare a leggere, scrivere e far di conto da uno che appena conosce
le cose che insegna, e pagando un “duro”,cioè cinquanta lire, ogni sera.
Esattamente come cent’anni fa al mio paese: sorgeva uno splendido teatro
comunale, ma i ragazzi andavano a scuola serale da un prete.
Perché in
Spagna c’è il boom, un boom all’italiana: un qualcosa di simile a quello
edilizio di Agrigento, che si sa come è andato a finire. E vien fatto di
pensare che in fondo una dittatura di tipo fascista è qualcosa di molto simile
a una cattiva democrazia, e che non abbiano poi fatto una gran strada. Un
fascismo scaltro può avere il suo miracolo economico né più né meno che una
democrazia di un certo tipo. E i miracolati sono in ogni caso di uguale
estrazione: padri, figli, nipoti e mezzani del regime.
Non so se il proverbio che lega
l’esistenza della prostituzione a quella delle campane sia da
intendere nel senso che dove c’è un campanile, e dunque un paese,
il fenomeno si verifica; o non piuttosto nel senso che il fenomeno si
appartiene ai paesi cattolici. Ma qualche che sia il senso del
proverbio, certo è che la prostituzione è particolarmente
rigogliosa nei paesi cattolici, e quasi inavvertibile nei paesi
protestanti. Non si può non tener conto, naturalmente, delle
condizioni economiche; ma dove la temporalità cattolica ha avuto ed
ha stabile dominio, coesistono le condizioni dell’arretratezza
economica e del rilasso morale. Certi paesi, in Sicilia, erano
indicati – campanilisticamente, dagli abitanti di altri paesi –
come di larghe vedute in fatto di morale sessuale: ed erano quelli
dove il clero secolare e comunità monastiche più si addensavano. E
non occorre ricordare la morale vigente nel quartiere di San Nicola a
Catania, quando l’omonimo convento vi fioriva: De Roberto ne ha
dato rappresentazione viva e precisa. E queste considerazioni, questi
ricordi, mi vengono camminando a sera alta per Barcellona: tra la
calle de Fernando e la Puerta de la Paz. Ma bisogna aggiungere che
c’è in giro una quantità di marinai americani snelli, lindi,
rosei che sembrano usciti dai films dei tempi di Fred Astaire, e che
qui si accompagnano alle prostitute più lerce.
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