06 gennaio 2017

L. SCIASCIA, Campane e buttane

A sera alta per Barcellona. Campane e prostitute 

Leonardo Sciascia

Non so se il proverbio ( Dove che xe campane xe anca putane ) che lega l’esistenza della prostituzione a quella delle campane sia da intendere nel senso che dove c’è un campanile, e dunque un paese, il fenomeno si verifica; o non piuttosto nel senso che il fenomeno si appartiene ai paesi cattolici. Ma qualche che sia il senso del proverbio, certo è che la prostituzione è particolarmente rigogliosa nei paesi cattolici, e quasi inavvertibile nei paesi protestanti. Non si può non tener conto, naturalmente, delle condizioni economiche; ma dove la temporalità cattolica ha avuto ed ha stabile dominio, coesistono le condizioni dell’arretratezza economica e del rilasso morale. Certi paesi, in Sicilia, erano indicati – campanilisticamente, dagli abitanti di altri paesi – come di larghe vedute in fatto di morale sessuale: ed erano quelli dove il clero secolare e comunità monastiche più si addensavano. E non occorre ricordare la morale vigente nel quartiere di San Nicola a Catania, quando l’omonimo convento vi fioriva: De Roberto ne ha dato rappresentazione viva e precisa. E queste considerazioni, questi ricordi, mi vengono camminando a sera alta per Barcellona: tra la calle de Fernando e la Puerta de la Paz. Ma bisogna aggiungere che c’è in giro una quantità di marinai americani snelli, lindi, rosei che sembrano usciti dai films dei tempi di Fred Astaire, e che qui si accompagnano alle prostitute più lerce.

Leonardo Sciascia, “L’Ora”, 20 agosto 1966





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