"... Dico che la vita di questo paese non si prospettava così; non aveva in programma di farsi irriconoscibile. L'estraneità a noi stessi non era il nostro scopo. Ciascuno sperava di restare se stesso. Ora non lo è più nessuno. Ogni giorno si leva più strano. Quando stringiamo la mano a un amico che abbiamo salutato appena ieri sera, non siamo sicuri che in queste poche ore non sia diventato un altro...".
Anna Maria Ortese, "Corpo celeste", Adelphi, Milano 1997
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