Il ministro Poletti deve rispondere al Paese Non basta dire “non sapevo”. Non si tratta di una semplice foto scattata, ma di un rapporto continuativo durato anni.
Roberto Saviano
Ministro, ci
spieghi quella cena
“A DOMANDA risponde”
è l’espressione usata nei verbali per differenziare una
dichiarazione spontanea da una dichiarazione sollecitata da una
domanda degli inquirenti. Il ministro Giuliano Poletti non deve
rispondere ai magistrati perché non è indagato.
NÉ COINVOLTO nell’inchiesta “Mafia capitale”. Quindi la sua dichiarazione non dovrebbe essere trascritta come “a domanda risponde” ma, piuttosto, come dichiarazione spontanea. Perché dovrebbe spiegare non ai pubblici ministeri che si occupano di reati, ma al paese, il rapporto che pare esserci tra lui e Salvatore Buzzi, presidente di un grande consorzio di cooperative legate alla Legacoop e braccio destro del boss Massimo Carminati. Che ci faceva, Poletti, quando non era ancora ministro ma presidente di Legacoop Nazionale, nel 2010, a una cena di ringraziamento organizzata proprio da Buzzi per tutti «i politici che ci sono a fianco»?
Salvatore Buzzi ha ucciso ed è stato condannato a 24 anni per omicidio. Ex impiegato di banca vicino all’estrema sinistra, è diventato uno degli uomini più rilevanti dell’imprenditoria capitolina. Massimo Carminati, formazione di estrema destra. Il suo uomo più fidato, Salvatore Buzzi, formazione di estrema sinistra. Ma con l’ideologia i due non hanno più nulla a che fare. Loro unico obiettivo sono i soldi.
Dopo aver scontato la
pena, Buzzi si è reinventato come geniale organizzatore del “terzo
settore”: gestisce una galassia di società che raccolgono ex
detenuti. Ma non solo, perché così definisce la sua Onlus: «La 29
Giugno è cooperativa sociale di tipo b nata a Roma nel 1985 ed ha
come scopo sociale l’inserimento lavorativo delle persone
appartenenti alle categorie protette svantaggiate, disabili fisici e
psichici, tossicodipendenti ed ex, e più in generale delle persone
appartenenti alle fasce deboli della società (senza fissa dimora,
vittime della tratta, immigrati)».
Attraverso rapporti diretti con la politica e con la mediazione criminale di Carminati, Buzzi arriva a mettere le mani sugli appalti che contano. In questa intercettazione la sintesi del suo business: Buzzi: «Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno». Il bilancio pluriennale 2012/2014 di Roma Capitale è condizionato dall’organizzazione mafiosa per ottenere l’assegnazione di fondi pubblici, per rifinanziare i campi nomadi, per la pulizia delle aree verdi e per minori per l’emergenza Nord Africa. Ribadisco la domanda: perché Poletti era a quella cena? Era presidente di Legacoop? Non è risposta sufficiente.
Quella era una cena di
ringraziamento: e la presenza del presidente non era necessaria. In
quella foto si vedono molti altri invitati. È una classica cena
sociale organizzata in un centro d’accoglienza della cooperativa 29
Giugno. C’è l’ex sindaco Gianni Alemanno, c’è l’ex capo
dell’Ama Franco Panzironi (arrestato con Buzzi), c’è un
esponente del clan dei Casamonica, c’è il dimissionario assessore
alla Casa Daniele Ozzimo (al tempo consigliere Pd e pure lui
indagato), c’è il portavoce dell’ex sindaco Sveva Belviso e c’è
Umberto Marroni, parlamentare Pd (Buzzi in un’intercettazione
dichiara che proverà a lanciarlo alle primarie democratiche per il
sindaco di Roma).
Il ministro non conosceva
Buzzi e il suo modus operandi ? Da presidente della Legacoop
immaginiamo non potesse conoscere il dna di tutte le cooperative: ma
nemmeno di questo impero da 60 milioni di euro? Eppure la Onlus
apparteneva proprio alla realtà Legacoop. Poletti non si è reso
conto di come la gestione degli appalti sia stata quantomeno
disinvolta? Degli appalti che la giunta Alemanno concedeva e del
flusso di denaro che la beneficiava? C’è bisogno di inchieste
della magistratura, quando a Roma si sapeva da anni che Buzzi era un
dominus nell’assegnazione alle sue cooperative degli appalti?
Perché la politica deve rispondere solo se interrogata da un
giudice?
In questo caso è la legittimazione politica e sociale che il ministro Poletti ci deve spiegare. Buzzi apre nel maggio 2014 l’assemblea di bilancio “Gruppo 29 Giugno” con un discorso. Prima però ringrazia alcune persone. Tra i presenti ringrazia il direttore generale dell’Ama Giovanni Fiscon che, secondo le accuse, sarebbe stato nominato grazie all’organizzazione mafiosa. Ringrazia Angiolo Marroni, garante detenuti del Lazio e padre di Umberto Marroni, capogruppo Pd presente alla cena di cui sopra. Ringrazia Salvatore Forlenza, responsabile rifiuti (indagato: il gip ha rifiutato la richiesta d’arresto proposta dai pm).
Ringrazia Mattia Stella
del gabinetto del sindaco Ignazio Marino (nelle intercettazioni,
Buzzi dice che occorreva “valorizzare” Mattia e “legarlo” di
più a loro). Poi ringrazia anche chi non ha potuto partecipare
all’assemblea. Ringrazia i consiglieri comunali Anna Maria
Cesaretti e Mirko Coratti (e Buzzi nell’intercettazione indicava le
persone che lo avrebbero aiutato a vincere la gara proprio in
Cesaretti e Coratti, per parlare con il quale avrebbe dovuto elargire
10mila euro, indicandoli quali «assi nella manica per farci vince la
gara»).
Ringrazia Cosimo Dinoi (e
l’organizzazione vuole sostituire al “gruppo misto” il
capogruppo Dinoi e ottenere la presidenza della commissione
trasparenza del Comune di Roma). Saluta l’assessore Daniele Ozzimo
— e nell’inchiesta si legge che «il 19 giugno 2013 a bordo
dell’autovettura Audi veniva intercettato un dialogo tra Buzzi e le
sue collaboratrici Chiaravalle Piera e Bufacchi Anna Maria, nel corso
del quale i tre interlocutori discutevano di quelli che sarebbero
potuti essere i ruoli in Municipio per i loro ‘amici’ Marroni
Angelo o Ozzimo Daniele, sperando che il sindaco avrebbe lasciato
loro un posto nel campo del sociale, di fondamentale importanza per
le attività economiche delle Cooperative e, di conseguenza, del
sodalizio».
E chi saluta per ultimo Buzzi a quel convegno? Ecco il passo: «Concludo, infine, con un augurio di buon lavoro: al ministro Giuliano Poletti, nostro ex Presidente nazionale che più volte ha partecipato alle nostre assemblee; al Governo Renzi affinché possa realizzare tutte le riforme che si è posto come obiettivo, l’unico modo per salvare il nostro Paese dalla stagnazione e dall’antipolitica; in particolar modo a tutti voi soci che con il vostro lavoro quotidiano avete contribuito a raggiungere questo risultato così soddisfacente». Salvatore Buzzi è accusato di essere il ministro dell’economia della cosca e «si occupa — secondo i Ros — della gestione della contabilità occulta della associazione e dei pagamenti ai pubblici ufficiali corrotti». Il ministro del lavoro Poletti è finito in copertina proprio con Buzzi sul magazine della cooperativa 29 Giugno.
Non si era informato su
come queste cooperative vincessero gli appalti? Su come i disperati
che ci lavorano non fossero altro che bacini di voti, strumenti di
pressione sociale, oggetti per riciclare? Non si tratta di una foto
con uno sconosciuto, di una cena elettorale dove non sai con chi
parli e a fianco di chi sei seduto. Non sono imboscate. Qui si tratta
di non aver monitorato, capito come agivano le maggiori cooperative a
Roma. Possibile?
Dice in tv il premier Matteo Renzi che «non si può mettere in mezzo Poletti perché ha partecipato a una cena». Giusto: non c’è, ripetiamo, nessun reato che viene contestato. Ma è politicamente che questo rapporto può essere considerato grave, anzi gravissimo. È di questo che il ministro deve rispondere al Paese e in Parlamento. Non basta dire “«non sapevo, non potevo sapere, non c’entro». Non si tratta di una semplice foto scattata, ma di un rapporto continuativo, durato anni. Perché?
La Repubblica – 4
dicembre 2014
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