08 gennaio 2017

PANE E/O LIBERTA'




Solo un genio come Dostoevskij poteva concepire un racconto come La leggenda del grande inquisitore. Di questo racconto, vero libro compreso nel gran libro dei Fratelli Karamàzof, abbiamo già parlato in questo blog. Ma oggi mi piace riprodurre un passo di esso che, vista la crescente miseria materiale e morale che ci circonda, mi sembra particolarmente attuale. fv


Oh mai, mai essi sapranno sfamarsi senza di noi. Nessuna scienza darà loro il pane finché resteranno liberi, e alla fine non potranno che deporre la loro libertà ai nostri piedi e ci diranno «Rendeteci pure schiavi, ma sfamateci». Finalmente capiranno da soli che libertà e pane terreno a piacimento per tutti sono cose fra loro inconciliabili perché mai e poi mai sapranno dividerlo fra loro! E si persuaderanno che non potranno mai essere neppure liberi perché sono deboli, inetti, viziosi e ribelli ... Ci ammireranno e ci riterranno simili a dèi, perché mettendoci alla loro testa, abbiamo accettato di sopportare la libertà e di dominarli tanto li atterrirà alla fine l'essere liberi! Ma noi diremo che obbediamo a te e che governiamo in nome tuo. Così li inganneremo di nuovo perché non lasceremo più che ti accosti a noi. E appunto in questo inganno sarà la nostra sofferenza giacché dovremo mentire. Io ti dico che non vi è per l'uomo affanno più grande che quello di trovare al più presto qualcuno a cui rendere il dono della libertà che quell'infelice ha avuto nascendo. Ma si impossessa della libertà degli uomini solo chi pacifica la loro coscienza. Con il pane ti si offriva una bandiera inattaccabile: dagli il pane e l'uomo ti si inchinerà poiché non vi è nulla di più indiscutibile del pane. ... Anziché impossessarti della libertà umana, tu l'hai potenziata e hai oppresso per sempre con il fardello dei suoi tormenti il dominio spirituale degli uomini. Tu hai voluto il libero amore dell'uomo affinché ti seguisse liberamente, ammaliato e conquistato da te. ... Ma è mai possibile che tu non abbia pensato che alla fine avrebbe contestato anche la tua immagine? 

Fëdor Dostoevskij, da I fratelli Karamàzov

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