Movimenti casa: cos’è un essere umano senza il diritto ad abitare?
02 Novembre 2013
«Il disprezzo di chi sta bene verso chi soffre è sintomo di una cieca
negazione della violenza della crisi economica e delle incapacità
politiche di affrontarla. Ignorare o criminalizzare non servirà a
nulla».
Da Il fatto quotidiano, "Blog di Barbara Collevecchio", 31 ottobre 2013
Cos’è un essere umano senza il diritto ad una casa? Psicologicamente è ridotto ad uno zero, senza dignità, senza diritti, senza la possibilità di un riparo, prima fisico, poi psicologico. Come si può buttare per strada ragazze madri, disoccupati, anziani, famiglie? Qui c’è una mappa degli stabili abbandonati di Roma, chi rivendica il diritto ad abitare e a vivere una vita dignitosa è un criminale o è criminale una politica che umilia e rinnega i bisogni primari di un essere umano? Da dove parte questo movimento popolare che chiede le basi minime per vivere da essere umano? Il Coordinamento Cittadino di lotta per la casa è il primo movimento autorganizzato sul diritto alla casa che nasce a Roma.
È dal Dopo il 1996 il Coordinamento lancia la battaglia per il riconoscimento dello “stato di emergenza” nella città di Roma e da quel momento inizia una nuova dura fase di lotta che porta, nel settembre 1999, alla prima ratifica del “Protocollo sull’emergenza abitativa” che a Roma prevede 170 miliardi di vecchie lire per gli acquisti di nuove case popolari e in più i finanziamenti per altri sei progetti di autorecupero ed altri interventi in alcune periferie romane. I tempi di approvazione e di attuazione sono però infiniti e l’emergenza è cresciuta fino ad esplodere. La Conferenza Stato/Regioni/Province/Comuni, convocata dal Governo Letta per il 31 ottobre con l’obiettivo di definire un decreto sulle politiche abitative, ha avuto un prologo decisamente insoddisfacente nell’incontro tra i movimenti sociali e il ministro Maurizio Lupi. La giornata di oggi è stata una “giornata di lotta e determinazione che ha visto riscendere in piazza e consolidarsi come vera opposizione agli occhi del paese tutta quella composizione sociale – con in testa lo spezzone migrante – manifestatasi negli assedi del 19 ottobre e nella presa di Porta Pia“.
Una malattia è fatta da sintomi: reprimere con manganellate la rabbia degli esclusi è cercare di reprimere e rimuovere i sintomi di un malessere, ma, come la psicologia insegna, i sintomi li puoi mettere a tacere ma la malattia e il disagio restano. Più lo stato reprimerà più in chi è senza diritti monterà la rabbia. I moralisti disprezzano chi è depresso, chi è emarginato, dicono che la casa te la devi sudare. Questo disprezzo di chi sta bene verso chi soffre è sintomo di una cieca negazione della violenza della crisi economica e delle incapacità politiche di affrontarla. Ignorare o criminalizzare non servirà a nulla. Questo è solo l’inizio.
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