17 novembre 2013

L'AMERICA VISTA DA G. SAUNDERS



L’America vista da George Saunders

Arriva anche in Italia l'ultimo libro di uno degli autori più amati dalla critica. Dieci racconti che fotografano inesorabilmente la società americana


Quando si dice che il Nobel ad Alice Munro è una sorta di Nobel a un genere letterario si dice il vero. Quando si ricorda che dietro alla Munro esistono stuoli di eccellenti scrittori che nel corso della propria carriera si sono cimentati solo con questo genere letterario, e cioè il racconto, si dice un’ovvietà. Però in qualche misura può essere meno ovvio immaginare che il fregio apposto dall’Accademia di Svezia sul petto dell’autrice canadese permetta a molti di questi scrittori di godere di un’attenzione maggiore, perlomeno da parte di chi ha il diritto sacrosanto di non prestare attenzione a tutte le cose di possibile valore che circolano nel complesso e sterminato panorama della narrativa contemporanea mondiale.
Tutto ciò per arrivare a un’altra ovvietà, che sta nel ricordare che George Saunders, americano, classe 1958, è uno di quei tizi che dovreste proprio leggere almeno una volta nella vita. Benintesi, è un consiglio, è solo per il vostro bene, come sempre quando si parla di letteratura. Il suo ultimo libro, pubblicato in Italia come ormai d’abitudine da Minimum Fax, si intitola Dieci dicembre(traduzione di Cristiana Mennella). E sono racconti, naturalmente, dieci racconti in duecento pagine e rotte, alcuni dei quali davvero, davvero splendidi.
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Saunders, molti lo sanno, è uno che gioca solo se la posta è alta. Nelle sue storie troverete difficilmente percorsi lineari e scenari rassicuranti: no, qui si tratta di donne e uomini con molti problemi, pieni zeppi di problemi, spesso di testa, e che di solito si muovono in piccoli mondi spuri. Mondi reali screziati di irrealtà, si potrebbe dire, e la dote maggiore di Saunders pare proprio quella di inserire minuscoli elementi di straniamento in contesti che apparentemente non faticheremmo a considerare normali. Come le fanciulle decorative immigrate – come altro le vorremmo provare a chiamare, in tre parole? – protagoniste, laterali ma cruciali, di quello che è il racconto più lungo e probabilmente più bello di questa racconta, Le ragazze Semplica. Come le pillole di Fiasco cavalleresco, o le esasperazioni di Al Roosten.
Poi ci sono escursioni nella fantascienza pura, come Fuga dall’Aracnotesta, e slanci di iper-realismo che fanno a fette la provincia americana come Il cagnolinoGiro d’onore o Casa (è qui che si vota per il secondo racconto classificato? Ok, allora ecco la crocetta). E l’America di Saunders gronda sangue, ne viene giù dappertutto, e l’idea di società a cui c’ha portato oggi, nel 2013, l’american dream ne esce non meno esangue, e con le ossa rotte, anzi fracassate. ForseDieci dicembre non sarà «il più bel libro che leggerete quest’anno», come sentenzia il New York Times Magazine, ma di sicuro sarete felici di averlo letto.
@giovdoz



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