A sera alta per Barcellona. Campane e prostitute
Leonardo Sciascia
Non so se il proverbio ( Dove che xe campane xe anca putane ) che lega
l’esistenza della prostituzione a quella delle campane sia da
intendere nel senso che dove c’è un campanile, e dunque un paese,
il fenomeno si verifica; o non piuttosto nel senso che il fenomeno si
appartiene ai paesi cattolici. Ma qualche che sia il senso del
proverbio, certo è che la prostituzione è particolarmente
rigogliosa nei paesi cattolici, e quasi inavvertibile nei paesi
protestanti. Non si può non tener conto, naturalmente, delle
condizioni economiche; ma dove la temporalità cattolica ha avuto ed
ha stabile dominio, coesistono le condizioni dell’arretratezza
economica e del rilasso morale. Certi paesi, in Sicilia, erano
indicati – campanilisticamente, dagli abitanti di altri paesi –
come di larghe vedute in fatto di morale sessuale: ed erano quelli
dove il clero secolare e comunità monastiche più si addensavano. E
non occorre ricordare la morale vigente nel quartiere di San Nicola a
Catania, quando l’omonimo convento vi fioriva: De Roberto ne ha
dato rappresentazione viva e precisa. E queste considerazioni, questi
ricordi, mi vengono camminando a sera alta per Barcellona: tra la
calle de Fernando e la Puerta de la Paz. Ma bisogna aggiungere che
c’è in giro una quantità di marinai americani snelli, lindi,
rosei che sembrano usciti dai films dei tempi di Fred Astaire, e che
qui si accompagnano alle prostitute più lerce.
Leonardo Sciascia, “L’Ora”, 20 agosto 1966
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