07 giugno 2014

ROMA RESISTE AL TEMPO



In via Prenestina a Roma vengono alla luce 22 mausolei e una necropoli E così a Tor Marancia e all’Ostiense. Ogni giorno una scoperta: dal centro alla periferia. E' già molto che queste aree siano state strappate alla speculazione edilizia (già in atto), Speriamo solo che non finisca come a Pompei.

Vittorio Emiliani 

La bellezza è sotto Roma 

«Qui a A Tor Marancia stiamo scavando dall'estate scorsa, coi pochi mezzi disponibili, e, nel sistemare a giardino l'ingresso da via Londra, a Grotta Perfetta, abbiamo rinvenuto il battuto antico, sconosciuto, di una strada romana, e soprattutto tombe che potrebbero essere del IV secolo avanti Cristo», mi riferivano ieri, in una emozionante «diretta» le archeologhe Rita Paris, responsabile dell’Appia antica e del Museo dell’ex Collegio Massimo, e la sua collaboratrice Livia Giammichele. «Sono tombe terragne, sembrano gruppi famigliari con tracce di pali per la copertura della tomba principale, un unicum nell’area. Nell’800 qui era segnalato un impianto termale dal quale sono state prelevate molte statue…Chissà, proseguendo, potremmo trovare anche il Bagno e il Tempio di Dioniso già noti nel ‘500. Ora però abbiamo scoperto cose molto più lontane, decisamente arcaiche» Così avviene spesso nell’area dell’Appia Antica dove peraltro ci si deve, contemporaneamente, difendere dall’assalto continuo degli abusivi.

A Roma non passa giorno senza che la Soprintendenza archeologica, gli istituti stranieri oppure i lavori edilizi e stradali non individuino altri importanti resti della città antica dall’età arcaica a quella imperiale. È successo venerdì scorso con la scoperta, davvero eccezionale, annunciata dalla soprintendente Mariarosaria Barbera, di 22 mausolei con ampia necropoli lungo la Via Prenestina (Tor Tre Teste), città sacra sui 5000 metri di ampiezza, con un tracciato stradale in basolato a 2,5 metri di profondità. Patrimonio straordinario - ovviamente tutto da studiare - rivelato dalle mai abbastanza lodate indagini archeologiche preventive rese più incisive col Codice per il Paesaggio 2005. In quell’area libera un grande gruppo alimentare emiliano (Cremonini) deve realizzare alcuni edifici di tipo commerciale. Un grande Grill.


Del resto la Roma imperiale contava circa un milione e mezzo di abitanti e si estendeva ben oltre la stessa città d’oggi. Anni fa questi ritrovamenti venivano considerati un inciampo. Oggi, molto meno. Gli abitanti per primi delle periferie sentono di conquistare di colpo un pezzo di identità storica. Difatti è stato subito intenso l’interesse dei residenti di Tor Tre Teste, del Quarticciolo, delle associazioni e dei comitati di quartiere, per il grande ritrovamento. «Una speranza per tutte le periferie». ha dichiarato la soprintendente Barbera. L’archeologia come «opportunità di crescita » per un popolo di sradicati. Altro fatto fondamentale: la collaborazione fra la Soprintendenza e il gruppo Cremonini disponibile a sostenere il progetto di valorizzazione museale. «Una lezione per coloro che si ostinano a vedere nelle Soprintendenze un ostacolo per lo sviluppo», ha polemicamente (e giustamente) sottolineato la soprintendente.

Pochi giorni or sono, nell’area dei Fori - che si pensa già indagatissima - è saltata fuori da una cavità del condotto fognario, sotto la Via Sacra, una elegante testa di Apollo di età imperiale, appartenente ad una statua di grandi proporzioni. Un mese fa era stata annunciata la scoperta - questa davvero clamorosa - di un’altra parte sconosciuta della maggiore città portuale del mondo di allora, a Ostia Antica. Già più grande di Pompei, e certo meglio tenuta, senza tanti strombazzamenti, al di là del corso antico del Tevere che non chiudeva a nord l’abitato romano ma lo attraversava. «Risultati strepitosi» ottenuti dalla collaborazione fra la Soprintendenza archeologica (Angelo Pellegrino e Paola Germoni), le Università di Southampton e Cambridge, la British School at Rome (Simon Keay e Martin Millett), e presentati assieme ad un maestro dell’archeologia, Fausto Zevi, e alla soprintendente Barbera. La quale ha voluto ricordare il vincolo del lontano 1962, che ha salvato quella grande area. Un’altra prova della essenzialità dei vincoli e delle Soprintendenze che tanto fastidio sembrano suscitare oggi. Per ignoranza, provincialismo e interessi speculativi fondiarie e immobiliari.


Altri ritrovamenti nell’ottobre scorso, fra il Nazareno e Via del Tritone: una «insula» a più piani riccamente decorata con terme e un tratto dell’Aqua Virgo, acquedotto tuttora esistente, costruito da Vipsanio Agrippa. Oppure, in settembre, sotto il Terminal Ostiense i probabili resti della Villa di Servilla amante di Cesare e madre di Bruto. Negli stessi giorni, sotto l’ex Ufficio Geologico, un tempio dalle potenti mura risalente addirittura al VI secolo a.C. Pensate che città ancor più straordinaria sarebbe Roma se il cardinal De Merode prima, Quintino Sella e Benito Mussolini poi avessero evitato di edificare la Capitale (dal 1870, la Terza Roma) «sopra» la Roma dei Cesari, ma l’avessero pensata in aree del tutto libere.
l’Unità – 1 giugno 2014

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