23 giugno 2014

ARCHEOLOGIA SARDA

I giganti di Prama


Nicola Pinna

Sardegna, il ritorno dei Giganti di pietra

Hanno un nome e una storia incredibile da raccontare. Dovrebbero spiegare, prima di tutto, come abbiano trascorso tremila anni sotto terra, nascosti tra le palme nane del Sinis. Come siano arrivati o se siano nati proprio qui, dalla mano di uno scalpellino locale, tra l’antica città di Tharros e la spiaggia bianca di Is Arutas. Se avessero voce, i Giganti di Mont’e Prama, consentirebbero agli storici di riempire le tante pagine bianche sulla storia dell’antico popolo dei nuraghi.

Mute come sono, queste grandi statue in arenaria scolpite tra l’XI e l’VIII secolo a.C., aggiungono molti altri dubbi agli archeologi che le studiano da quattro decenni. Le teorie sono tante e talvolta contraddittorie, ma ora finalmente i giganti di pietra potranno essere ammirati da tutti. Per rimettere insieme i 5.178 frammenti spuntati all’improvviso da un campo di grano, e dimenticati per trent’anni nei magazzini del museo di Cagliari, c’è voluto un lavoro lungo un lustro.
Nel centro di recupero di Li Punti, alla periferia di Sassari, i restauratori hanno eseguito un’operazione chirurgica: hanno assemblato braccia, teste e gambe e così i 15 eroi sono tornati in piedi. Arcieri, pugilatori e guerrieri: fieri e aggressivi, alti più di due metri.

Nel cimitero dei giganti, nella zona di Sa Marigosa, a due chilometri dal mare, ci era finito per caso un contadino di Cabras. Era il marzo del 1974: stava arando un terreno di proprietà della Confraternita del Rosario e all’improvviso il suo trattore ha agganciato un blocco di arenaria più grande e diverso dagli altri massi. I segni dello scalpello si notavano da lontano: «Avevo capito che era una statua, mi sono fermato e ho fatto chiamare Peppetto Pau, uno studioso di Oristano. Lui», racconta Sisinnio Poddi, «non ci aveva messo molto a immaginare che questo campo nascondesse un tesoro archeologico».

Per scoprire quanto fosse esteso e prezioso ci sono volute lunghe campagne di scavo. E forse il bello non è ancora venuto fuori: «Là sotto è sicuramente custodito un monumento grande e spettacolare» riflette Antonietta Boninu, la responsabile del restauro che ha donato ai giganti una seconda vita, «Queste statue erano all’interno di un luogo sacro che apparteneva a una federazione di villaggi, speriamo che i nuovi scavi lo riportino alla luce».

Nel frattempo, la Sardegna si riappropria della parte forse più importante del suo patrimonio storico. «Ricostruire le 15 statue e anche i 13 modelli di nuraghi ritrovati nello stesso scavo è stato un lavoro emozionante», racconta la restauratrice, «Qualche archeologo all’inizio mi diceva che era tempo perso. E invece il miracolo è riuscito: appena abbiamo trovato i primi attacchi è stato tutto più facile. Quando abbiamo messo in piedi il primo guerriero è stato uno choc».
A tutti è stato dato un nome: Sisinnio, come il contadino che ha fatto la scoperta, Crabarissu il pugilatore con i piedi scalzi, Cabillu l’arciere con i gambali e poi il pugilatore Larentu, l’arciere Componidori, ma anche Efisio, Antine, Pregiau, Lussurgiu, Balente. Infine Fastigiau, il più bello di tutti. «In realtà sono tutti bellissimi», sorride Antonietta Boninu, «Gli scultori nuragici sono riusciti a rappresentare questi giovani curando i particolari: occhi, muscoli, abbigliamento, scudi».

Valorizzato l’aspetto storico, l’isola punta sull’opportunità turistica. E su questo scommette Cabras, la cittadina della provincia di Oristano patria dei giganti.
Sei delle 12 statue in mostra da sabato 22 verranno ospitate nel museo archeologico del paese, lo stesso che vanta la città fenicio-punica di Tharros, le spiagge al quarzo, un’area marina protetta e gli stagni dove si produce la bottarga.
Altre sei saranno trasferite a Cagliari e su questo punto (oltre che sulla scarsità di risorse per la promozione) si anima la polemica. «Noi abbiamo una convinzione», ribatte l’assessore alla Cultura, Fenisia Erdas: «Per vedere questo tesoro arriveranno da tutto il mondo».


La Stampa – 17 marzo 2014

Nessun commento:

Posta un commento