“Pensare positivo”
era lo slogan, ripetuto fino alla nausea (ed in effetti alla prima
occasione gli italiani hanno dimostrato di averne le tasche piene) da
Renzi assieme all'accusa di gufare rivolta a chi faceva
presente cose scomode. Ora il piazzista fiorentino è a casa (a
preparare il rientro), ma il suo modo di governare da televendita fa
scuola e diventa lo stile di tanti amministratori.
Massimo Gramellini
Ambra e le vergini del
bagnasciuga
Ambra Angiolini diffonde
la foto di un lungomare italiano tormentato dall’immondizia,
elevandolo a simbolo del degrado. Qualcuno riconosce il luogo,
Barletta, e i galantuomini del web si esibiscono nei soliti esercizi
di stile a base di improperi e minacce. Contro i vandali e gli
spazzini, responsabili a diverso titolo dello scempio? Naturalmente
no. Contro colei che l’ha denunciato, osando lavare in pubblico i
panni sporchi (è il caso di dirlo).
Al coro delle vergini
trafitte si aggiunge il sindaco della cittadina pugliese Pasquale
Cascella, già portavoce di Napolitano, che si mostra irritato dalla
scelta di Ambra, imputa a una minoranza (di alieni?) la
trasformazione della spiaggia in pattumiera e conclude che l’attrice
avrebbe fatto meglio a fotografare un tratto di litorale pulito. Ma
certo, perché ostinarsi a mostrare i topi di Tor Bella Monaca quando
a Roma esiste anche la Cappella Sistina? E perché sottolineare
l’esercito nazionale di precari invece di concentrarsi sui
vincitori morali di X Factor?
Per i teorici della
«bella figura» il problema italiano consiste nel volere mostrare i
problemi, non nel rifiutarsi di prendere atto che esistono.
P.S. Ieri ci ha lasciati
troppo presto un giornalista d’inchiesta e di razza, il cui acume -
unito a una padronanza strepitosa della lingua - i lettori de «La
Stampa» ebbero modo di apprezzare a lungo. Ecco, almeno questo
ennesimo brandello di ipocrisia italica Alberto Statera se l’è
risparmiato.
La Stampa – 23 dicembre
2016
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