21 giugno 2014

NICOLA CIPOLLA TRA MEMORIA E FUTURO


Proprio mentre è in pieno corso con libri e film la campagna di beatificazione di chi chiuse definitivamente la storia del comunismo italiano, un libro, «Diario di un socialcomunista siciliano» di Nicola Cipolla, racconta cosa fu veramente quella storia in una Sicilia divisa fra mafia e voglia di riscatto.

Tonino Perna

L'isola che sposò l'ecologia


Leg­gere il Dia­rio di un social­co­mu­ni­sta sici­liano è come fare raf­ting tra le onde della sto­ria che ini­zia con l’avvento del fasci­smo e fini­sce oggi. Anzi, non fini­sce per­ché que­sto libro-documento-saggio-testimonianza va oltre il pre­sente e indica le strade per un futuro soste­ni­bile per l’umanità. A par­tire da quella spe­ciale uma­nità che si trova nella più grande isola del Medi­ter­ra­neo in cui vive Nicola Cipolla da quasi un secolo. La Sici­lia, per l’appunto, come labo­ra­to­rio poli­tico ita­liano, ma anche come fucina di pro­getti e visioni di una rivo­lu­zione pos­si­bile.

È in Sici­lia, infatti, che verrà spe­ri­men­tato il primo governo del con­so­cia­ti­vi­smo (ante­si­gnano dei governi delle «lar­ghe intese»), che l’autore denun­cia come la deriva del «com­pro­messo sto­rico» pro­po­sto da Ber­lin­guer che divenne nei fatti un patto di governo scel­le­rato con la parte peg­giore della Dc, prima in Sici­lia e poi nel resto del paese. Ed è sem­pre in Sici­lia che nasce Papir, la prima pre­sti­giosa rivi­sta eco­lo­gi­sta ita­liana, diretta allora da Gianni Sil­ve­strini e il Cepes, il cen­tro studi con una chiara visione ambien­ta­li­sta fon­dato e diretto da Nicola Cipolla. E anche: il grande movi­mento di lotta ai mis­sili Cruise negli anni ’80, che portò alla rac­colta di oltre un milione di firme nella sola Sici­lia, ma che si fermò sullo Stretto di Mes­sina, per­ché l’ala miglio­ri­sta del Pci, e non solo, bloccò que­sto grande movi­mento paci­fi­sta e antim­pe­ria­li­sta.

Lui, Nicola Cipolla, classe 1922, un gigante con la voce da bari­tono, respon­sa­bile della Camera del Lavoro di Palermo, par­la­men­tare nazio­nale e poi euro­peo, diri­gente di spicco del Pci, meri­dio­na­li­sta incar­nato nelle grandi lotte dei con­ta­dini sici­liani dopo il 1943, paci­fi­sta e antim­pe­ria­li­sta, diviene, dagli anni ’80 del secolo scorso uno dei mag­giori soste­ni­tori delle lotte ambien­ta­li­ste, della con­ver­sione eco­lo­gica per il supe­ra­mento del capi­ta­li­smo: «Diceva Marx che esi­ste un rap­porto fra forze pro­dut­tive che l’uomo rie­sce a domi­nare e modo di pro­du­zione. Il pas­sag­gio dalle ener­gie fos­sili a quelle rin­no­va­bili può por­tare a modi­fi­care il tipo di eco­no­mia e di società». Ma que­sto potrà avve­nire solo spez­zando le reni ai mono­poli ener­ge­tici e dando a tutte le comu­nità locali l’autonomia ener­ge­tica, gra­zie al sole che, scrive Nicola Cipolla, da sol dell’avvenire del sogno socia­li­sta, diviene il sole reale che può ricon­se­gnare una demo­cra­zia ener­ge­tica, base indi­spen­sa­bile per la costru­zione di una demo­cra­zia dal basso.

Tre sono i grandi temi affron­tati da que­sto autore-attore delle lotte sociali, in Sici­lia, e di quelle all’interno del Pci. Il primo riguarda l’agricoltura, intesa in senso ampio come terra, acqua, risorse natu­rali da sal­va­guar­dare come bene comune. Fin dalle prime lotte con­ta­dine nella Sici­lia ancora sotto l’occupazione degli Usa, Cipolla si è bat­tuto come un leone a fianco dei con­ta­dini per l’attuazione dei decreti Gullo, per la costru­zione delle dighe per l’irrigazione delle aride cam­pa­gne del tra­pa­nese e del paler­mi­tano, e poi come euro­par­la­men­tare per il supe­ra­mento della Pac (Poli­tica agri­cola comu­ni­ta­ria) che ha pena­liz­zato i pro­dotti dell’agricoltura medi­ter­ra­nea. Nel testo, vi sono capi­toli che meri­te­reb­bero di essere stu­diati nei corsi di sto­ria del Mez­zo­giorno o di eco­no­mia agra­ria.
Occupazione delle terre
Il secondo grande tema è l’ambiente a cui l’autore approda senza but­tare via il sogno socia­li­sta e una cri­tica del capi­ta­li­smo che lo por­terà, quasi ottan­tenne, a inter­ve­nire al movi­mento No Glo­bal di Genova nel 2001. La que­stione ambien­tale come una que­stione di soprav­vi­venza dell’umanità che neces­sita di una grande lotta popo­lare per il supe­ra­mento di que­sto modo di pro­du­zione. In tale approc­cio, Nicola Cipolla è stato l’unico grande diri­gente del Pci che ha spo­sato total­mente la causa eco­lo­gi­sta.

Il terzo grande tema è quello dell’unità fra le forze della sini­stra. Non a caso Nicola si defi­ni­sce, fin dal titolo, social-comunista, e si è bat­tuto, fin­ché ha avuto un senso, per l’unità tra socia­li­sti e comu­ni­sti, segnato dalla grande e posi­tiva espe­rienza del «Blocco popo­lare» che si formò nei primi anni della Sici­lia post­fa­sci­sta.

Anche per que­sto il com­pa­gno Cipolla si oppose stre­nua­mente al «com­pro­messo sto­rico» e alla sua gestione sici­liana che signi­ficò un’alleanza nei fatti con i set­tori della Dc legata alla mafia, gestita dall’allora segre­ta­rio regio­nale Achille Occhetto, lo stesso che poi si alleò con i miglio­ri­sti per lo scio­gli­mento del Pci, dei suoi sim­boli e dei suoi valori. Com­pro­messo a cui si oppose ad un certo punto anche Pio La Torre, la cui ucci­sione è stata attri­buita alla mafia sici­liana, ma che, secondo l’autore, molti fatti ci indu­cono a cre­dere che la mafia — come nel caso delle stragi di Fal­cone e Bor­sel­lino — sia solo il brac­cio armato, men­tre i man­danti vanno ricer­cati nella classe poli­tica e nei ser­vizi segreti ita­liani e sta­tu­ni­tensi.
Occupazione delle terre
Ma è solo alla fine di que­sto lungo excur­sus che si sco­pre la chiave di let­tura di que­sto testo unico nel suo genere. È, infatti, pro­prio nell’Epilogo che con­si­glie­rei di comin­ciare a leg­gere le oltre quat­tro­cento pagine, come si fa con i testi giap­po­nesi o arabi. Si parte con la vit­to­ria al refe­ren­dum sull’acqua bene comune del 12–13 giu­gno del 2012, e incon­triamo un Nicola Cipolla che, con l’entusiasmo di un bam­bino, rac­conta l’attesa dei risul­tati e una grande festa di piazza dove viene chia­mato a inter­ve­nire di fronte a una folla al set­timo cielo.

E lui, in mezzo a migliaia di gio­vani, ricorda che pro­prio in quella piazza Poli­teama il 20 aprile del 1947, si cele­brò la vit­to­ria del «Blocco del Popolo» a con­clu­sione del primo ciclo di lotte con­tro il lati­fondo e la mafia. Ancora, in quella piazza Poli­teama, rac­conta Nicola Cipolla, l’8 luglio del 1960 si radu­na­rono con­ta­dini, brac­cianti e ope­rai per pro­te­stare con­tro il governo Tam­broni e il suo brac­cio sici­liano, il governo di Maio­rana della Nic­chiara, retto da demo­cri­stiani, monar­chici, fasci­sti e libe­rali. La lotta per l’acqua bene comune viene così con­nessa alle bat­ta­glie per la terra, le dighe, la demo­cra­zia, la sovra­nità ali­men­tare ed ener­ge­tica, e rac­con­tata a chi non era ancora nato.

È que­sta la forza del libro: legare il pas­sato al pre­sente e al futuro, nar­rare e testi­mo­niare non per nostal­gia, ma per trarre linfa vitale dalle pie­ghe di una sto­ria sociale e poli­tica sco­no­sciuta o dimen­ti­cata. È un testo che è un anti­doto per tutti quei rot­ta­ma­tori di ieri e di oggi che odiano la sto­ria e pen­sano che ciò che conta sia solo l’azione (come Mus­so­lini) o la velo­cità del fare (come Renzi).

Il Manifesto – 20 giugno 2014

Nicola Cipolla
Dia­rio di un social­co­mu­ni­sta sici­liano
Edi­tori Riu­niti, 2014

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