DI COSA PARLIAMO (NEL 2013) QUANDO PARLIAMO DI DEMOCRAZIA
Qualche tempo fa Dan Ariely (professore di Behavioural Economics presso la Duke University del North Carolina) e Mike Norton (professore di economia presso la Harvard Business School) hanno domandato a un campione rappresentativo di cittadini statunitensi quale livello di uguaglianza vorrebbero. Hanno anche chiesto agli interpellati qual è secondo loro (in eventuale contrasto con ciò che auspicano) il livello di disuguaglianza reale nella distribuzione della ricchezza negli Stati Uniti. Ottenuti i risultati del sondaggio, i due studiosi li hanno messi a confronto con il reali valori di disuguaglianza presenti nel paese. Ciò che emerge è sufficiente a far sorgere (o a confermare) i peggiori dubbi sul tipo di sistema in cui viviamo, ed è molto ben spiegato e documentato in questo video.
Praticamente il 40% dei cittadini americani meno abbienti (circa 120 milioni di individui, una fetta enorme di popolazione che va dai disoccupati, agli operai, agli insegnanti, a non pochi professionisti) possiede lo 0,3% della ricchezza. L’1% al vertice della piramide sociale concentra nelle proprie mani una quantità di ricchezza di molto superiore alla somma della ricchezza di tutto il primo 80%. Altro dato interessante è che il 93% degli elettori democratici e il 90,5% degli elettori repubblicani vorrebbero (come si vede nella clip) un sistema di distribuzione della ricchezza completamente diverso da quello reale. Anche questo fa sorgere dubbi sull’ipotesi che i regimi democratici sotto determinati profili siano sempre più una questione di onomastica. L’Italia. In Italia si va per famiglie e non per individui. In Italia il 10% delle famiglie più ricche detiene il 50% della ricchezza nazionale. La Grecia. Quante famiglie, quanti milioni di individui ha distrutto e fatto soffrire la crisi greca? Il patrimonio personale dei primi cinque o sei uomini più ricchi del pianeta coprirebbe il debito greco. L’Europa. “L’aspetto realmente triste è che l’euro avrebbe dovuto avvicinare i paesi europei, in modi sia sostanziali che simbolici. Avrebbe dovuto incoraggiare rapporti economici più stretti, e promuovere un senso di identità comune. Invece ha determinato un clima di risentimento e di sdegno, sia da parte dei debitori che dei creditori”, Paul Krugman, recentemente sul «New York Times».
Se la democrazia è bloccata o in certi suoi ingranaggi semplicemente non è più tale, con quali mezzi si può evitare che il mondo torni un luogo dove la linea di confine principale separa gli schiavi dai padroni?
Secondo gli ultimi sondaggi, Alba Dorata è oggi il partito più popolare in Grecia.
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