30 novembre 2013

LA SICILIA DI MARINELLA FIUME



Massimo Maugeri

La Sicilia esoterica di Marinella Fiume



Intervista all'autrice di Massimo Maugeri

Nata a Noto, Marinella Fiume, risiede a Fiumefreddo di Sicilia, cittadina di cui è stata sindaco per un decennio. Laureata in Lettere classiche presso l’Università di Catania, ha insegnato Italiano e Latino e ha svolto la funzione di supervisore di tirocinio presso la scuola di specializzazione per l’insegnamento secondario dell’Università di Catania. Studiosa di antropologia e medicina popolare, ha pubblicato vari saggi di settore; ha scritto alcune voci per il dizionario Italiane, progetto del dipartimento per le Pari Opportunità; ha curato il dizionario biografico illustrato Siciliane. Ha pubblicato romanzi e ha collaborato al libro a più mani Un lenzuolo contro la mafia – Sono vent’anni e sembra domani a cura di Roberto Alajmo.
Ha appena pubblicato il volume Sicilia esoterica. Alla scoperta dei miti e dei riti arcaici dell’isola del sole (Newton Compton).


Ne ho discusso con l’autrice…
- Cara Marinella, come sai sono sempre incuriosito dalle notizie riguardanti la genesi dei libri. Ti chiedo, dunque, di raccontarci come nasce “Sicilia esoterica”… Da quale idea, spunto, suggestione o esigenza?
Fino a pochi anni fa l’esoterismo veniva considerato una controcultura rivolta contro la modernità; gli intellettuali più avvertiti guardavano dall’alto in basso e se ne tenevano alla larga, per non parlare delle Università. Oggi il paradigma è mutato e l’esoterismo viene visto come l’erede di una lunga e ricca tradizione che ha alimentato per secoli la cultura europea e occidentale. L’interesse a un immaginario aperto al mito è anzi frutto del disagio davanti alla povertà spirituale di filosofi e teologi. Il francese Antoine Faivre è stato il primo a essere titolare di una cattedra di “Storia dell’esoterismo occidentale” come specialità all’interno della disciplina accademica “Storia della religioni”, all’École Pratique des Hautes Études, alla Sorbona. Questa cattedra è stata la prima in Europa, in seguito sono state costituite due altre cattedre, nelle università di Amsterdam e di Exeter in Inghilterra. In Italia questi studi, se prescindiamo dalla Psicologia archetipica, sono ancora agli albori, gli storici pensano che si tratti di un tema di scarso valore scientifico e presso il grande pubblico il termine esoterismo è legato ad occultismo e a tante manifestazioni negative, come il satanismo. In realtà, per semplificare, l’esoterismo postula l’esistenza di una tradizione primordiale di cui le varie tradizioni religiose sarebbero frammenti sparsi, più o meno autentici; in tal modo, l’interesse della storiografia si allarga a modi di pensare per lungo tempo emarginati e invece importanti per ricostruire la cultura di un’epoca. Proprio interessandomi ad un fenomeno poco studiato come il megalitismo siciliano, mi sono rafforzata nell’idea che niente meglio della Sicilia potesse prestarsi a una ricostruzione e a una narrazione in chiave esoterica.

- In che modo, in generale, l’analisi degli aspetti esoterici (e della simbologia a essi legata), può contribuire a far conoscere un luogo? E, in particolare, in che modo l’esoterismo può aiutarci a conoscere meglio la Sicilia?

L’isola è un organismo vivente dalla lunghissima storia, una creatura di pietre e stelle, di terra e cielo, un coacervo di saperi di lunga, lunghissima memoria e il suo presente trae senso da questo antichissimo passato; mito e storia ne costituiscono l’essenza. Non è facile comprendere l’essenza profonda della Sicilia, cosa che ho cercato di fare con questo mio libro, perché di essa spesso non ci rimangono che simboli. Non è poco, anzi, ma non è neanche facile cercare di decifrarne il senso nascosto e disseppellirne il significato. Si tratta di ricongiungere ciò che si vede con ciò che non si vede, ciò che c’è con ciò che non c’è più… ed è questo che ho cercato di fare.

- Immagino che tu abbia svolto un’attenta attività di ricerca, propedeutica alla scrittura del libro. Cosa puoi dirci da questo punto di vista?
Ti sembrerà strano, ma ho scritto questo libro in pochi mesi. Come è stato possibile, mi chiederanno i lettori, vista la miniera di informazioni che esso contiene? Perché, in realtà, questo libro l’ho sempre avuto in testa, l’ho covato per anni e mi rendo conto che tutti i libri che ho scritto prima non sono stati che particelle di quest’ultimo. Lo ha capito bene, questo, la mia editor della Newton Compton, Giusi Sorvillo, che mi ha prescelta e mi ha assegnato i tempi per la sua scrittura. Già da quando davo l’esame di Archeologia greco-romana all’Università di Catania, con il mio volumone dell’Arias sotto il braccio visitavo ogni plaga della Sicilia cercando di scoprire al di là di quanto lo studioso non dicesse. Una sorta di grand tour, un mio personale viaggio di formazione alla maniera dei viaggiatori del Sette-Ottocento. Il Ciaceri, poi, diventò una sorta di libro sacro per me. Ho capito ben presto però che questi strumenti non mi bastavano… E mi sono rafforzata in questa convinzione in occasione di un lungo colloquio con la psicoterapeuta junghiana di origine siciliana Bianca Garufi, nella sua casa siculo-giapponese a Trastevere. Ci eravamo ripromesse di fare un viaggio insieme in Sicilia, ma è mancata prima che potessimo sciogliere il voto. Intanto, sin dagli anni Ottanta, approfondivo lo studio delle tradizioni popolari jonico-etnee, di cui possiedo un discreto archivio, della Massoneria, del Mesmerismo e dell’omeopatia in Sicilia nell’Ottocento, mi sono imbattuta così nel fenomeno dello Spiritismo. Mi sono data allo studio dei simboli con la guida di Mircea Eliade, Frazer, Zolla e infine l’Archeoastronomia, una scienza relativamente giovane…

- In epigrafe hai scelto di inserire un passo tratto da “Alì Babà e i quaranta ladroni” da “Le mille e una notte”. Mi riferisco all’aneddoto del «Sesamo, apriti!». Perché questa scelta?
R. Per molte ragioni! Innanzitutto perché questo mio libro che può sembrare un saggio è in realtà il Cuntu dei cunti e basta sfogliare l’indice per accorgersi che ogni capitolo è una storia da cui scaturiscono altre storie. La Sicilia è sempre stata cerniera tra Oriente e Occidente per cui certi accostamenti non sono affatto peregrini. “Le mille e una notte” è un intramontabile romanzo dalle mille storie, raccolte a Bagdad nel 6° secolo da un anonimo; narra di un potente sultano che non crede nella fedeltà delle donne e per questo ogni giorno sposa una vergine, trascorre una notte con lei e la uccide il mattino dopo. Questo ciclo sconvolge tutto il regno fino all’arrivo di una straordinaria fanciulla, il cui nome è Sherazade, che ammalia il sanguinario marito grazie alla sua abilità di affabulatrice: gli racconta storie avventurose e incredibili per 1000 e 1 notte. Così io credo nella capacità del racconto di fermare la morte. Allo stesso modo, la favola di “Alì Babà e i quaranta ladroni”, tratta dallo stesso libro, è sinonimo del disvelamento iniziatico, dell’aprire una porta dietro l’altra di quella grotta scura che è la Sicilia delle tenebre per trovarvi, come per magia, la luce dei tesori che vi sono nascosti. Leggendo il mio libro come un percorso iniziatico, capitolo dietro capitolo, consentiamo al lettore di scoprire una Sicilia di pura luce, aprendo successive porte, gesto che simbolicamente corrisponde allo svelamento di verità nascoste, di sensi occulti. Scopriamo così una successione di mondi, connettiamo ciò che si vede con ciò che non si vede, fino a cercare di raggiungere l’ “anima mundi”, cioè il punto di vista esoterico. Una sorta di viaggio del pellegrino che procede verso Oriente.

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