“Non
guardiamo al Natale con occhi innocenti. Non nascondiamoci dietro lo
sguardo dei bambini. Nel loro incanto sappiamo che c’è provvisorietà e
anche un po’ di inganno. Una festa può essere così universale solo se
coglie il senso originario della nostra esistenza, non solo semplicità e
innocenza, che, nel disincanto del mondo, ormai non ci appartengono
più. Messi al margine del mondo che ogni giorno abitiamo e contatto con
l’origine della nostra esistenza, a Natale proviamo la
vertigine di chi si trova per un giorno e a sua insaputa gettato lungo
la via faticosa della ricerca di senso, della direzione della nostra
esistenza, con l’amara sensazione che il teatro del mondo ci preveda
come semplici marionette, mosse da voleri che ci sovrastano e ci
impongono, loro sì, una direzione ignota. E allora il cielo sopra la
grotta del presepe di Natale diventa un testimone indifferente dove,
esausto, si ripete il rito della nascita di Gesù, con santi e angeli che
non hanno sguardo per ciò che capita sotto i loro occhi. Il tempo della
speranza che il cristianesimo ha inaugurato si fa così lontano da
diventare estraneo al nostro sguardo, perché ormai siamo alla cruda
accettazione della casualità della vita. […] E allora dov’è il
cristianesimo che ha fatto la sua irruzione nel tempo annunciando
proprio la speranza? In Occidente se ne è persa la traccia. Resta la
memoria della sua origine, di cui ogni anno a Natale si festeggia la
ricorrenza, con il disagio di chi si appresta a celebrare una festa
cristiana con un’anima che, ormai da tempo, cristiana non è più. Non so
se questo sia un bene o un male. E’ semplicemente così. Ma se
riconosciamo che la nostra cultura è regolata unicamente dalla rigida
legge di mercato ed è disposta a ospitare solo qualche deroga in forma
di elemosina, beneficenza e volontariato (utili più ad alleviare il
senso di colpa connesso al nostro privilegio
che a trasformare le condizioni più disastrose del mondo), allora evitiamo almeno quella falsa coscienza che ci porta a identificare l’Occidente con il cristianesimo. Mai come oggi le due culture appaiono abissalmente distanti. E il modo con cui ogni anno festeggiamo il Natale ne segna inequivocabilmente il disagio e la contraddizione. “
da Cristianesimo. La religione dal cielo vuoto - Umberto Galimberti
che a trasformare le condizioni più disastrose del mondo), allora evitiamo almeno quella falsa coscienza che ci porta a identificare l’Occidente con il cristianesimo. Mai come oggi le due culture appaiono abissalmente distanti. E il modo con cui ogni anno festeggiamo il Natale ne segna inequivocabilmente il disagio e la contraddizione. “
da Cristianesimo. La religione dal cielo vuoto - Umberto Galimberti
Nessun commento:
Posta un commento