25 giugno 2014

IL DESERTO DI ALBERT CAMUS









ALBERT CAMUS

IL MINOTAURO o La sosta di Orano.

Non ci sono più deserti. Non ci sono più isole. Però se ne sente il bisogno. Per capire il mondo, bisogna a volte distrarsi; per servire meglio gli uomini, tenerli un momento a distanza. Ma dove trovare la solitudine necessaria alla forza, il respiro lungo in cui lo spirito si raccoglie e si misura il coraggio? Rimangono le grandi città. Però ci vogliono ancora certe condizioni.
Le città che ci offre l'Europa sono troppo piene dei rumori del passato. Un orecchio esercitato vi può percepire un frusciare d'ali, un palpito di anime. Vi si sente la vertigine dei secoli, delle rivoluzioni, della gloria. Ci si ricorda che l'Occidente si è forgiato nei clamori. Il che non fa abbastanza silenzio.
Parigi è spesso un silenzio per il cuore, ma in certe ore, dall'alto del Père-Lachaise, soffia un vento di rivoluzione che improvvisamente riempie quel deserto di vessilli e di grandezze sconfitte. Lo stesso in qualche città spagnola, a Firenze o a Praga. Salisburgo sarebbe tranquilla senza Mozart. Ma, di tanto in tanto, corre sulla Salzach il gran grido si Don Giovanni che scende agli inferi. Vienna sembra più silenziosa, è una fanciulla fra le città. Le sue pietre non hanno più di tre secoli e la loro giovinezza ignora la malinconia. Ma Vienna è a un crocicchio storico. Intorno a lei risuonano gli urti degli imperi. Certe sere in cui il cielo si copre di sangue, i cavalli di pietra, sui monumenti del Ring, sembrano prendere il volo. In quell'estate fugace, in cui tutto parla di potenza e di storia, si può distintamente udire, nella corsa precipitosa degli squadroni polacchi, il crollo fragoroso del regno ottomano. Nemmeno questo fa abbastanza silenzio.
Certo, è appunto questa solitudine popolata che si viene a cercare nelle città d'Europa. Almeno, qui gli uomini sanno che cos'hanno da fare. Possono scegliere la compagnia, prenderla e lasciarla. Quanti spiriti si sono temprati nel viaggio fra la camera d'albergo e le antiche pietre dell'isola Saint Louis! È vero che altri sono morti d'isolamento. I primi, in ogni caso, trovavano ragioni di crescere e di affermarsi. Erano soli e non lo erano. Secoli di storia e di bellezza, la testimonianza ardente di mille vite passate li accompagnavano lungo la Senna e parlavano loro al tempo stesso delle tradizioni e delle conquiste. Ma la loro giovinezza li spingeva a cercare questa compagnia. Viene un tempo, vengono dei periodi, in cui essa è importanza. ''A noi due!'' esclama Rastignac, davanti all'enorme muffa della città parigina. Due, sì, ma si è ancora in troppi!
Il deserto stesso ha assunto un senso, è stato sovraccaricato di poesia. È un luogo sacro per tutti i dolori del mondo. Invece, in certi momenti, il cuore chiede proprio luoghi senza poesia. Per fuggire la poesia e ritrovare la pace delle pietre, ci vogliono altri deserti, altri luoghi senza anima e senza ricordi.


Albert Camus, L'Estate e altri saggi solari, Bompiani


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