Céline razzista e hitleriano
Dell’antisemitismo di Louis-Ferdinand Destouches (1894-1961), in arte Céline, si era già detto e scritto tanto. Eppure, un libro di 1200 pagine, appena uscito a Parigi (dove già fa polemica), va oltre, dimostrando, prove alla mano, che lo scrittore, geniale ed esagerato, paranoico e apocalittico, non era solo un antisemita nelle parole, ma anche negli atti: il suo odio contro gli ebrei si tradusse in delazioni e connivenze con i nazisti.
Ci hanno lavorato quindici anni, Annick Duraffour e Pierre-André Taguieff, specialisti dell’antisemitismo, a Céline, la race, le juif: légende littéraire et verité historique, pubblicato da Fayard. Partono da quei tre pamphlet, già conosciuti (ma mai ripubblicati da allora: si oppone da sempre l’ultima moglie, Lucette, che è ancora viva, ha 104 anni), usciti fra il 1937 e il ’41 (Bagatelle per un massacro, La scuola dei cadaveri e Le belle rogne). Lì il romanziere maledetto spiegava chiaro e tondo che «gli ebrei sono i nemici innati dell’emotività ariana».
Al di là della letteratura, però, Céline ebbe contatti con il Welt-Dienst, l’agenzia nazista specializzata nella propaganda antisemita a livello internazionale, ed ebbe un legame stretto con il filonazista canadese Adrien Arcand, che l’accolse a Montréal come «invitato d’onore» all’assemblea del suo movimento. Non solo: si è sempre detto che riguardo alla Shoah Céline non poteva sapere. Ma anche qui i due ricercatori forniscono compromettenti indizi sul fatto che l’autore di Viaggio al termine della notte sapesse, eccome, già dall’estate del 1942. E fece anche delazione, tra gli altri a scapito del dottor Joseph Hogharth, di cui voleva prendere il posto (pure Céline era medico), denunciandolo alle autorità come «straniero ebreo non naturalizzato».
Duraffour e Taguieff ritengono addirittura che fosse un agente dei nazisti nella Parigi occupata, senza comunque avere le prove di un pagamento. D’altra parte, Céline poté godere di tanti benefici, dalla carta a disposizione per pubblicare i suoi libri a un viaggio per motivi medici in Germania, fino al lasciapassare concesso per la Danimarca, quando si ritrovò a Baden-Baden alla fine della guerra, poco prima della liberazione. A Copenaghen, in realtà, finì in carcere per un anno e mezzo per collaborazionismo e fu condannato nel 1950 a Parigi in contumacia a un anno di prigione. Un’amnistia gli permise di ritornare in Francia nel 1952. Ritrovò presto la strada del successo letterario.
Inoltre: Alice Kaplan, Relevé des sources et citations dans "Bagatelles pour un massacre", Le Lérot 1987; Odile Roynette, Un long tourment. Louis-Ferdinand Céline entre deux guerres (1914-1945), Les Belles Lettres 2015.
http://abonnes.lemonde.fr/livres/article/2017/02/08/celine-activiste-et-delateur-hitlerien_5076652_3260.html
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