Il brano precedente del grande scrittore siciliano fa parte di una serie di articoli, pubblicati dal giornale L'Ora nell' agosto del 1966, a seguito di un viaggio in Spagna compiuto da Sciascia. Il pezzo era preceduto dal seguente brano intitolato C'è un boom...all'italiana:
In Spagna c’è
un boom…all’italiana
In quanto a
dittature di classe quella franchista è di una coerenza perfetta. Il fascismo
di casa nostra aveva dei cedimenti demagogici: faceva qualche scuola,
migliorava le condizioni degli insegnanti, tentava qualche riforma, formulava
propositi contro il latifondo. In Spagna niente di tutto questo. Le ultime
scuole, a Madrid, le ha fatte costruire la Repubblica; quelle venute su in
questi anni sono scuole confessionali, cattoliche, che non tutti possono
pagarsi e che non basterebbero in ogni caso a contenere tutta la popolazione
scolastica che resta fuori dalle scuole statali. Lo stipendio di un maestro
delle elementari è di circa tremila pesetas, vale a dire trentamila
lire: e non è poi vero che la vita in Spagna sia meno cara che in Italia. In
pieno boom ci sono paesi con due cinematografi e nessuna scuola: chi
può, va a imparare a leggere, scrivere e far di conto da uno che appena conosce
le cose che insegna, e pagando un “duro”,cioè cinquanta lire, ogni sera.
Esattamente come cent’anni fa al mio paese: sorgeva uno splendido teatro
comunale, ma i ragazzi andavano a scuola serale da un prete.
Perché in
Spagna c’è il boom, un boom all’italiana: un qualcosa di simile a quello
edilizio di Agrigento, che si sa come è andato a finire. E vien fatto di
pensare che in fondo una dittatura di tipo fascista è qualcosa di molto simile
a una cattiva democrazia, e che non abbiano poi fatto una gran strada. Un
fascismo scaltro può avere il suo miracolo economico né più né meno che una
democrazia di un certo tipo. E i miracolati sono in ogni caso di uguale
estrazione: padri, figli, nipoti e mezzani del regime.
Leonardo Sciascia, L'ORA, 20 agosto 1966
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