27 novembre 2013

IL MIO RICORDO DI IGNAZIO BUTTITTA




'GNAZIU CUNTASTORIE A MARINEO
"Datimi na vuci putenti
ca pueta mi sentu"



    Studi recenti hanno evidenziato il carattere fortemente selettivo della memoria
 umana. Oggi si sa molto più di ieri sul suo funzionamento. Si è compresa,
soprattutto, la ragione per cui non si può ricordare tutto nella vita, rilevando
anche l’utilità della dimenticanza e la sua necessità biologica.

   Ma ci sono cose e persone che non si possono dimenticare. Tra queste,
per me, occupa un posto centrale Ignazio Buttitta (1899-1997).
Devo, infatti, in gran parte a lui la mia prima iniziazione politica. Più precisamente ad un suo testo – il famoso Lamentu pi la morti di Turiddu Carnivali – scritto dal poeta nel 19561, che ho sentito cantare, per la prima volta nei primi anni sessanta, dall’indimenticabile Cicciu Busacca. La voce tagliente di questo grande cantastorie è penetrata nel profondo del mio cuore quando avevo meno di quindici anni e da allora la sento ancora risuonare dentro di me insieme agli splendidi versi del poeta:

Ancilu era e nun avia l’ali
nun era santu e miraculi facia
ncelu acchianava senza cordi e scali
e senza appidamenti nni scinnia
era l’amuri lu so capitali
e sta ricchizza a tuttila spartìa
Turiddu Carnivali nnuminatu
e comu Cristu murìu ammazzatu

Vincenzo Consolo mi sembra quello che meglio di tutti ha spiegato le ragioni della forza di questo testo:

Mai forse come in quel momento la poesia era stata così dentro la verità (…). Mai forse così dentro la verità, la poesia, per i gesti e la voce del poeta, per il linguaggio e il sentimento, così dialettali e diretti, così corrispondenti al linguaggio e al sentimento di quelli che lo ascoltavano.2
Mauro Geraci in un suo bel saggio3 ha documentato i rapporti stretti che hanno legato in vita Ignazio Buttitta e Cicciu Busacca e nel Convegno che abbiamo organizzato credo che fornirà ulteriori elementi che aiutino a capire le ragioni della feconda collaborazione che c’è stata tra i due. Erano entrambi dei grandi cuntastorie: Cicciu e‘Gnaziu hanno formato una coppia davvero straordinaria. Insieme, oltre a girovagare con i poveri mezzi del tempo per i paesi della Sicilia contadina, hanno girato il mondo - da Roma a Parigi, da Milano a Mosca – ottenendo consensi dappertutto.

Secondo alcuni studiosi Ignazio Buttitta ha avuto poco a che fare con la poesia colta, e nulla a che fare con “quella pletorica (…) arcadietta di nostalgici di colore locale che scrivono in dialetto le loro malinconie”4; più articolato e problematico è stato il giudizio di P.P.Pasolini5 sul poeta siciliano. Ma non c’è lo spazio quì per approfondire la questione.

Con Marineo il poeta ha avuto un rapporto speciale. Infatti, oltre a dedicare alcune sue composizioni al paese, ha dato il suo generoso contributo alle feste della sezione del PCI locale e contribuito in maniera decisiva al successo del Premio Internazionale  di Poesia “Citta di Marineo”.

Marineo lì 5 settembre 2010            Franco Virga
1 Il testo ha avuto una prima edizione nel 1956 ed una seconda, riveduta e corretta, incisa nel disco intitolato “Lu trenu di lu suli”, nel 1963.
2 V. Consolo, Un poeta popolare, Il Mattino, 30.10.1993
3 M. Geraci, Le ragioni dei cantastorie. Poesia e realtà nella cultura popolare del Sud, Roma 1996.
4 Giorgio Caproni, cit. da Gian Luigi Beccaria, Diualetto, letteratura e Buttitta, in Atti del Convegno organizzato dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Universita di Palermo nel dicembre 2000, pag.43.

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