18 dicembre 2016

J. L. BORGES AL FIGLIO

Ph. di Ferdinando Scianna

AL FIGLIO

Non son io a generarti. Sono i morti.
Sono mio padre, il suo, i loro maggiori;
Quelli che un lungo dedalo di amori
Tracciarono da Adamo e dai deserti
Di Caino e d’Abele, in un’aurora
Così antica che è ormai mitologia,
Per giungere, midollo e sangue, al giorno
Del futuro, a quest’ora in cui ti genero.
Ne sento l’affollarsi. Siamo noi
E tra noi tu, sono con te i futuri
Figli nati da te. Saranno gli ultimi
E insieme quelli d’Adamo. Ed io sono
Essi. L’eternità sta nelle cose
Del tempo, nelle sue labili forme.


J. L. Borges, “Al figlio”, L’altro, lo stesso

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