20 febbraio 2017

TEATRO VIVO A MARINEO












Un Inno alla Vita da Marineo

19 febbraio 2017
In scena ieri, a Marineo, nel nuovo Centro Polifunzionale, l’Inno alla Vita: uno spettacolo
 del “Battello Ebbro” con la regia di Nino Triolo e la collaborazione di Rosa Alba D’Amato.
Circa 500 persone gremivano la sala, e sulla scena si sono alternati uomini, donne, bambini e bambine di Marineo: non attori né attrici, non ballerine né cantanti: erano persone. Persone che si esprimevano con grandissima passione, dedizione, con fervore, con incredibile entusiasmo, di fronte alla loro comunità, quella del loro paese, che applaudiva con entusiasmo le belle scene che si susseguivano, le poesie, i canti, le danze, le riflessioni sulla vita e sulla morte finalmente riunite insieme e rappacificate anche loro.
Accanto a me era seduto il parroco, giovane e brioso, partecipe e attento a tutti i dettagli: perché la cosa bella era che tutti conoscevano tutti, ieri sera. E quando a un certo punto è passato un bambino piccolo piccolo, con una camicia bianca da ometto, che portava un bicchiere d’acqua a un altro bambino e camminava a piccoli passi, un po’ traballante, la lingua di sguincio nella tensione di non versarne nemmeno una goccia, tutto serio e compenetrato in quel suo compito, il sacerdote ha sorriso e ha detto “u picciriddu”, con una tale tenerezza che veramente ho pensato che c’era amore lì dentro.
La Vita era la vera protagonista, quella Vita che ci accomuna tutti e ci unisce nel dolore e nella gioia di ogni giorno, nei conflitti, nelle dissonanze, persino nella morte, un “insetto schifoso” ma invisibile e impossibile da togliere, come diceva Nino, protagonista straordinario de “L’uomo dal fiore in bocca”.
Tutti conoscevano tutti: e il grande dono era quello di riflettersi gli uni negli altri, di applaudire chi era sulla scena e recitava cantava ballava suonava e lo faceva perché? Per tutti gli altri, lo faceva. Per quelli che non erano sulla scena – madri padri fratelli sorelle nonni nonne cugini cugine amici amiche…
Perché è la vita, lo faceva. Non si arrende mai, questa piccola compagnia del “Battello Ebbro”, guidata da un “comandante” come Nino Triolo, che fa le cose perché le fa e basta. Non si arrende di fronte alle difficoltà, le incomprensioni, i cavilli, le assurdità di ogni genere che tenderebbero a disgregarle, le piccole comunità, perché insieme si è forti, insieme si possono spostare le montagne, insieme si è pericolosi, per certuni che delle montagne hanno paura.
E Nino lo sa che un granello di sabbia è inerme e tanti granelli insieme fanno una montagna che invece è forte, e per questo le preferisce, le montagne, come la bella Rocca di Marineo o la sua Carmelina, che gli sta accanto da una vita e dei due non si sa chi è, il più forte.
E’ stato bello oggi sentirgli dire che già lui “L’uomo dal fiore in bocca” lo aveva recitato, nel 1970, insieme a Franco Virga; erano giovani allora, era diverso. “Allora abbiamo recitato il dramma di Pirandello, e io ero l’avventore. Ma ora, ora c’è una vita di mezzo, è diventata un’altra cosa. Ora l’ho sentito veramente“.
E si vedeva, dico io. Si vedevano certi suoi pensieri, si vedeva la commozione, si vedeva in trasparenza, Nino.  L’avventore, pure lui, sembrava vero, nel suo abbassare lo sguardo e non dire più nulla, nel suo fare un passo indietro e rispettare l’ineluttabilità di quel destino.
Grazie, diciamo a Nino e al Battello Ebbro, a tutti quanti di cui non conosco i nomi, a Virgilio Ferrara di cui mi permetto di condividere qui alcune delle bellissime foto e il video e che ringrazio, a Rosa Alba D’Amato, a tutti i bambini e le bambine e in particolare uno, il più presente di tutti, felice prima, durante e dopo lo spettacolo, lui che diceva Vita stando tutto teso, con tutta la forza del suo piccolo corpo e i pugnetti stretti, “Viiiiita”, diceva, con tante i, sorridendo come nessun altro.
Grazie perché quella che hanno fatto è stata una vera e propria restituzione, e non solo ai marinesi, ma a tutti noi, anche a quelli che non c’erano, anche a quelli come me che non sono di Marineo ma si sono sentiti abbracciati lo stesso.
Una sola cosa mi è parsa orribile: la dicitura “Centro Polifunzionale per immigrati regolari“. L’ha voluta il Ministero, questa dicitura.
Si poteva evitare.

Daniela Thomas

Video: Inno alla Vita


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