04 febbraio 2017

PALERMO, UNA CITTA' DA MANGIARE






 
Breve guida ai sapori di Palermo, perchè cultura è anche saper mangiare come ci hanno insegnato, tra gli altri, Ignazio e Nino Buttitta. (fv)

Federico De Cesare Viola

Una città da mangiare

Panelle, sfincione, quarume, stigghiole, pani ca’ meusa: ci sono luoghi che profumano di cibo buono a ogni angolo di strada. Come Palermo, dove lo street food non è mica una moda, ma una categoria dello spirito. Conviene subito tuffarsi nel ventre della città per fare la conoscenza di Rocky Basile, il “re della Vucciria”, autore di un celebre panino con la milza da ordinare nella sua versione più schietta con sale e limone. Lo trovate al 211 di Via Vittorio Emanuele dove c’è anche (ma al civico 102) Franco ‘U Vastiddaru: oggi è Antonino, il figlio di Franco, a garantire l’eccellenza della “vastidda”, la tipica pagnotta. Serve un nome romanzesco per fare il miglior cibo di strada, evidentemente: da Nino u’ Ballerino, nella zona del Tribunale (C.so Finocchiaro Aprile 76/78), si va per una milza “fatta con il cuore” e per le arancine, i cazzilli e il pane con panelle.

La sistemazione ideale per questo tour gastronomico è il B&B del Massimo, dentro un bel palazzo Liberty di fronte al teatro lirico più grande d’Italia. Le camere sono curate e spaziose, con pavimenti originali d’epoca, e la suite ha anche una terrazza che dà sull’ edificio teatrale. All’ora dell’aperitivo serve appena qualche passo per raggiungere la Champagneria del Massimo e brindare a bollicine e birre artigianali.

E vicinissima è pure la sede palermitana di Fud – Bottega Sicula, l’innovativo format di Andrea Graziano che propone burger di carni locali, taglieri di formaggi e salumi e insalate, il tutto accompagnato da una bella selezione di etichette del territorio. Anche a Palermo, finalmente, cresce la cultura del bere miscelato. Il merito va a bartender come Adriano Rizzuto, che trovate dietro al banco di Close a preparare impeccabili cocktail con una notevole scelta di distillati. In via Cassari, quella che collega la Vucciria con il mare, ecco Bocum, un altro locale dove la mixology è una cosa seria: ambiente eclettico, convincenti piatti fusion e serate di buona musica in calendario.

La mattina si fa colazione all’insegna della classicità: all’Antico Caffè Spinnato, nel più elegante salotto cittadino, si può sorbire un impeccabile caffè accompagnato da lieviti della tradizione. Fatto il pieno di calorie si va a smaltire al Giardino Inglese, mirabile polmone verde progettato nel 1851 da Giovan Battista Filippo Basile con abbondanza di statue, laghetti e fontane.

L’Hotel Giardino Inglese è una residenza di charme per scoprire questo quartiere raffinato e romantico. A pranzo c’è un tavolo prenotato da Corona Trattoria per una scorpacciata di sapori di mare con materie prime di qualità scelte dal patron: da non perdere i bucatini con le sarde e l’involtino di spatola.

Dopo aver attraversato la città, si può continuare a camminare a piedi nudi nel parco (nella stagione giusta) a Villa Giulia, “la” passeggiata dei palermitani a ridosso del mare. D’obbligo una merenda al Bar Rosanero, storica pasticceria artigianale famosa (con pieno merito) per le torte. Nel frattempo è già ora di cena: se siete in vena di chiacchiere e condivisioni c’è Gagini, con il suo tavolo sociale e una cucina siciliana moderna; l’Osteria dei Vespri garantisce un’esperienza solida e rassicurante, una cantina di livello e una location (Piazza Croce dei Vespri) che rende onore alla storia, al mistero e al fascino di Palermo; oppure c’è Buatta, bistrot ai confini della Vucciria che propone cucina popolana in chiave contemporanea.

Infine, nell’agenda del weekend bisogna lasciare il tempo necessario per una visita al nuovo Mercato Sanlorenzo: 250 produttori per quasi 3mila prodotti, una vetrina (al coperto) della biodiversità dell’isola. Qui si trovano, ad esempio, anche mango e tè made in Sicily, e poi naturalmente salumi, verdure, crostacei e dolci. Spesa di qualità, pranzo low cost e poi fine pasto con il miglior espresso della città: quello preparato da Alessio Vabres con i monorigine di Histo Caffè.

La repubblica – 28 gennaio 2017

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