IL CERCHIO DELLA TRADIZIONE
Viola Zangirolami
Martedì 26 Novembre 2013 http://www.reteitalianaculturapopolare.org/
Si dice che la Sardana sia il ballo catalano per eccellenza.
Si danza
in circolo, non solo in Catalunya, ma anche ad Andorra e nel Rossellón.
Anima le “festas majors”, nei paesi come nelle grandi città. Altre
volte, semplicemente, si organizzano grandi raduni danzanti, per esempio
di fronte alla cattedrale di Barcelona, il sabato pomeriggio, o nella
piazza Jaume I, la domenica pomeriggio. Solitamente accade in primavera
ed estate: il 3 di novembre, dunque, è stato per pura fortuna che ho
potuto assistere ad uno di questi eventi.
Questo
ballo tradizionale, nella sua forma attuale, apparve nell’Empordà
(Girona) intorno alla metà del 1800. Si trattava, però, dell’evoluzione
di altri balli esistenti già nel 1500: in particolare il Contrapàs, danza
semi-liturgica, ballata in catena da soli uomini, a rappresentare
l’organizzazione gerarchica e sociale della comunità. Il Contrapàs si
danzava in semicerchio: il primo danzatore a sinistra dominavail gruppo,
indicando i passi e le figure da compiere nella coreografia.
Nella
prima metà del secolo XIX, le esecuzioni di Contrapàs si fecero sempre
più rare. Allo stesso tempo, però, la figura del danzatore a sinistra
acquisì importanza nel Contrapàs, fino a creare un nuovo genere, una
primigenia versione della Sardana: la Sardana Corta. A partire da questa danza, nel corso del secondo terzo del 1800, si sviluppò la Sardana Larga –
il nome stesso ne evidenzia l’estensione. Questo passaggio ebbe come
precursore un certo Pep Ventura (1817-1875), che riformò la struttura
musicale della Sardana Corta e la ampliò. Originario della zona di
Empordà, Ventura fu anche il principale responsabile del propagarsi
della Sardana a fine 1800, quando aveva già assunto la sua forma
attuale.
Nel primo
quarto del 1900 si produssero frequenti esecuzioni della Sardana e si
verificò un’intensa, più generica “attività sardanista”. Sorsero centri
di studio teorico e associazioni che si riunivano periodicamente per
realizzare coreografie di Sardana. In seguito, questa danza continuò
a godere di un certo successo popolare, anche perché ammette un numero
alquanto variabile di coppie, a creare la tipica alternanza uomo-donna
che forma il cerchio e, almeno nelle sue esecuzioni di piazza aperte al
pubblico, non richiede particolari abilità fisiche (diversamente accade
per il "Bàsic d'Honor", la competizione nazionale di Sardana di
Catalunya). Questa diffusione, come altri processi culturali in corso
prima degli anni Trenta del Novecento, subì una brusca frenata con
l'ascesa della Dittatura. Il regime
franchista, infatti, in nome del nazionalismo fascista proibì ogni
manifestazione linguistica e culturale catalana. I circoli danzanti
della Sardana, seppur più rari, si ersero allora a immagine di libertà
contro l'oppressore. Prendersi per mano significò allora enfatizzare
l’unità del popolo catalano e la postura eretta dei danzatori si
trasformò in un atteggiamento di orgoglio nel sentirsi parte della
propria cultura.
ln
generale, il suo carattere elastico, aperto a partecipanti di qualsiasi
genere, età e cultura, ha reso la Sardana un simbolo di fratellanza e
accoglienza dell’alterità.
Purtroppo,
il mio video non restituisce lo spettacolo della piazza danzante, di
fronte alla cattedrale, una domenica di sole autunnale. Immaginatevi di
guardare dentro un qualche inedito caleidoscopio, di vedervi centinaia
di persone unite in figure circolari che si moltiplicano e si
moltiplicano. I cerchi si formano al suono della musica, sempre più
numerosi, variegati, piccoli e grandi, rapidi e lenti. Cerchi di vecchi e
cerchi di giovani, contigui e rotandi come gli ingranaggi di un vecchio
orologio.
Generare, tramandare, tradire, rigenerare.
Il tempo della tradizione è senza dubbio circolare.
VIDEO: La Sardana (Consiglio di masticare chewing gum, questo video da' il mal di mare. Troppa, troppa gente.)
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