11 giugno 2014

MARINEO RACCONTATA DA UN POETA



       Ezio Spataro è uno dei tanti giovani siciliani costretti ad emigrare per colpa di una classe dirigente che non ha saputo e voluto dare un futuro dignitoso ai giovani della nostra isola. 
       Fin quì, purtroppo, nulla di nuovo. La novità - come notavamo qualche anno fa pubblicando alcune sue poesie su NUOVA BUSAMBRA - è che Ezio compone versi, e li compone con spirito guerresco e lucidità. 
       Ezio rilancia ed aggiorna  la  gloriosa tradizione  dei cantastorie  che, nell'ultimo dopoguerra e fino a tutti gli anni sessanta, fecero sentire alta e forte  la loro voce dissonante nei confronti del coro conformista che si levava dalla televisione di stato. Questa TV - oggi del tutto omologata a quella commerciale - è stata il vero oppio della nostra povera Italia che affonda oggi nel fango della corruzione pubblica e privata.
       Nei versi seguenti Ezio torna a parlare della sua Marineo, di questo paese della provincia di Palermo, tanto simile ai tanti paesi siciliani che hanno perduto la loro identità.
        Sono versi di amore e di sdegno quelli di Ezio, come lo erano quelli che cantava Rosa Balistreri e recitava Ignazio Buttitta. Spero che li leggano in  tanti questi versi.
         Grazie Ezio!  


LA PROSPETTIVA  "NESCI"


Ci sono famiglie che dopo 30 anni
non hanno ancora finito l'affacciata
nelle case del Gorgaccio
nelle alte periferie del Calvario
case senza volto
con spuntoni di ferro
che sporgono dai pilastri
tumori edilizi
di una terra malata
resistente ad ogni sanatoria

Con grandi portoni di ferro
sigillarono le loro dimore
con finestre di alluminio
chiusero gli occhi verso il mondo
mentre preparavano altarini al Santissimo
nelle mura della nefandezza
nelle periferie moderne
dove le case senza prospetto
nascondono vite senza prospettiva

Avevano cominciato con le pietre d'asparo
quando le donne facevano l'astratto
davanti le porte di quegli obbrobbri
false coltivatrici dirette
che mandavano i figli al collocamento
o nelle latrine del sindacato
pastori che conducevano armenti
al foraggio delle mangiatoie politiche
pregando nei templi sacri del do ut des
gente che non usava la piazza
per fare rivoluzioni
gente che passeggiava nella piazza
tra un turno di 50 giorni al bosco
e un turno di cazzeggio
piazza che non tiene a mente nulla
piazza poco Tien a Men
dove i carri armati
sono carrozzoni amici

Capitani coraggiosi
ne gesuiti, ne euclidei
giovani affamati di futuro
scelsero la prospettiva Nesci
partendo per mondi lontanissimi
distanti da quei carri armati
coi cannoni puntati.

Coi carrozzoni avevano giocato da bambini
nelle discese del paese
ma il gioco era finito da un pezzo
l'Ungheria era ormai presa
i carri stavano arrivando
era tempo di fuggire 
dal bersaglio dei cannoni
Milano 11 giugno 2014              EZIO SPATARO  
da  http://percorsipoeticiabrannu.blogspot.it/

4 commenti:

  1. Riprendo da facebook due commenti a caldo:

    Francesco Virga: Carissimo Ezio, questa si che è una grande poesia di "sdegno"! La riproporrò stasera sul mio blog per dedicarla ai tanti giovani ignavi di Marineo e della Sicilia intera
    11 giugno alle ore 19.13 ·

    Ezio Spataro: Grazie come sempre per la condivione. Ciao Franco.

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  2. Ezio, sul suo blog e su facebook, è tornato a ringraziarmi pubblicamente con il pezzo seguente:
    Carissimi Franco Virga e Onofrio Sanicola,

    vi ringrazio per lo spazio che mi state concedendo nei vostri blog. So che dietro la vostra condivisione non c’è solo apprezzamento per le poesie, ma soprattutto un sentimento di affetto e amicizia che ci lega.

    Spesso mi interrogo sul motivo per il quale mi sono legato a voi, so che esistono delle affinità elettive che portano le persone ad incontrarsi aldilà del credo politico, religioso e ideologico.

    Io mi sono legato a voi perché come voi sono un “disadattato” a Marineo. Non vi offendete se vi chiamo disadattati, vi invito a cogliere il significato positivo del termine.

    Siamo dei disadattati e la gente lo sa, ecco perché io vi cerco, perché in voi rivedo un po di me, ecco perché quando io scrivo mi venite in mente, e voi lo sapete, lo sentite, e anche voi vi rivedete un po in me.

    Io credo nel valore estemporaneo della poesia, posso leggere o ascoltare una frase che voi avete detto e scriverci una poesia . Dite bene quando mi definite cantastorie, perché io racconto le storie della mia vita, le storie delle nostre vite che si somigliano, anche voi come me siete pellegrini, emigrati, anche voi tornate per poi fuggire.

    E’ così cari amici, siamo dei disadattati, come lo è anche Ciro Guastella, lui è tornato a Marineo, ma anche lui ha vissuto storie di disadattamento in mezzo a certi compaesani emigranti come lui che non lo hanno compreso e che forse lo hanno anche emarginato.
    Ebbene si cari amici, siamo alla ricerca della nostra panchina, per guardare il nostro paese, per poterne parlare, siamo anche noi dei panchinari come Ciro Guastella.

    Onofrio anche io come te mi sento un puparo senza teatro, ho i pupi, ma non ho la scena dove farli vivere, a Brannu? Forse si, mi sono inventato questo posto idilliaco, questo parnasso poetico di disadattati, un percorso fuori dai percorsi. Tu ora minacci la rivoluzione, tu proponi firme e petizioni al premio di poesia, tu già mi vuoi fare impugnare il forcone, mi ergi a Masaniello, ed io come posso dirti di no, scriviamo questa opera di pupi, rendimi personaggio delle tue opere, inventiamoci il duello Spatariani contro Manumanchesi, raccontiamo la primavera e il prosciutto di Praga.

    Franco, anche io vorrei mettermi degli occhiali con la tua montatura per somigliare ad Antonio Gramsci, anche noi abbiamo dei quaderni conservati nel carcere, e ora hai Nuova Busambra, il Cesim, il blog per uscire dal carcere. E chi ti aveva messo in carcere non erano i fascisti, era un disadattamento, quel disadattamento che ci portiamo dentro da una vita, quel disadattamento che ci porta a dire sempre di no a tutto quello che ci viene detto di accettare per buono.

    Un abbraccio da Milano a tutti voi compari miei incrociati
    Ezio

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  3. A caldo ho replicato molto duramente all'amico che sembra aver dimenticato di non aver da fare con un DISADATTATO - seppure inteso nel suo personale sentire poetico! - ma bensì con un RIVOLUZIONARIO NON VIOLENTO che, malgrado gli scacchi subiti, non si è mai arreso all'esistente. Ma su questo punto l'ho già perdonato.
    Non lo perdono invece per l'assurda insistenza con cui continua a paragonarmi al suo amico puparo col quale non ho mai condiviso nulla!

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  4. Vorrei ricordare a quanti l'avessero dimenticasto che questo Blog è nato anche grazie all'aiuto tecnico di Ezio Spataro che, ancora oggi, ha la possibilità di postare commenti e pezzi senza la mia preventiva autorizzazione. La mia fiducia su di lui non è mai venuta meno. Ne ho avuto conferma stamattina quando ho letto sulla sua bacheca di facebook quest'ultimo commento alla mia precedente battuta:

    Ezio Spataro: Tranquillo....non c'e' alcun tradimento...fino ad ora non ti ho mai tradito. Conosco la tua indole rivoluzionaria e conosco te ormai da anni. L'unica cosa che avete in comune tu e il puparo e' che da entrambi io ho ricevuto del bene: accoglienza...ascolto...amicizia...interesse per la mia persona e per quello che faccio o scrivo. Volevo quindi esprimere gratitudine per quanto ho ricevuto.
    20 ore fa ·

    Francesco Virga: Ora si che ci siamo, caro Ezio!

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