Un libro di due
giornalisti del New York Times (il più autorevole quotidiano
americano) fa luce sulla morte di Marilyn Monroe coinvolgendo
pesantemente Bob Kennedy. Un altro colpo (se ce ne fosse bisogno) al mito kennediano. Veltroni, stai sereno.
Ennio Caretto
Marilyn, l’ultimo
atto
A 51 anni dalla morte di Marilyn Monroe il 4 agosto del 1962, Jay Margolis e Richard Buskin del New York Times , due giornalisti americani autori di molti best seller, annunciano di averne risolto il mistero. In un libro intitolato «L’assassinio di Marilyn Monroe: caso chiuso» pubblicato dall’editrice Skyhorse, Margolis e Buskin affermano che l’attrice non si suicidò, come concluso dalle autorità, ma venne uccisa dal proprio psichiatra Ralph Greenson dietro pressione di Bob Kennedy. E ne svelano quelli che ritengono i retroscena.
Dopo essere stata l’amante del presidente John Kennedy, l’attrice era diventata l’amante del fratello Bob, il ministro della Giustizia. Secondo il cognato dei Kennedy Peter Lawford, «i due se la passavano come una palla». Ma Marilyn voleva essere sposata, e quando entrambi si rifiutarono di divorziare dalle mogli, li minacciò di rivelare ai media tutti i segreti personali e politici dei Kennedy. Stando a Margolis e Buskin, «li aveva annotati in un piccolo taccuino rosso» poi scomparso.
L’ultimatum, scrivono i
due giornalisti, convinse Bob Kennedy, in lite con lei, che l’attrice
andava eliminata. Peter Lawford lo aveva informato che Marilyn aveva
un altro amante, lo psichiatra Greenson, e il fratello del presidente
lo intrappolò: se la tresca fosse venuta alla luce, non avrebbe più
potuto esercitare la professione e forse sarebbe finito in carcere.
Non sarebbe stata solo la fine della dinastia Kennedy.
La ricostruzione della
morte della dea hollywoodiana fatta da Margolis e Buskin è
terrificante. Bob Kennedy entra con le guardie del corpo nella villa
di Lawford dove la Monroe è ospite per farsi consegnare «il piccolo
taccuino rosso». Lei rifiuta, lui le fa iniettare alcuni barbiturici
e chiama Greenson affinché la finisca. Ma l’attrice, che ha
perduto i sensi, viene scoperta dalla cameriera, che chiama
l’ambulanza. Il paramedico è James Hall, e secondo gli autori la
sua testimonianza è determinante. Hall riesce a rianimare Marilyn ma
Greenson, giunto nel frattempo, le fa un’iniezione di pentabarbitol
al cuore. L’attrice spira di lì a poco.
La tesi dell’assassinio
non è nuova. Ma in precedenza, l’assassinio venne attribuito
prevalentemente all’Fbi e alla Cia, che lo avrebbero compiuto per
proteggere i Kennedy, o alla mafia, che lo avrebbe compiuto per
mettere le mani sul libretto rosso dell’attrice. Nel loro processo
a Bob Kennedy Margolis e Buskin ci mettono la faccia, resta da vedere
con quali conseguenze.
Il Corriere della sera –
18 maggio 2014
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